Larrivey e la cabala: "Vestirò la maglia numero 23"

Casa dolce casa. Che per il prossimo anno, dopo sei mesi di pausa, sarà ancora il Sant'Elia. Joaquin Larrivey, fresco campione del Clausura argentino col Velez, ha tentennato prima di ritornare a Cagliari: "Pensavo che fosse il modo migliore di crescere e migliorare, ma da quando sono tornato qui sono felicissimo - spiega commentando la scelta -. Ho ritrovato i miei vecchi compagni, e devo ripagare la fiducia che il Presidente ha ribadito di avere in me". Fermo restando che conquistare il titolo "è stata una cosa incredibile, indescrivibile per chiunque faccia questo lavoro. Darò il cento per cento, come sempre. Il calcio è strano. L'anno scorso ero partito benissimo, ma mi annullarono due gol validi. Per me girò male, non riuscii a riprendermi. Ecco, devo lavorare sulla mia psicologia: non abbattermi se le cose vanno male", analizza il centravanti argentino.
Che, forse su suggerimento dello scaramanticissimo presidente Cellino, ha deciso di abbandonare la maglia 19 che ha caratterizzato il suo primo anno e mezzo in rossoblù: ""Diciamo che il 19 non mi ha portato troppa fortuna. Il 23 era il numero di Michael Jordan, e da appassionato di basket è sacro per me. Inoltre, è il giorno nel quale si sono sposati i miei. L'anno scorso lo portava un grandissimo giocatore come Fini, che sapeva fare tutto con la palla. E' un'eredità pesante. Ora Michele è andato via, la Società saprà sostituirlo al meglio".
Infine, un commento sul caso Matheu: "Carlos è un amico, se ha deciso in questo modo ha avuto le sue buone ragioni. Posso dire che non mi sarei comportato allo stesso modo, ma è anche vero che non ho figli, dunque non mi è possibile giudicare".