GIULINI, AMICO E NEMICO

di Vittorio Sanna
Impossibile pensare che all’improvviso possa piacere a tutti. Cambiare è una delle difficoltà maggiori dell’uomo maturo che vuole vivere le proprie certezze. Stentano a cambiare sia i tifosi, che i calciatori, gli allenatori e gli stessi presidenti. Pochi cambieranno idea su Tommaso Giulini, siano essi ammiratori o denigratori. Resisterà a qualsiasi risultato colui che, in modo integralista, dalla propria posizione non si muove.
Ma per la prima volta il presidente del Cagliari non si è nascosto neanche per un attimo. Nella sua conferenza stampa nessun tentativo di amicare, nessun vittimismo, nessuna richiesta di comprensione. Ha illustrato una scelta, ne ha tracciato i motivi, ne ha anche previsto le reazioni ai diversi esiti, sia positivi che negativi. Una conferenza stampa schietta, partendo dai dati di fatto. Che abbia o non abbia capitali personali non è dato sapersi. Certo è che, se li avesse, non è disposto a spenderli come fanno i grandi finanziatori che arrivano in Italia. I grandi capitali per il Cagliarinon ci sono, lo sanno tutti, e i ragionamenti gestionali partono dai primi spesi, i milioni per riscattare Caprile, Adopo e Piccoli. Operazione attaccabile solo emotivamente se qualcuno dei tre dovesse essere ceduto, ma inattaccabile dal punto di vista imprenditoriale. Si riscattano tre giocatori al valore che avevano quando arrivati a Cagliari. Se partissero si incasserebbe il plus valore maturato nella stagione appena conclusa. Lo farebbe il Cagliari. Se non fossero stati riscattati il vantaggio sarebbe stato esclusivamente per la società di origine.
Si investe diversamente nello staff tecnico. Un allenatore senza curriculum ma anche senza favori da rendere a scuderie di procuratori e senza codazzo di pacchetti di scarto. Sostenuto da uno staff competente e funzionale. Tra i calciatori, linea giovane. Già in termini di ingaggi la possibilità di rivedere e riequilibrare i parametri. Non ci saranno “aggiunte” dal costo esagerato, vedi il milione di ingaggio riconosciuto a calciatori che hanno giocato poco o niente e altri che dovevano giocare “per forza” per giustificare la spesa. Una tabula rasa, con la possibilità di costruire qualsiasi cosa nel bene e nel male. La consapevolezza che si tratta di un “cambiamento” che comporta due possibilità: il fallimento e il successo.
L’altra schietta consapevolezza messa sul tavolo da Giulini è stata proprio questa: “Già so che se Pisacane andrà bene tutti diranno che era un predestinato e si capiva benissimo che sarebbe andata bene… Se andrà male le colpe e l’azzardo sarà solo il mio”.
Niente false promesse. Niente dichiarati amori. Niente illusioni. Solo sogni che si spera non diventino incubi. Con la certezza che improvvisamente non ci saranno i capitali delle grandi squadre, che qualche calciatore di fronte a proposte allettanti possa essere ceduto, che ci sarà da lottare per raggiungere l’obiettivo concreto della salvezza. Ma anche una porta aperta al sogno, alla possibilità che possa andare meglio che in passato, che possano essere valorizzati i giovani del settore giovanile, che la crescita vada oltre la semplice salvezza. Si parla di un calcio che a noi romantici fa male ma che, in questo caso, tenta di trovare una mediazione. Sarà un’altra cosa vedere i bambini di ieri diventare calciatori rossoblu, avere una squadra che lotta anche per la terra che rappresenta, poter pensare che non siano i soldi a muovere le vittorie.
Tommaso Giulini per i più rimarrà per sempre un amico o un nemico, per mille svariate contrastanti ragioni,anche difficili da smontare. Ma per la prima volta si respira un’aria di responsabilità, il desiderio di crescita, l’idea di poter fare diversamente dalla solita catena di montaggio. Male che vada ricorderemo Di Francesco, Liverani, Mazzarri e quanti altri ci hanno fatto male, ma male davvero. Non certo solo per colpa loro. Di certo per responsabilità di Giulini che chiede almeno di riconoscergli anche le scelte azzeccate: ieri chiamareRanieri, oggi, si spera, investire su Pisacane. Compito di noi tifosi, amici o nemici, è sperare che tutto vada per il verso giusto. Al costo di essere smentiti. Non volendo pensare che ci sia qualcuno che spera che tutto vada male solo per poter dire “Avevo ragione”.