Vittorio Sanna: "Mutandwa insegna: un anno senza giocare, oggi segna in Austria"

Il giornalista Vittorio Sanna, attraverso un intervento pubblicato sul suo canale YouTube, ha riflettuto sulla gestione dei giovani dopo la Primavera, tra prestiti in categorie minori e inserimento graduale in prima squadra. Di seguito le sue parole:
"Ieri è tornato con forza il tema dei giovani. Cosa fare dopo il percorso fino alla Primavera? Meglio mandarli in prestito nelle categorie inferiori, sperando che possano giocare, o tenerli per inserirli gradualmente e farli crescere in una categoria superiore, come la nostra, dove la tutela del ragazzo è certamente più garantita? Spesso cosa succede? Che si dà priorità al fatto che il ragazzo possa giocare, pensando che giocare equivalga sempre a crescere. Verissimo: giocare è importante, ma farlo in Serie C o Serie B pone dei problemi. Siamo sicuri che sia davvero un passo avanti rispetto al lavorare in un contesto di Serie A? E ancora, siamo sicuri che poi questi ragazzi giocheranno davvero? Perché se alla fine un giocatore va in una squadra di Serie B o C e non gioca, si limita ad allenarsi - certo, è il suo lavoro - ma lo fa in un ambiente dove stimoli, livello tecnico, ritmo e intensità sono inferiori a quelli necessari per crescere.
Guardiamo l'esempio di Kingstone Mutandwa: è rimasto un anno senza giocare, ma si è allenato con il Cagliari in Serie A. Poi è andato in Austria, in Bundesliga, e sta ben figurando: titolare, 3 gol e 1 assist in 9 partite. Questo dimostra che un anno di allenamento coi grandi può essere un corso ad altissimo livello. Il tema dei prestiti, delle cessioni e della valorizzazione del lavoro fatto in Primavera va affrontato partendo da una domanda chiave: qual è la soluzione migliore per il ragazzo? Solo da lì si può evitare di sperperare un patrimonio costruito negli anni. Magari tenerlo un anno ad allenarsi con la prima squadra, e poi cederlo in prestito non in Serie C, ma in una categoria più alta o in un campionato estero, dove possa esprimersi con ciò che ha già acquisito. Perché il vero gap da colmare è proprio quello che si crea tra l’uscita dalla Primavera e l’ingresso nel calcio dei grandi. Da questo punto di vista, c’è bisogno di studiare. Qualcosa va cambiato. Negli ultimi anni qualche giovane è arrivato fino alla ribalta, ma quanti se ne sono dispersi, pur avendo il potenziale per dare molto di più?".