ESCLUSIVA TC - CARLO CORNACCHIA: "Cagliari, serve tempo e pazienza. Ora arriveranno sfide contro avversari alla portata: Ranieri troverà senz'altro la quadratura del cerchio. E i tifosi devono stare ancora più vicini alla squadra"

Calma e gesso. E tanta, tanta pazienza.
Per Carlo Cornacchia, difensore-goleador del primo Cagliari di Claudio Ranieri - col quale conquistò prima un’insperata promozione in serie A e poi una salvezza da molti ritenuta impossibile dopo il disastroso girone d’andata - a Nandez e compagni occorre concedere tempo. Senza stracciarsi le vesti per l’ultimo posto in classifica e i due punti racimolati in otto partite. E, soprattutto, senza mai far mancare il proprio apporto e sostegno incondizionato alla squadra.
Solo così sarà possibile aiutare i rossoblù, provati da un avvio di stagione più simile a un film horror che a un festoso ritorno in serie A, a rialzare la testa e a invertire la tendenza.
Carlo, si potrebbe azzardare un parallelismo tra il vostro Cagliari del campionato 1990-’91 e questo attuale. Proprio come accadde a voi all’epoca, anche i rossoblù di oggi hanno raccolto pochissimi punti nelle prime otto giornate. Con l’aggravante che, francamente, il nuovo Cagliari di Claudio Ranieri non sembra avere un gioco definito, fatica tantissimo a tirare in porta e subisce in media due gol a partita.
“Sicuramente ora come ora la situazione è deficitaria per il Cagliari. Ma bisogna considerare chi hanno affrontato fino a oggi i rossoblù e, soprattutto, tenere conto del fatto che serve tempo per trovare un’identità di gioco. Occorre anche fare i conti con gli avversari: tu magari vorresti giocare in un certo modo, ma l’altra squadra non te lo permette. E poi è molto presto per fare bilanci. Riguardo il paragone con il nostro avvio di stagione nel 1990, direi che gli anni passano ma le dinamiche restano sempre le stesse. Quando affronti nelle prime giornate Milan, Inter, Atalanta, Roma e Fiorentina fai fatica a fare punti. La Roma, ad esempio, sembrava in difficoltà, e invece abbiamo visto cosa è stata capace di fare a Cagliari. Fermo restando che i giallorossi, col loro organico decisamente superiore, all’Unipol Domus hanno di fatto aspettato i rossoblù, non hanno imposto il proprio gioco fin dal primo minuto. La Roma è stata sparagnina e attendista: se si discute del gioco precario del Cagliari, si deve dire che domenica non si è visto nessun tipo di gioco da parte del team di Mourinho.
Quindi il tentativo di trovare una propria fisionomia tattica e di giocare a calcio, da parte dei rossoblù, c’è. Ora dobbiamo solo dargli tempo, non far mancare mai il sostegno soprattutto nelle partite casalinghe e aspettare il prossimo trittico di sfide contro avversari più abbordabili per sperare in un pronto rilancio.”
Ranieri sta insistendo molto sul 3-5-2, modulo che finora non ha dato i frutti sperati in particolare in fase offensiva: il Cagliari è la squadra che tira meno in porta in tutta la serie A. Che riflessioni si possono fare su questo sistema di gioco? Potrebbe essere necessario, a suo parere, cambiarlo alla ripresa del campionato?
“Alla fine il modulo tattico indica solo la disposizione dei giocatori sul terreno di gioco. Poi è l’interpretazione dei calciatori a fare la differenza: ci si può schierare con un modulo apparentemente difensivo, ma se l’attitudine e i compiti tattici dei giocatori sono offensivi il match verrà interpretato in chiave prettamente offensiva.
Non direi che il Cagliari non costruisca occasioni: a mio parere le occasioni le crea, solo che fa una gran fatica a fare gol. Poi ricordo che giocare contro top team comporta il fatto di incontrare oggettive difficoltà ad arrivare al tiro in porta. Giudichiamo i rossoblù quando li vedremo confrontarsi contro compagini del loro stesso livello. I match contro Salernitana, Genoa e Frosinone in questo senso saranno molto indicativi. Senza dimenticare che alcuni elementi della rosa di Ranieri devono ancora trovare la condizione migliore: penso ad esempio a Petagna, che si sta riprendendo da un problema fisico. Insomma, a questo Cagliari serve tempo. E, a mio avviso, è assolutamente giusto e doveroso concederglielo.”
Finora il tecnico romano ha puntato spesso su un centrocampo più muscolare che qualitativo. Tuttavia ultimamente ha gettato nella mischia il giovane regista Prati, che ha lasciato intravedere doti tecniche interessanti. Per le prossime gare è auspicabile riproporre la soluzione col metronomo in grado di dettare i tempi della manovra o, viceversa, lei insisterebbe su un centrocampo più di “rottura” e di ripartenza?
“La scelta degli interpreti dipende dall’idea tattica che l’allenatore intende proporre in base alle caratteristiche della propria squadra e dell’avversario di turno. In linea di massima, avere a centrocampo giocatori differenti gli uni dagli altri è un’ottima cosa. Poter contare su un metronomo è importante, perché il regista dà ordine ed equilibrio al gioco del team. Ma anche i calciatori muscolari, se trovano la sistemazione tattica giusta, il posizionamento e i tempi di movimento giusti, possono svolgere un lavoro molto prezioso.
Come ho già detto, per costruire una squadra ci vuole tempo. I tifosi devono avere pazienza, perché Claudio troverà sicuramente la quadratura del cerchio. E devono continuare a tenere alto il morale dei rossoblù.”
Quindi lei è fondamentalmente ottimista e confida nella possibilità di invertire rapidamente il trend negativo?
“Certo. Anche perché, a ben vedere, nonostante i due miseri punti finora raggranellati il Cagliari si trova ad appena tre lunghezze dal quintultimo posto. E poi ho letto le dichiarazioni del direttore sportivo Bonato, il quale ha sottolineato che la società aveva ampiamente messo in conto di incontrare enormi difficoltà nelle prime giornate, alla luce del calendario di fuoco che avevano davanti a sé i sardi. Per cui la piazza deve stare serena. E io sono certo che il gruppo composto dai giocatori e dallo staff tecnico è assolutamente tranquillo, dal momento che Claudio è semplicemente fantastico nella gestione degli uomini, prima ancora che dei calciatori. La società Cagliari Calcio è con l’allenatore, i tifosi devono essere con l’allenatore e anche la stampa deve aiutare la squadra, remando nella stessa direzione.
Nessuno deve dubitare che ciascun rossoblù stia dando il cento per cento delle proprie possibilità: questi ragazzi ci stanno mettendo l’anima. Vanno ulteriormente motivati e, soprattutto, fatti sentire apprezzati. Io sono certissimo che presto le cose cominceranno a girare per il verso giusto.”
La piazza è un po’ delusa anche per il fatto che, ad esempio, oggi come oggi le grandi della serie A vengono a Cagliari a vincere in estrema scioltezza, senza sforzarsi più di tanto. Invece ai vostri tempi, ma anche per tutto il resto degli anni Novanta, il Sant’Elia era spesso un fortino, ed era difficile per tutti imporsi in Sardegna. Compresi squadroni come Milan, Juventus e Inter. Magari, vista la realtà attuale, si guarda a quegli anni con un po’ di nostalgia.
“Beh, a noi ‘vecchi’ fa piacere essere ricordati e, in qualche modo, rimpianti dai tifosi. È molto bello sentirsi ancora apprezzati a distanza di anni. Però dobbiamo riconoscere che i tempi sono cambiati. Alla nostra epoca si giocava in maniera molto differente rispetto a oggi: basta osservare l’atletismo, i ritmi di gioco attuali e compararli con quelli di allora. E poi gli allenamenti: quello che noi trent’anni fa facevamo in tutta la settimana oggi lo fanno nel riscaldamento…
La verità è che non si possono azzardare paragoni tra ieri e oggi. Oggi ci sono delle squadre super attrezzate, che investono milioni su milioni di euro. Gli altri devono riuscire a fare il minestrone con quattro verdure… e deve venire pure buono!
Ora per il Cagliari la burrasca è passata. Arriveranno partite più alla portata. Occorre solo tenere alto l’entusiasmo e aspettare. I tifosi devono trarre ispirazione dalla nostra esperienza di trent’anni fa. Io nel 1990 mi trovavo nella stessa situazione: la squadra annaspava nei bassifondi della classifica. Ma i cagliaritani, quando andavo in via Roma, mi trascinavano dentro ai bar e mi offrivano il caffè, incitandomi e facendomi sentire il loro incoraggiamento. È esattamente ciò di cui hanno bisogno i giocatori di oggi.”