Cagliari, Longo re dei talent scout. Dal linfoma alla serie A: “La vita è meravigliosa”

Cagliari, Longo re dei talent scout.  Dal linfoma alla serie A:  “La vita è meravigliosa”
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di Redazione TuttoCagliari

L'edizione barese de la Repubblica, stamattina titola: "Longo, re dei talent scout, dal linfoma alla serie A: 'La vita è meravigliosa'". Enzo Tamborra ha intervistato Gianluca Longo, oggi 34enne e capo scouting del Cagliari: "La vita ti offre infinite possibilità", esordisce il prezioso collaboratore di Guido Angelozzi, costretto a ricominciare da zero dopo una brutta malattia. Nato a Modugno, in provincia di Bari, era una promessa del vivaio biancorosso quando, a soli 17 anni, gli fu diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Una sfida durissima, combattuta per tre anni tra chemioterapia e radioterapia, ma vinta con la forza e la determinazione di chi non vuole arrendersi.

Una volta guarito, Longo ha provato a riprendere in mano la sua carriera da calciatore, vestendo la maglia del Corridonia in Eccellenza marchigiana. Ma presto si rese conto che il calcio giocato non lo avrebbe portato lontano: "Mi resi conto di aver perso il treno per giocare a certi livelli e decisi di intraprendere precocemente la carriera di dirigente sportivo".

Così, con lucidità e visione, scelse di restare nel mondo del pallone in un altro ruolo: quello di dirigente. Una scelta che si sarebbe rivelata vincente.

Oggi è riconosciuto come uno dei migliori talent scout del panorama italiano. È lui ad aver scoperto, tra gli altri, Federico Gatti, pescato in Serie C con la Pro Patria, e Daniel Boloca, individuato addirittura in Serie D quando giocava nel Fossano.

"Di calciatori bravi ce ne sono tanti anche nei campionati minori – racconta – ma serve il coraggio di credere in loro".

La sua carriera dirigenziale è nata grazie a Guido Angelozzi, il suo mentore, che lo volle con sé ai tempi del Bari come accompagnatore delle giovanili. Da allora, il legame tra i due non si è mai spezzato. Dopo le esperienze a Spezia e Frosinone, dove ha contribuito a due promozioni in Serie A, oggi Longo continua il suo percorso a Cagliari, sempre al fianco del dirigente che più di tutti ha creduto in lui.

Eppure, da ragazzo, sognava solo di indossare la maglia del Bari. Difensore centrale e capitano dei Giovanissimi allenati da Lorenzo Catalano, nel 2005 sfiorò lo scudetto di categoria, perso ai rigori contro l’Inter: "Non ero alto, ma il mio punto di forza era quello di leggere in anticipo le situazioni. In quella squadra c’erano giovani di grande talento, come Nicola Bellomo e Cristian Galano. Quella finale con l’Inter la perdemmo soltanto ai rigori: fra i nerazzurri c’erano Destro, Obi e Caldirola", continua Longo.

Poco dopo è arrivata la malattia che ha cambiato ogni prospettiva: "Avevo una bronchite, ma il medico del Bari, il dottor Amendola, mi consiglio di fare un’ecografia. Venne fuori quello che un ragazzo non immaginerebbe mai. Ho avuto la fortuna di avere intorno a me tante persone che mi hanno regalato affetto. Nei giorni scorsi mi sono commosso nel vedere la sorpresa degli ex compagni di squadra del Bari a Igor Protti. Certi gesti ti fanno affrontare meglio certe situazioni".

Superata la malattia, Longo ha continuato a crescere anche fuori dal campo: si è laureato in Scienze politiche con una tesi su don Tonino Bello, simbolo di speranza e umanità. Poi le esperienze dirigenziali con Bari, Virtus Francavilla e Reggiana, fino alla consacrazione con il premio di Miglior Responsabile Scouting di Serie B al Gran Galà del Calcio 2023.

Oggi guarda al futuro con gratitudine. "A mio avviso come calciatore avrei giocato al massimo in C, oggi invece sono in serie A. La vita è un’avventura meravigliosa".