Fallito l’allungo sul Verona, ora per il Cagliari sarà tempo di straordinari. La quota salvezza e i punti da conquistare: fondamentale fare risultato con le grandi per evitare guai
di Giuseppe Amisani
A volerla vedere in chiave positiva, resta comunque un punto che muove la classifica. Ma realisticamente, la muove molto poco. Ecco perché contro il Verona è stata sprecata l’ennesima occasione di dimostrare che il Cagliari ha raggiunto la piena maturità. E sementente non è così. E la squadra di Claudio Ranieri sarà condannata a lottare fino all’ultimo secondo dell’ultima partita.
Questo il pensiero che lo stesso tecnico rossoblù ha più volte espresso, probabilmente perché con il materiale tecnico a disposizione, di più non si può avere. Il pericolo, però, è che questo possa essere il campionato dei rimpianti perché più di una volta il Cagliari avrebbe potuto (dovuto?) fare il salto di qualità. E invece anche contro il Verona è andato in scena il solito copione: una squadra tesa, preoccupata, incapace di costruire azioni da gol, almeno fino a quando non è entrato in campo Viola, con poche idee e con un sistematico lancio lungo in avanti, facile preda dei centrali avversari.
Si spiega perché Lapadula e Shomurodov non hanno mai visto la palla e perché anche il frizzante Luvumbo, per tutto un tempo, non sia riuscito ad entrare in partita. Serve, forse, più coraggio. Quello che, nella seconda frazione di gioco, ha portato gli isolani ad essere più arrembanti dalle parti di Montipò. E che invece è mancato per gran parte della gara, con una squadra in balia di un avversario tutt’altro che irresistibile. Più fisico, più pimpante e meno impreciso nei passaggi. Tanto che in almeno due occasioni (alla terza ci ha pensato il VAR) è stato Scuffet a doverci mettere una pezza. Se il Verona si fosse portato in vantaggio di due gol, nessuno avrebbe potuto ridire nulla.
Alla fine, come spesso è accaduto, più con la voglia che con le idee, il Cagliari è riuscito a riacciuffarla e avrebbe potuto, immeritatamente, se si vuole essere onesti, per quanto visto sul campo, anche vincerla. Sarebbe stato un bel salto in avanti in classifica anche in virtù dei risultati degli altri campi. Un modo per avvicinarsi sensibilmente al traguardo della salvezza. E invece no. Evidentemente i tifosi rossoblù sono destinati a soffrire e dovranno farlo fino in fondo. Sperando di non dover andare a rimpiangere a fine stagione quei punti persi troppo banalmente per strada. Perché anche lunedì sarebbe bastato quel pizzico in più di determinazione, per riuscire a centrare l’impresa. Soprattutto alla luce di una situazione all’orizzonte che, oggettivamente, è tutt’altro che rosea. È vero, infatti, che i punti in palio contro una diretta concorrente valgono allo stesso modo di quelli disponibili quando si affronta una big. Ma è altrettanto chiaro che è più probabile riuscire ad ottenerli contro una squadra di pari livello. Forse il Cagliari ha deciso di stupire in questo finale. Ma dovrà farlo davvero. Perché delle 8 sfide che mancano da qui al termine, ben 5 vedranno gli isolani opposti a compagini di rango superiore. Atalanta, Inter e Juventus, tanto per iniziare e in rapida successione. Con Milan e Fiorentina che saranno altri due ostacoli belli tosti tra le gare contro Genoa e Sassuolo.
In un calendario che non da scelta agli uomini di Ranieri: è arrivato il momento di conquistare punti, a prescindere dal nome dell’avversario di turno. Perché per arrivare alla quota di 36-37 punti ipotizzata dal tecnico rossoblù come sufficiente per la salvezza, c’è ancora tanto da fare. E le gare a disposizione sono sempre meno. All’appello mancano 10 punti, forse ne basteranno 8. Ma già dalla partita contro l’Atalanta, in programma domenica alla Unipol Domus, il Cagliari dovrà spingere sull’acceleratore. Magari rischiando qualcosa in più ma, considerato che alla fine una sbavatura viene sempre commessa nella fase difensiva, sarà necessario segnare un gol in più degli avversari. Per allontanarsi il prima possibile da una zona a rischio ancora troppo vicina.