Mazzola compie 83 anni: "Il pallone ancora mi emoziona"
(ANSA) - ROMA, 08 NOV - A 83 anni, Sandro Mazzola riesce ancora a emozionarsi pensando al pallone e vedendo i giovani che si impegnano con il pallone. L'ex campione dell'Inter e della Nazionale lo ammette convinto in una intervista a Donatella Scarnati, pubblicata su Vivo Azzurro TV nel giorno del compleanno e in cui ripercorre le tappe più significative della sua vita, cominciando dalla tragica morte del padre Valentino a Superga, quando Sandrino aveva solo sei anni. "Fu una cosa molto strana, tutti mi abbracciavano, ma nessuno mi diceva quello che era successo", ricorda Mazzola, che crescendo poi a Cassano d'Adda, paese di Valentino, cominciò la sua storia d'amore col pallone "L'avevo sempre tra i piedi, poi mi nascondevo perché altrimenti i nonni me lo portavano via. Che potevo diventare forte non l'ho mai pensato e quando mi dicevano che ero bravo, guardavo in cielo e pensavo al mio papà". Tra i primi ad accorgersi delle sue potenzialità fu il nerazzurro Benito Lorenzi, amico e compagno di nazionale di papà Mazzola. Sandro approdò alle giovanili dell'Inter per entrare in prima squadra all'inizio degli anni sessanta, con Helenio Herrera. Ne divenne presto la bandiera e non solo per i titoli - due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e quattro scudetti - e per le presenze, ma proprio perchè quei colori gli erano entrati dentro. Juventus e Milan provarono a prenderlo ma "non potevano come avrei fatto a mettermi una maglia con il bianco o il rosso. Mi avrebbe messo un dolore allo stomaco che mi avrebbe fatto sbagliare gli stop, i tiri...". Anche con la nazionale ebbe un rapporto profondo, cominciando col titolo europeo del 1968.
Ci fu però anche la clamorosa vicenda della staffetta con Gianni Rivera a Messico '70. "Ci misero uno contro l'altro - racconta Mazzola - per noi però non era un 'uno contro l'altro', ma uno che cercava di giocare meglio dell'altro. Questo ci faceva fare delle grandi cose. Io mi sono arrabbiato e si è arrabbiato anche Rivera. Non capivamo, volevamo giocare e basta". A suo giudizio, fu comunque "un Mondiale fantastico, non pensavamo all'inizio che sarebbe diventata una cosa del genere. Ma come entravamo in campo ci sentivamo più forti". Mazzola spiega anche uno dei segreti alla base del suo successo - "Ho sempre cercato di fare di più. Il grande calciatore è quello che riesce a far vedere non al pubblico, ma ai compagni e agli avversari, ciò che sa fare" - e ammette che gli è rimasto un desiderio inappagato, "allenare una Nazionale, vederla giocare come vorrei". (ANSA).