GERMOGLI ROSSOBLU

di Vittorio Sanna
Cinque punti in più rispetto alle precedenti due stagioni, in cui quota sette fu superata da Ranieri all’undicesima giornata e da Nicola all’ottava. La quarta miglior partenza della storia in Serie A, pari al 1968/69 e al 2011/2012. Il miglior Cagliari in avvio dell’Era Giulini. Non si temono paragoni ma è meglio non farli, addirittura è inopportuno, perché il vero cambiamento che cerca la gestione Pisacane è la mentalità. Troppo facile essere migliori dei peggiori se prendiamo ad esempio le sofferenze dell’ultimo quinquennio. Irriverente pensare al campionato a due punti e a sedici squadre dove gli equilibri erano totalmente differenti.
Il Cagliari vince rispetto a quello che ha giocato con il Parma. Vince i suoi limiti precedenti. Vince le paure e le esitazioni. Vince perché cresce. Cresce nelle individualità che si aiutano a vicenda. Cresce nell’autorevolezza delle giocate. Cresce nel valore dei singoli che appena poche settimane fa stavano per essere scartati. Un Cagliari che si rigenera come l’araba fenice. Il “finito” gallo Belotti torna a cantare e il suo sorriso illumina a giorno il fine partita, la nuova voglia di scherzare, il sereno del cielo di Sardegna rispetto alle nubi degli ultimi anni. Grazie anche a un gigante che comincia a capire che la sua magnificenza può dimostrarsi attraverso la leadership che fa vincere i compagni. Il gesto di Yerry Mina è un gioiello enorme significato. Prende il pallone tra le mani e lo consegna al “Gallo” per farlo felice. Lui che tendeva a strapparlo quando non era il rigorista designato solo per l’edonistico piacere di essere sempreprotagonista. Un segno evidente di compattezza, di legame, di maturazione. Di leadership appunto.
Cresce il valore della rosa. Non c’è petalo che non abbia spazio e non si senta responsabile anche delle fortune dei compagni. Aiutare Palestra in fase difensiva per riaverlo luccicante in fase d’attacco. Vedere un giovane come Esposito correre in tutte le zone del campo quasi fosse Gattuso. Tutti felici e un solo Felici. Due spezzoni di gara che valgono il triplicarsi del suo valore di mercato. Due firme con sgroppate e dribbling che valgono gol e assist. Chissà se ha avuto tempo di disfare la valigia per Venezia.
E ancora Gaetano, Kilicsoy, Mazzitelli. Non importano i paragoni. È preferibile pensare a vincere nella prossima partita. Non pensando all’Inter ma ai propri nuovi limiti da superare. C’è da migliorare l’approccio alla gara. C’è da rivedere l’assetto difensivo quando si è attaccati dagli esterni. C’è da valorizzare dei ragazzi che ancora non hanno trovato spazio. C’è tanto da crescere. C’è tanto da vincere. I numeri sono una conseguenza. E i tifosi rossoblu finalmente hanno capito che il nastro rosa della squadra che è nata, non è la canzone che dice che “le conseguenze stesse fan soffrire”. Al Cagliari finora hanno fatto gioire e nessuno può sapere quanto diventerà grande. Dobbiamo solo essere pronti a sostenerla quando cade. Perché cadere, anche quello, sarà motivo per crescere.