Caldara appende le scarpette al chiodo: "Caro calcio io ti saluto"

Caldara appende le scarpette al chiodo: "Caro calcio io ti saluto"TUTTOmercatoWEB.com
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di Paola Pascalis

Mattia Caldara, con una lunga lettera pubblicata su Gianlucadimarzio.com, ha annunciato il suo addio al calcio giocato. Di seguito alcune dichiarazioni dell'ex Milan: "Caro calcio, io ti saluto. Ho deciso di smettere. No, non è stato facile deciderlo. Non lo è neanche scrivere queste parole. “Caro calcio, io ti saluto”. Continuo a rileggerle. Forse è un modo per accettarlo. Accettarlo un po’ di più. Ora ho trovato un po’ di tranquillità. Ma ci ho messo un po’ per prendere questa decisione. Tutto è nato a luglio dopo una visita da uno specialista: “Mattia non hai più la cartilagine della caviglia. Se continui tra qualche anno dovremo metterti una protesi”. Il mio corpo mi aveva tradito. Questa volta, forse, in modo definitivo. Sono stati mesi difficili. Anzi, anni. E non parlo solo di questa scelta, ma di molto altro. Parlo di quella che è stata la mia vita da quando il mio ginocchio si è rotto. Ricordo ancora il primo passo dopo il contrasto: ho sentito la terra cedere sotto il mio piede. Sono crollato. Prima fisicamente, poi mentalmente. Ero nel punto più alto della mia carriera, poi in pochi secondi è cambiato tutto. Con il tempo sono stato meglio, ma non sono mai stato bene. Mai più. Non sono più riuscito a tornare a essere quel Caldara. Ci ho provato, ma non era più possibile. Questa rincorsa a un’illusione mi ha logorato. Volevo essere semplicemente quello che ero stato, essere me stesso. Riprendere quel sogno che stavo vivendo e allo stesso tempo inseguendo. Quel sogno si era trasformato in un’utopia. Vedete, a volte il tentativo di raggiungere un’utopia può aiutare a camminare. Nel mio caso, invece, mi ha distrutto. Le aspettative mie e degli altri, sperare qualcosa di impossibile, frustrazione: era troppo per la mia testa, non ero pronto. Non sono stato bene. Non ero più me stesso, neanche con le persone che amavo. Non riuscivo più a camminare per strada a testa alta. Tristezza, frustrazione, buio. Non so se si chiami depressione. So, però, cos’ho provato. Ho deciso di lasciare andare. Non per dimenticare. Ho deciso di lasciare andare per riprendere in mano la mia vita".

"Sono arrivato al Milan. Era la mia grande possibilità. In quei colori erano racchiuse le mie speranze. Ottobre, un allenamento come tanti altri. Stavo correndo, all’improvviso una sensazione mai provata pima, come se qualcuno mi avesse sparato sul tendine. Pensavo che qualcuno mi avesse calpestato la caviglia. Mi ero voltato a guardare: non c’era nessuno. Ricordo la faccia di Maldini mentre ero sul lettino. Leggevo il dispiacere sul suo volto: avevo capito tutto. Mesi per recuperare, a marzo ero pronto per scendere in campo. Sono rientrato in Coppa Italia contro la Lazio - ha proseguito Caldara -. “Mattia Caldara è tornato”. Ero pronto per il mio debutto in campionato. Musacchio era squalificato, sarebbe toccato a me. Sarei tornato a giocare in Serie A, finalmente. Quanto avevo aspettato quel momento. Mi sentivo bene. Mi sentivo bene anche in quell’allenamento del giovedì. Avevo aspettato quel momento per un anno. Tutto finito in pochi secondi. Ho quell’immagine davanti a me. Borini mi cade sul ginocchio. “Crack”. Mi sono rialzato in piedi per tornare a correre, non potevo essermi rotto ancora. Appena ho appoggiato il piede, sono crollato a terra. La gamba non mi reggeva, il mio ginocchio era spappolato. Un suono, un secondo, un istante. La mia anima era devastata. Qualcosa era cambiato in me. Dal tendine mi ero ripreso, il ginocchio era diverso. Lo sentivo. “Non tornerò più quello di prima”. Una pagina della mia vita si era chiusa per sempre. Io ancora non lo sapevo. In quella settimana la mia vita è cambiata. Cambiata per sempre. La mia testa non era pronta per sopportarne le conseguenze. “Mattia Caldara è finito”.

Ciao calcio, sono pronto a salutarti. L’ho fatto. Mi sento più leggero. Mi sento libero di essere me stesso, finalmente. Ripongo questa penna sul tavolo. Mi posso alzare da questa sedia e iniziare a camminare. Si abbassa il sipario. In campo ora c’è Mattia".