ESCLUSIVA TC - Riccardo Trevisani (Mediaset): "La crisi del Cagliari parte dell'anno di Di Francesco. Con Mazzarri calcio balbettante? Non c'è da stupirsi. Ranieri trasforma in oro tutto quello che tocca"

ESCLUSIVA TC - Riccardo Trevisani (Mediaset): "La crisi del Cagliari parte dell'anno di Di Francesco. Con Mazzarri calcio balbettante? Non c'è da stupirsi. Ranieri trasforma in oro tutto quello che tocca"TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 24 maggio 2023, 14:47Primo piano
di Matteo Bordiga

È uno dei giornalisti e telecronisti sportivi più conosciuti e apprezzati in Italia. Le sue telecronache, caratterizzate da uno stile brillante, informale e ironico, l’hanno reso celebre tra gli appassionati di calcio del Belpaese.

Tanti anni a Sky Sport, poi nel 2021 il grande cambiamento: la scommessa-Mediaset, alla ricerca di nuove avventure e gratificazioni professionali.

Riccardo Trevisani, come sempre senza peli sulla lingua, analizza le ultime tribolate stagioni del Cagliari, tra lo sconcerto per la scioccante retrocessione dell’anno scorso e l’affannoso tentativo di risalita, non privo di cadute e inciampi, intrapreso in serie B.  

Riccardo, come spiegare una debacle come quella di un anno fa? La discesa in cadetteria grida ancora vendetta, per il modo e per le circostanze in cui è maturata. Sono stati commessi tanti errori, a livello tecnico e dirigenziale. Che valutazioni si possono fare, col senno di poi?

“Io credo che la retrocessione del Cagliari parta ancora da più lontano, cioè dall’anno con Di Francesco. Da quella stagione in poi è stata commessa una serie incredibile di errori, sono state fatte scelte sbagliate sia a livello tecnico che nella conferma di alcuni allenatori palesemente in difficoltà. Nonostante la buona rosa di cui disponeva il club rossoblù la situazione è andata rapidamente precipitando: la squadra ha imboccato una strada senza uscita sull’onda di un trend negativo chiarissimo, culminato poi nel disastro finale.

Penso che Semplici avrebbe dovuto avere la possibilità di fare qualche partita in più: mi sembra il meno colpevole degli allenatori che si sono succeduti in questi due anni sulla panchina isolana. Quello che è certo è che il Cagliari è entrato in un tourbillon biennale che ne ha sancito il ritorno tra i cadetti: una disfatta francamente incomprensibile, anche alla luce della qualità di diversi giocatori che aveva in organico. Tuttavia la serie A è un campionato che non fa sconti a nessuno, e ogni tanto queste cadute rovinose possono capitare: l’anno scorso stava retrocedendo la Salernitana, che non aveva certo un roster da serie B.”

L’anno scorso, aldilà della cocente delusione per la retrocessione, a Cagliari la piazza è rimasta sconcertata e sorpresa nel vedere una squadra che, sotto la guida di Mazzarri, praticava un calcio esclusivamente difensivo, poco aggressivo e rinunciatario…

“In questo caso però, secondo me, la colpa è di chi si stupisce. Mazzarri ha sempre fatto questo: le sue squadre hanno sempre giocato in questo modo. Poi è chiaro che se tu metti sette giocatori a difendere e tre ad attaccare, ma questi tre sono Lavezzi, Hamsik e Cavani, magari qualcosa viene fuori. Ma se i calciatori non sono all’altezza o non rendono secondo il loro potenziale, allora quello che resta, nella logica del calcio di Mazzarri, è… diciamo… bruttino.

Non ha senso sorprendersi del gioco speculativo e antiestetico prodotto da una squadra di Mazzarri. Sarebbe un po’ come sorprendersi della Juventus di Allegri che gioca male: la normalità.”

Allegri però a Cagliari proponeva un calcio ben diverso, molto più organizzato e spettacolare.

“Beh, quello era anche un gran bel Cagliari. E poi Allegri all’epoca era un tecnico a caccia di gloria che faceva, e poteva permettersi di fare, un certo tipo di calcio. Succede molto spesso, no? Pensiamo a Conte, che aveva iniziato la carriera come profeta di un garibaldino 4-2-4 e poi ha virato, una volta approdato in squadre di un certo tipo, su un più accorto 3-5-2. Anche Ancelotti è partito come allievo di Sacchi e poi si è reinventato pragmatico e oculato gestore del gruppo – forse, da questo punto di vista, oggi è il miglior allenatore che ci sia. La carriera dei tecnici si evolve in questo modo. Quella di Allegri, a mio parere, si è involuta: Max si è un po’ fermato e accartocciato su sé stesso, e l’ultimo biennio alla Juve è lì a dimostrarlo.”

Passiamo all’attualità. Dopo un difficile girone d’andata vissuto con Liverani il Cagliari si è rianimato grazie alla cura Ranieri. Ora la squadra pratica un calcio magari non scintillante, ma molto più logico e razionale. È d’accordo?

“Io credo che Ranieri trasformi in oro tutto quello che tocca. E infatti sono convinto che il Cagliari, giunto a questo punto, se la possa seriamente giocare per tornare in serie A. Soprattutto con un Lapadula in queste condizioni: con lui è come iniziare da 1-0 tutte le partite, il che in questo gioco non è proprio male. Sarei ottimista sulla possibilità di arrivare almeno allo spareggio finale, magari col Bari.”

In caso di promozione – tutti i tifosi rossoblù toccheranno ferro – la rosa andrebbe rivoluzionata o basterebbero tre-quattro ritocchi mirati nei ruoli chiave per affrontare con ottimismo la serie A?

 “Il Monza quest’anno ci insegna che la serie A è diversa dalla serie B. I vari Petagna, Pessina e Caprari, innesti di lusso regalati dal mercato, hanno contribuito ad alzare enormemente il livello della squadra. Ma poi a fare la differenza è sempre l’allenatore: con Stroppa i brianzoli non vincevano una partita nemmeno per scherzo, mentre con Palladino hanno tenuto un ritmo da Europa League.

Al netto dell’apporto determinante del tecnico, credo che comunque il Cagliari in caso di risalita dovrebbe mettere significativamente mano al mercato. Sarebbero necessari diversi rinforzi in più ruoli. Ne dico solo uno: una seconda punta o un esterno offensivo che possa affiancare Lapadula, il quale storicamente in serie A fa qualche gol in meno rispetto a quelli che realizza in serie B.”