Senza neanche la danza della pioggia

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sabato 2 febbraio 2013, 16:01Approfondimenti
di Redazione TuttoCagliari.net
fonte di Massimiliano Morelli

Segna subito il Cagliari, e dalla curva dei romanisti partono i primi fischi, i cori di scherno, gli “andate a lavorare” all'indirizzo della squadra di Zeman. Fa quasi tenerezza il boemo, che si ritrova a vivere l'ennesimo incubo di una carriera da diverso perché, si sa, lui è l'uomo della verità costretto a vivere nel pianeta delle bugie. Lui, che vuole vincere sul campo e che poi pretende di blindare uno 0-3 a tavolino per motivi che neanche gli avranno spiegato. Rimane il fatto che delle ultime quattro giocate, quello resta l'unico ko del Cagliari, che non vive sui progetti. E qualcosa dovrà pure significare. Cambio marcia e osservo Nainggolan, che i cronisti-reucci del mercato fino a due giorni fa già davano al Napoli, offrire il “la” a una serata da leggenda per gli ospiti e da tregenda per i padroni di casa. Poi il cross di Avelar, che uno sbadato portiere sudamericano smanaccia nella sua porta, roba che una volta qualcosa del genere la vidi fare, stesso stadio, a un portiere della Lazio, inizio anno Ottanta.

Solo che quello si mise a piangere, il “Goico” ci prova, grugnisce e invita il giudice di linea di controllare la rete, “che forse c'è un buco”. Roba che lo svizzero Pascolo al confronto pare Zamora e l'ellenico Katergiannakis somiglia a Gordon Banks. Sau è il più basso della compagnia, ma sale in cielo quasi fosse un angelo per triplicare; e poi “Bombetta” che uccella per la prima volta un portiere avversario, roba che pure lui potrà raccontare un giorno ai nipoti d'esserci riuscito. Allo stadio è diverso, ascolti le chiacchiere dei colleghi della tribuna stampa, che alimentano polemiche ma poi s'affrettano a far la fila per accaparrarsi qualche maglia degli sconfitti di turno; e al novantesimo immagini serva un drink energetico a qualcuno, specialmente agli inviati che lavorano per le tv che sulla carta dovrebbero essere super partes, ma che in realtà sono più tifosi dei “giornalisti-tifosi-dichiarati” di qualche privata. E li ascolti nelle loro convinzioni e che pure stavolta l'arbitro non si sia accorto d'un paio di rigori. Fortuna che non è piovuto, sull'Olimpico, la sera del primo febbraio duemilatredici.