Unione Sarda - La profezia di Riva e Zola: Andrea può diventare il simbolo della Sardegna

Avanti e indietro, passo frenetico, sguardo perso nell'immensa sala arrivi dell'aeroporto di Nizza. Come se fosse lui, a 65 anni, il vero esordiente, ancora calciatore, proprio lui, che in questa Nazionale ha già dato il massimo, giocato 42 partite e lasciato un segno indelebile (è tutt'ora suo il record di 35 reti) nelle statistiche, ma soprattutto nel cuore di ogni italiano.
«Gigi tutto ok?», gli sussurra uno dei tanti magazzinieri azzurri al seguito dei campioni del mondo. «Sì, grazie, sono un po' teso, ma passerà». Anzi, non passerà proprio. «E con l'avvicinarsi della partita aumenterà pure», ammette Gigi (Gigi Riva) un'ora più tardi, davanti alla hall dell'hotel che ospita la squadra in vista dell'amichevole con il Camerun. «Sono certo che già durante il tragitto in pullman dall'albergo allo stadio tremerò come un bambino. Questa gara mi ricorda la prima di Zola in azzurro nel '91 a Genova, contro la Georgia».
Si era poi emozionato non poco nel 2005, quando Esposito aveva riportato il Cagliari in Nazionale dopo trentatré anni, e ancora quando Lippi convocò Langella, pure lui napoletano ma cresciuto a Sorso sin da piccolo. Poi sono passati Foggia, soprattutto Marchetti, e Biondini. «Ma questa è tutta un'altra storia», sbotta, poi si volta, quasi pentito di aver fatto (o solo pensato) un mezzo favoritismo. Del resto, qui è il team manager, un punto di riferimento per tutti i giocatori. «Ma Andrea è Andrea», sputa finalmente il rospo. Andrea (semplicemente Cossu) è sardo. «E ha una storia fantastica». Sollevato, come se si fosse tolto chissà quale peso. «È un ragazzo speciale, ha lottato contro la pubalgia.
Brutta bestia, la pubalgia. L'ho avuta anch'io e so cosa vuol dire avere dentro una forza esplosiva e non poter correre nemmeno per dieci metri». Tutto d'un fiato, è proprio una liberazione, lontano dalle telecamere pronte a immortalare una smorfia di De Rossi, un sorriso di Pirlo o un gesto sbagliato del ct. «Andrea può diventare il simbolo della Sardegna, ma sotto certi aspetti già lo è». Oggi ha una chance incredibile: «E' l'ultima amichevole prima delle convocazioni per il Sudafrica. Insomma, siamo alla stretta finale, pertanto vale triplo…». Più chiaro di così.
Un sogno mondiale quando meno te l'aspetti, ma Cossu è già entrato nella storia riportando la Sardegna in Nazionale. L'ultimo azzurro sardo era stato proprio Zola, in Italia-Inghilterra, nel '97. E da Londra il fantasista di Oliena, oggi allenatore del West Ham, già si sfrega le mani. «Forse sarò più emozionato di Andrea quando accenderò la tv». Anche Zola usa le stesse parole di Riva, parla di un talento incredibile, di una carriera sofferta. «Perché ha lottato». Poi quando ha la palla tra i piedi è uno spettacolo. «Uno di quei giocatori sempre più rari, centrocampista bello da vedere e concreto. Mi ricorda tanto Giresse». Con lui (e Platini) la Francia aveva vinto gli Europei dell'84.