Pisacane a Radiolina: "Napoli? Non andiamo per fare la barricata. Per la Supercoppa Primavera eravamo tutti incollati alla TV"

Il tecnico del Cagliari Fabio Pisacane è ospite quest'oggi degli studi di Radiolina per la trasmissione "Il Cagliari in diretta". Tanti i temi in ballo, dopo l'inizio della stagione: segui la diretta testuale con noi!
In conferenza stampa hai dedicato un pensiero alla Primavera: Eravamo incollati tutti alla TV, anche perché questo è il bello di vivere l'ambiente Cagliari. Si gioca tutti insieme ogni partita. Me lo hanno insegnato i responsabili dei settori giovanili, gli staff. Queste cose le capisci se vivi a Cagliari. E' stato bellissimo, sono tornato a casa l'altra sera oltre le 21, è stato un peccato per lo spirito e per quello che hanno dato. Meritavano qualcosa di diverso.
La scintilla di Giulini dopo la Coppa Italia. Ho pensato che le cose passano in fretta, in modo velocissimo. Non so se è perché io caratterialmente vivo le cose proiettato in quello che sarà il futuro, ma quasi sembrava un lontano ricordo. Poi per quanto riguarda il Presidente, lo devi chiedere a lui. In America ho avuto una mezza sensazione, poi tornando dall'America c'è stata l'ufficialità.
Le emozioni della Domus. E' difficile spiegare a parole, è un qualcosa che si muove dentro. Io sul pullman mentre arrivavo allo stadio all'improvviso mi è venuto un pensiero "Caspita, se ci pensi non ci sono precedenti dove magari a 50m di distanza hai la possibilità di debuttare in Serie A da giocatore" magari in età matura. Io non pensavo di venire qua e poi fermarmi qui tutti questi anni, non bisogna essere ipocriti. La mia perseveranza è stata quella che mi ha fatto arrivare al 18 settembre del 2016. Mentre arrivavo allo stadio è passato molto veloce. Io ho chiuso il Sant'Elia, poi ho avuto la fortuna di giocare Cagliari-Crotone e di fare l'esordio da allenatore.
Feeling con la città. Quando sono arrivato, è venuto il massaggiatore a prendermi in aeroporto e mi stava portando a fare la visita medica. Mi ha portato a Pirri a mangiare la bomba da Mariuccia. Chiamai mia moglie subito. Poi galeotto fu un 25 dicembre che mangiavo al mare con Di Gennaro e la sua famiglia. Ero a mezze maniche, guardai mia moglie e le dissi che qui avremmo comprato casa. Questi furono i due momenti.
Quando avevi lasciato Cagliari? Quando sono andato via, sono andato via pensando a qualcosa di diverso. Non immaginavo di poter ritornare. Ma anche lì sono tornato in un tempo molto breve. Se qualcuno me lo avesse detto... nel calcio quello che dici oggi non conta domani. Quando ero andato via, lo avevo fatto cercando di giocare. Però poi ci sono delle cose che non riusciamo a controllare e si rischia solo di perdere energie. Anche lì sembra che tutto abbia un filo logico. Bisogna sempre rimanere fedeli ai propri valori. Se ti macchi perché vuoi trovare scorciatoie, difficilmente arrivano cose buone nella vita.
Chi è questo tuo amico Genny? Io ho degli amici di infanzia, Gennaro e Antonio, e siamo cresciuti uno accanto all'altro. Abbiamo fatto tutto insieme. Lui lavora in un laboratorio ottico, mentre Antonio ora si è spostato e lavora a Verona. Ogni tanto, quando torno a Napoli, c'è proprio il desiderio di vederci. Lui ogni volta che mi chiama mi fa: "Tanti ormai sei un cagliaritano". Gli ho mandato la conferenza dopo, mi ha detto che domani mi viene a salutare in albergo e che farà il tifo per noi.
Messaggi prima e dopo l'esordio? Me ne è arrivato uno bellissimo prima dell'esordio e ci tengo a dirlo, per me è stato una grande guida anche nel quotidiano, è stato quello di Ranieri. Poi ne sono arrivati altri di persone che tengono a me, che sanno che ci mettiamo anima e corpo. Lo facciamo tutti, ma bisogna sempre fare qualcosina in più per cercare di ottenere quello che poi uno spera di ottenere. Io penso che un allenatore senza uno staff non può andare da nessuna parte, altrimenti vado su da solo e dove vado da solo? Ti devi circondare di persone che credono in te e in quello che porti avanti ogni giorno.
La presenza di Murelli. L'ho avuto come allenatore quando feci un ritiro con lui e mister Pioli. Anche lì sembra tutto scritto: non sapevo neanche che Giacomo in quel momento non aveva seguito il Mister. Io ero alla ricerca di un profilo importante e di spessore, che sapeva destreggiarsi bene in uno spogliatoio e non potevo fare scelta migliore. Giacomo è prima di tutto un grande uomo. Abbiamo portato a Cagliari un profilo importante e sono felice che mi abbia scelto anche perché è difficile per un allenatore iniziare con un allenatore come me.
La squadra. E' normale che se vado a vedere una squadra allenata da Pisacane, ci vedo la grinta, il carattere di non mollare mai: non accetterei mai di vedere una squadra passiva. L'errore tecnico non lo condannerei mai, ma l'atteggiamento si. Ma ho la fortuna di avere ragazzi che sono lì da tanto e sanno cosa vuol dire.
Modulo. Penso che il vantaggio di un allenatore è conoscere dove si trova, ti devi identificare in quello che è il pensiero della piazza. Da quando sono arrivato ho sentito parlare del 4-3-1-2. E' un modulo che mi piace. Liberare un uomo tra le linee ti permette di avere quella idea di modulo. Cerco di avere un comportamento strategico, soprattutto in casa.
Chi vorresti dei tuoi ex compagni? Uno per reparto. In porta Olsen, dietro Ceppitelli, a centrocampo Nainggolan e in avanti... ho l'imbarazzo della scelta. Metto Barella falso nove. Il primo anno che sono arrivato chi mi avevano impressionato erano Farias e Sau: non li prendevo mai. Infatti avevo chiamato il mio agente e gli avevo detto che non sapevo come sarebbe andata a finire. Erano fenomali. In panchina chi porto? Diego Lopez.
Rastelli? L'ho visto alla panchina d'oro. Con lui non abbiamo bisogno di sentirci. E' grazie a lui che è nato tutto questo.
Napoli-Cagliari? Abbiamo cercato di correggere alcune cose negative, cercheremo di mettere un assetto che possa permetterci di fare la nostra gara. Non andiamo per fare la barricata. Cerchiamo di coprire bene il campo e fare la nostra gara.
Paura quando arriverà il distacco? Io sono figlio del mondo. Sono 26 anni che sono fuori Napoli. E' stata una tappa che non pensavamo ci sarebbe stata. Non sappiamo dove ci porterà il destino. E' normale che ci sposteremo ma alla fine Cagliari sarà la nostra base.