Storia breve di come un Rombo di Tuono ha cambiato per sempre Cagliari

Cos’è il calcio moderno? Se lo si chiede a qualche giovane appassionato probabilmente risponderà con “contratti milionari”, “trasferimenti record” o vite da nababbi fatte vedere sui social un giorno si e l’altro pure. Ecco: la storia di cui vi parliamo oggi è una storia aliena da questo genere di meccanica, in quanto figlia di un’epoca in cui l’attaccamento alla maglia contava molto più di quanto contino i titoli o i follower su Instagram.
Luigi “Gigi” Riva è un calciatore morto nel Gennaio 2024 che, per molti, è stato infinitamente più di quanto un calciatore potrà mai essere. I simboli questo sono, giusto? E quando un simbolo è condiviso tanto dalla nazione Italia quanto dal microcosmo della Sardegna, con Cagliari al centro, allora la storia è ancora più incredibile. Per quanto al giorno d’oggi le scommesse italia su betfair siano popolate da altri nomi, il periodo che ha visto Riva protagonista è di quelli che difficilmente vedremo reiterati nella storia del calcio Italiano.
Chi è Gigi Riva e perché è così importante per Cagliari?
Gigi Riva nasce a Leggiuno, in provincia di Varese, il 7 Novembre 1944 in un Italia che ancora si sta riprendendo dalle ferite della seconda guerra mondiale. Inizialmente giocatore del Legnano, iniziò a giocare con il Cagliari durante il corso del 1963 dopo essere stato acquistato per una cifra modesta, a soli diciannove anni. Gigi Riva si dimostrò fin da subito un giocatore introverso e solitario, quasi restio a legarsi all’ambiente che lo circondava ma come poi le prestazioni dimostrarono fu solo questione di tempo.
Quella terra, tanto dura nell’apparenza quanto poi accogliente nel nerbo, lo conquistò tanto da diventarne parte; lui poi scelse di non tradirla mai, in un’epoca in cui Juventus, Inter e Milan si corteggiavano i migliori giocatori a causa delle prestazioni esaltanti sul campo di gioco. Riva disse più volte di no a tutte le offerte ricevute pur di avere la possibilità di rimanere a Cagliari, dove rimase per fedeltà, per rispetto e per identità. Questi furono i primissimi mattoni di una leggenda che continua ancora oggi, anche per le prestazioni poi dimostrate sul campo.
Questo perché Gigi Riva era devastante: un fisico imponente, una grande velocità, una capacità di adattamento notevole e soprattutto un sinistro che faceva paura, che Gianni Brera soprannominò “rombo di tuono”: un’espressione che rimase appiccicata al nome come se questo fosse un marchio di fabbrica.
Traguardi impossibili ed eredità infinite
I numeri poi parlarono chiaro: 164 gol in 315 presenze, cosa che lo inquadra come ancora oggi nel 2025, il miglior marcatore nella storia della squadra. Ma le cose che i numeri non possono raccontare correttamente sono le emozioni che ha fatto provare agli appassionati: nella stagione 1969-1970, Riva aiutò il Cagliari a conquistare il suo primo e unico scudetto guidato da Manlio Scopigno, segnando ben 21 gol in campionato.
A far ancora più impressione è il fatto che questo risultato onestamente impressionante fu raggiunto in un’Italia molto diversa da quella delle attuali quote serie a, divisa in maniera netta tra un nord industrializzato e un sud molto marginalizzato. Fu Grazie a giocatori come Riva, Albertosi, Greatti e Domenghini che questo fu possibile.
Il risultato finale fu quello di una Sardegna intera che si strinse intorno al suo capitano, così da celebrare un trionfo che oltrepassava i confini sportivi e che aveva il sapore della rivincita sociale. Per il nostro Cagliari poi la situazione non fu mai più così rosea ma l’impronta di Riva è ancora forte: nello stadio che frequentiamo, nella scuola calcio alla quale mandiamo i nostri figli, nel volto di chi rappresenta il simbolo del potercela fare, anche e sopratutto quando tutto sembra remarci contro.