CREDITO ONORATOÂ
di Vittorio Sanna
Non poteva esserci epilogo diverso, se lo fosse stato sarebbe stato un disonore difficile da giustificare. Il Cagliari è un patrimonio che ha alle sue spalle azionisti innamorati, clienti fedeli, passioni secolari. Persone che hanno speso tutto quel che avevano per sostenere un patrimonio della collettività isolana, il Cagliari. La salvezza è stato estinguere un debito, riconsegnare al popolo rossoblu quella collocazione minima che merita di avere. Unipol Domus traboccante, esodo in tutta Italia con numeri incredibili, popolo mai distruttivo, a volte esageratamente garantista. Ma ciò che è stato dato in termini di credito è stato reso dalla salvezza matematica conquistata a Reggio Emilia contro il Sassuolo.
È stato un pagamento faticoso, fatto di ritardi e assenze, di recuperi sia durante ogni singola gara che in classifica. Un cammino di fatica e sofferenza, forse anche eccessive visto il valore delle concorrenti. Certamente, solo la base di quello che rappresenta simbolicamente questa squadra. La salvezza, la serie A, è la base. Ci vogliono programmi di crescita che permettano di salire di livello, di dare ambizioni e prospettive e non il solo giogo di buoi che gira intorno a se stesso a calpestare la paglia del duro lavoro. Il Cagliari, i suoi tifosi, meritano un Cagliari che guardi avanti e non che si conservi dentro un sarcofago. La spinta e l’entusiasmo che si vive nello sport, deve diventare quotidiana capacità di intraprendere nuove strade. Con lo stesso orgoglio, con la stessa costanza, con la stessa dignità, con la stessa capacità di sognare. Non deve essere solo salvezza, facendo credere che di più non si possa fare.
Il Cagliari deve insegnare ad osare. Deve partire dai suoi valori storici. Deve essere il motore da collaudare per guardare all’Europa con la nostra identità ben definita. Dobbiamo partire dai giovani, dai nostri giovani. Dobbiamo predicare lo spirito di sacrificio associato all’imparare cose nuove, a percorrere salite, a raggiungere obiettivi
Oggi lo abbiamo fatto, finalmente. Dopo aver sbagliato troppe volte. Dopo aver rimediato quasi sempre. Ma la convivenza con l’errore non deve essere fatalismo. Dobbiamo chiederci di fare in modo che l’errore sia un percorso, la strada di nuovi successi. Oggi il calcio ha dato l’ennesimo esempio della capacità di unire che con il Mito Gigi Riva aveva raggiunto l’apice. In onore dei suoi eroi, del suo eroe, deve riprendere quella strada e affiancare al successo sportivo il successo della nostra società. Per insegnare ai nostri ragazzi a guardare in alto partendo dal punto di appoggio storico. Non voli pindarici ma salti di valore, step di crescita. Quelli che dopo la salvezza è prioritario e obbligatorio chiedere.