ESCLUSIVA TC - ROBERTO MALTAGLIATI: "Al Cagliari serve una scossa mentale: fondamentale cominciare a vincere, a partire dalla gara con l'Udinese. La salvezza va costruita in casa. Fossi arrivato in Sardegna più giovane non me ne sarei mai andato"

Un solo anno e mezzo a Cagliari, ma sfavillante e indimenticabile.
Roberto Maltagliati, roccioso difensore centrale per sei stagioni bandiera del Torino (dal 1994 al 2000), ripete sempre che se in Sardegna ci fosse arrivato a 22-23 anni, e non a fine carriera, con ogni probabilità vi avrebbe messo radici. E l’Isola sarebbe diventata la sua terra d’adozione.
Talmente bene si è trovato nell’unica stagione e mezzo vissuta in rossoblù (2003-2004 con Edy Reja e poi 2004-2005, agli ordini di Daniele Arrigoni e al fianco del prestigiatore di Oliena, “Magic Box” Gianfranco Zola) che il profumo del mare, le carezze del vento e il calore travolgente del popolo sardo gli hanno rapito l’anima. Fosse stato per lui, non se ne sarebbe mai andato. Ma l’età avanzata - per un calciatore - e altre circostanze della vita gli hanno suggerito di chiudere la carriera nelle serie minori, lasciandogli comunque un ricordo struggente e indelebile dei mesi trascorsi in riva al Poetto.
Roberto, che impressione le ha fatto il Cagliari di Ranieri nel contesto – per molti giocatori – nuovo e tutto da scoprire della serie A?
“Sto notando che diverse squadre che io reputavo tecnicamente inferiori a quella rossoblù in realtà stanno già mettendo parecchio fieno in cascina. Mi riferisco al Lecce, al Genoa e al Frosinone, ma anche al Verona. Nel calcio non si può parlare di sfortuna, ma in certi casi gli episodi sono davvero determinanti. Senza l’infortunio del portiere il Cagliari a Bologna avrebbe preso un punticino, che oltre a fare classifica sarebbe stato una preziosa iniezione di fiducia. Tuttavia i sardi hanno un allenatore che, in una competizione di altissimo livello come la serie A, è proprio l’ideale. Mister navigato, reduce da un miracolo come quello compiuto lo scorso anno, persona splendida e professionista preparatissimo. Saprà certamente far tornare i conti.”
Sui rossoblù è piovuta qualche critica per l’atteggiamento forse un po’ troppo remissivo mostrato a Bologna, soprattutto dopo il gol del vantaggio firmato da Luvumbo. Il Cagliari dà la sensazione di curare più la fase difensiva e di contenimento del gioco avversario piuttosto che quella di costruzione e sviluppo della manovra offensiva. Lei a cosa attribuisce questo approccio?
“Non a una scelta premeditata e aprioristica di Ranieri. Il mister romano ha dovuto supplire all’assenza di parecchi giocatori importanti, e ha preparato le partite con gli uomini che aveva a disposizione. Ha cercato di adattare il gioco della squadra alle caratteristiche degli interpreti, prediligendo la solidità e la compattezza a discapito, magari, della brillantezza e della spettacolarità. D’altra parte si dice che una squadra come la Juventus abbia spesso un approccio prudente, difendendosi e ripartendo… e perché mai non potrebbe averlo il Cagliari, che oggettivamente deve pensare a mantenere la categoria?
Un punto in trasferta non è mai da buttare. Inoltre in serie A la componente muscolare e fisica conta tanto. Non puoi permetterti di concedere niente all’avversario sotto questo punto di vista. Ad esempio io ho visto giocare in Coppa Italia, contro il Palermo, Nicolas Viola: un ragazzo tecnicamente validissimo, ma a livello fisico un po’ meno strutturato rispetto ad altri suoi compagni, col conseguente rischio di pagare pegno in determinate circostanze.
Ad ogni modo, ribadisco che senza l’infortunio di Radunovic al Dall’Ara il Cagliari avrebbe portato a casa due punticini in due trasferte molto impegnative. Mica male, no? Lasciamo perdere poi la partita con l’Inter, che è uno squadrone costruito per dare, potenzialmente, tre o quattro gol a tutti.”
Le gare contro l’Inter del vostro Cagliari, quello di Zola, Suazo ed Esposito, erano ben più equilibrate della sfida andata in scena a fine agosto all’Unipol Domus…
“Coi nerazzurri ce la giocavamo un po’ di più, perché il nostro gruppo coniugava l’esperienza di alcuni senatori con l’esuberanza e la voglia di stupire di giovani emergenti. E poi perché, diciamocelo, c’era un pizzico di qualità in più… Gente come Suazo, Esposito e Langella aveva già grandi numeri, e successivamente a quel campionato è andata a crescere e a migliorare ulteriormente. I veterani eravamo io e Zola, che ci apprestavamo ad appendere le scarpette al chiodo… Purtroppo io dopo l'anno e mezzo a Cagliari sono stato costretto a scendere di categoria da alcuni problemi contingenti, soprattutto di carattere fisico. Non potevo più sostenere un livello così alto, così sono andato a chiudere la carriera in tranquillità in altri lidi. Ma se fossi arrivato in Sardegna a 22-23 anni, beh credo che la storia sarebbe stata completamente diversa. Probabilmente mi sarei stabilito definitivamente nell’Isola.
L’unico rammarico relativo allo splendido campionato 2004-2005 è stato il fatto di esserci un po’ ‘seduti’ dopo aver acquisito, peraltro con irrisoria facilità, la salvezza. C’erano tanti ragazzi giovani che forse, appagati dal raggiungimento dell’obiettivo principale, hanno un filino mollato nella parte finale della stagione. Succede spesso quando centri il tuo traguardo in anticipo e, magari, non riesci più a trovare continuità di risultati: ti rilassi e abbassi la tensione… Ed è stato un peccato, perché quell’anno avremmo potuto raggiungere posizioni di classifica più intriganti.”
Roberto, in prospettiva il Cagliari di Ranieri ha la possibilità di salvarsi tranquillamente o, come già accaduto negli ultimi anni di serie A, dovrà penare fino all’ultima giornata?
“Io dico che conta molto l’aspetto psicologico: fare risultato aiuta a migliorare e a continuare a vincere. Il Cagliari adesso ha bisogno di una piccola scossa emotiva: magari una vittoria in una delle prossime partite, che possa restituirgli morale e convinzione nei propri mezzi ma che gli consenta anche di stare attaccato in classifica alle dirette concorrenti per la salvezza. Se i tuoi rivali cominciano a staccarti di cinque-sei punti può diventare difficile, alla lunga, recuperare. È importante restare in scia e non perdere contatto con le squadre che inseguono il tuo stesso obiettivo. Anche per non essere costretto, più avanti, a vincere a tutti i costi per colmare il gap.
Se i rossoblù centreranno presto la vittoria e si sbloccheranno da tutti i punti di vista, sinceramente credo che non avranno problemi. Se invece dovessero faticare a decollare e incontrare molte difficoltà sul loro cammino, allora diventerebbe una questione mentale, con tutti gli annessi e connessi. Quel che è certo è che sarà fondamentale iniziare a fare punti già dalla gara con l’Udinese, l’occasione giusta per rilanciarsi: d’altra parte il Cagliari la sua salvezza se la deve costruire in casa.”