Simeone: "Già prima di arrivare a Napoli sentivo dentro di me il desiderio di andarci"

Simeone: "Già prima di arrivare a Napoli sentivo dentro di me il desiderio di andarci"TUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 17:00Ex rossoblù
di Martina Musu

Storie di Serie A è il format di Radio TV Serie A che ripercorre le vicende dei grandi protagonisti che hanno lasciato un’impronta indelebile nel nostro campionato. In questa puntata, il coach ci guida alla scoperta della storia di Giovanni Simeone. In collaborazione con DAZN, il “Cholito” condivide le sue emozioni, raccontando il suo passato a Napoli e il suo presente a tinte granata con il Torino.

Quando chiudi gli occhi, in questi giorni prima di dormire, e pensi a un momento che ti è rimasto davvero nel cuore, qual è il primo che ti viene in mente?
All’emozione che ho provato quando sono arrivato a Napoli. La gioia, la felicità di indossare persino la tuta di rappresentanza del Napoli… È stato uno dei momenti più intensi per me, perché desideravo a tutti i costi vivere quell’esperienza.
Ricordo che non avevo ancora messo la maglia, ma solo la tuta. Mia moglie mi fece una foto e io le dissi: “Guarda che colori, che bello!”.

Avete realizzato anche un video molto bello, tu e Giulia, per salutare e ringraziare la squadra e tutta la città di Napoli. In questi mesi lontano da lì, hai avuto modo di riflettere ancora su quel periodo e sul legame con il popolo napoletano?
Sì… Il giorno in cui stavo partendo per Torino, ero in treno e pensavo: “Come faccio a scrivere un messaggio per dire addio a Napoli?”.
In realtà, non l’ho mai sentito come un addio. Ma scrivere qualcosa alla gente, alla città, era difficilissimo. Il viaggio durava cinque ore, e credo di aver pianto per quattro ore e mezza. Ero da solo, in un angolo, e non riuscivo a scrivere nulla. Provavo, ma era impossibile. Solo la sera, quando mi sono calmato un po’, sono riuscito a mettere giù qualche parola. Ci sono tante cose che si potrebbero dire o sentire, ma a volte le parole non bastano. Restano solo i momenti, quelli che sai di aver vissuto davvero. E so che quei momenti sono rimasti dentro di me… e anche nel cuore della gente di Napoli. Sì, è vero: a Napoli si piange due volte. La parte più difficile è che continui a piangere anche dopo, perché quando te ne vai, fa male.

Questa commozione nasce più dall’amore che hai ricevuto o dal sapere che tutto questo ti mancherà?
Da entrambe le cose.
L’amore che ho sentito dal club e dai tifosi è cresciuto col tempo.
Già prima di arrivare a Napoli sentivo dentro di me il desiderio di andarci, e quello per me era già un segno.
Poi, una volta arrivato, è nato un legame speciale tra me, la città, i tifosi, il club. Ho ancora tanti amici lì, con cui continuo a sentirmi. A volte sono io a chiamarli, perché mi manca anche solo ascoltare la gente napoletana, il loro accento… mi manca tantissimo.
Ogni tanto dico: “Chiamiamoci, voglio sentirti”, perché mi piace il loro modo di essere. In fondo, mi sento un po’ come loro: argentino, ma anche italiano.
A Napoli si respira proprio questo — Argentina, Maradona, Italia — e credo che per questo mi senta davvero uno di loro.