Roberto La Florio: "Sebastiano era il più talentuoso dei tre. Vi racconto la storia della famiglia Esposito, da Castellammare alla Nazionale"

Roberto La Florio: "Sebastiano era il più talentuoso dei tre. Vi racconto la storia della famiglia Esposito, da Castellammare alla Nazionale"TUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 22:00News
di Vittorio Arba

Alla vigilia della sfida tra Italia e Israele, che potrebbe vedere Francesco Pio Esposito partire dal primo minuto accanto a Retegui, il procuratore Roberto La Florio ha raccontato ai microfoni di Radio Sportiva l’incredibile percorso della famiglia Esposito: dai primi passi a Castellammare di Stabia fino ai grandi palcoscenici della Serie A e della Nazionale azzurra. Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net.

Dottor La Florio, lei è stato tra i primi a conoscere i fratelli Esposito. Ci racconta com’è nata la loro storia calcistica?
“Cerchiamo di essere precisi su questo. A Castellammare è andato Roberto Clerici, una bravissima persona che purtroppo non c’è più. Era anche un ottimo osservatore e scopritore di talenti: basti pensare che ha scoperto Pirlo, Bonera, Corini, i fratelli Filippini, Baronio, Diana, Bonazzoli e in più i tre Esposito. Li vide in un torneo nel Napoletano, tutti e due i più grandi — Salvatore e Sebastiano — perché Pio era troppo piccolo. Sebastiano gli aveva rubato l’occhio perché era più avanti come ruolo e come visibilità”.

Come si sviluppò poi il trasferimento da Castellammare a Brescia?
“La famiglia intera si spostò da Castellammare a Brescia, aiutata dalla società Voluntas, che era legata al settore giovanile del Brescia. Tutto andò avanti finché il Brescia e la Voluntas collaborarono: i genitori riuscivano così a restare su con i quattro figli — c’è anche una sorella — arrangiandosi tra lavoro e scuola. Poi il Brescia ebbe delle vicissitudini, anche con la banca, e venne meno quel sostegno”.

Quando è entrato in scena lei?
“Sono stato interpellato nel maggio del 2014, perché passo per uno che ha occhio sui giovani. Il padre mi disse che non voleva firmare il contratto con il Brescia: Salvatore, a ottobre, avrebbe compiuto 14 anni e avrebbe dovuto firmare un quadriennale più uno. Ma la famiglia non vedeva un futuro lì e cercava un club che garantisse più sicurezza anche dal punto di vista economico. Così mi mossi e trovai l’Inter, nella persona di Roberto Samaden, allora direttore del settore giovanile. In 24 ore mi diede il via libera. In quel periodo, Sebastiano era già considerato il più talentuoso dei tre fratelli, e l’Inter non esitò a puntare forte su di lui. “Mi ricordo – racconta La Florio – che Samaden mi disse: ‘Se non faccio il 2002 qui, mi strappano il contratto’. Era evidente che Seba avesse qualcosa di speciale: personalità, tecnica e maturità fuori dal comune per la sua età. Con il supporto di Nike, grazie anche ai miei contatti con El Shaarawy, trovammo la formula giusta per portare tutta la famiglia a Milano e far entrare Sebastiano nel settore giovanile nerazzurro. Da lì è iniziata la loro vera storia”.

Si aspettava che la loro carriera arrivasse a questi livelli, con Sebastiano e Pio oggi in Serie A e in Nazionale?
“No, non sono stupito. A parte che Pio era troppo piccolo all’epoca, ma lo vedevo nei campetti: dava al bianco, come si dice. Non potevi immaginare che diventasse un metro e novanta, ma si vedeva che aveva qualcosa in più. Ho ottimi rapporti con tutti e tre: anche Salvatore, che sulla carta è il meno quotato, è in realtà un giocatore importante, con visione, tiro, fisico e cattiveria. Può stare in Serie A alla grande. Mancini non per niente lo aveva portato in Nazionale”.

Come mai però, dopo l’ottima stagione in Serie B, Salvatore non è stato preso da nessuna squadra di A?
“Eh, purtroppo queste sono le dinamiche del calcio. Non te lo so dire. Ora avrà un procuratore e magari avrà fatto le sue scelte. Però il ragazzo ci arriverà, ne sono sicuro, perché ha qualità importanti”.

Domani l’Italia affronterà Israele e Pio potrebbe giocare accanto a Retegui. È sorpreso della sua ascesa?
“No, affatto. Pio ha qualità eccezionali: fa girare la squadra, può giocare vicino a chiunque. È bravo a tenere palla, ha forza e intuito, e fin da piccolo mostrava grande tecnica. Il gol che ha fatto di esterno non è da tutti: prenderla al volo, in controbalzo, e metterla lì così... non sono in molti a saperlo fare. Fa cose difficili che sembrano facili. Io lo adoro: ero persino alla sua cresima a Napoli, per me è il mio cucciolo. Gli voglio bene, come anche ai suoi fratelli: sono tre ragazzi d’oro”.