ESCLUSIVA TC - ROBERT ACQUAFRESCA: "Il mio Cagliari sbarazzino e scintillante con Ballardini e Allegri. Oggi i rossoblù hanno tanti giovani validi per la serie A"

ESCLUSIVA TC - ROBERT ACQUAFRESCA: "Il mio Cagliari sbarazzino e scintillante con Ballardini e Allegri. Oggi i rossoblù hanno tanti giovani validi per la serie A"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
lunedì 19 giugno 2023, 17:03Primo piano
di Matteo Bordiga

Un vero figlio di Sardegna. Un bomber di razza che non si è mai tolto la maglia rossoblù, nonostante abbia girovagato per l’Italia e per l’Europa in cerca di quella fortuna e di quella felicità che, in definitiva, più di ogni altro l’Isola ha saputo regalargli.

Ancora oggi definisce gli anni vissuti a Cagliari come i più belli e travolgenti della sua carriera calcistica. Anni spensierati e sbarazzini, al centro dell’attacco di una squadra che non guardava in faccia nessuno e si permetteva il lusso di imporre il proprio calcio totale in casa del Milan, dell’Inter, della Juventus. Con semplicità e disinvoltura, forte delle proprie certezze e delle proprie idee, frutto della sagacia tattica e del coraggio arrembante di Davide Ballardini prima e dell’intraprendenza del giovane Massimiliano Allegri poi, due tecnici che hanno marchiato a fuoco la storia recente rossoblù.

Il ruolo di Robert Acquafresca in quel meccanismo perfetto era cruciale: assieme ad Alessandro Matri doveva capitalizzare il lavoro di tutta la ciurma. E lo faceva benissimo, abituato com’era a segnare di rapina, di istinto, di testa, di tecnica e di potenza.

Il buon Robert segue sempre con partecipazione le sorti del Cagliari, e oggi gioisce assieme a tutta l’Isola per una promozione in serie A così esaltante che, per i tifosi, ha avuto l’effetto di un elettroshock.

Acquafresca, cosa le hanno lasciato nel cuore gli anni cagliaritani? E quale stagione ricorda con maggiore affetto?

“Iniziamo col dire che parliamo dell’esperienza più bella, a livello calcistico, della mia vita. Mi viene difficile scegliere una stagione in particolare: metto sullo stesso piano l’anno con Ballardini e quello con Allegri. Con Ballardini ci salvammo al termine di una cavalcata incredibile e impossibile da pronosticare, perché a gennaio sembrava che fossimo inesorabilmente destinati alla serie B. Con Allegri vivemmo un campionato da urlo, superando la soglia dei 50 punti e rischiando addirittura di attaccare le posizioni europee.

Eravamo una squadra giovane, che non aveva paura di niente e di nessuno. Giocare in casa o in trasferta non faceva differenza per noi: scendevamo sempre in campo per provare a vincere e a farlo col gioco, con l’organizzazione e con la sfrontatezza che ci contraddistingueva.”

A proposito di Allegri: riconosce nel tecnico sparagnino, ultrapragmatico e utilitarista di oggi alla Juventus il vostro condottiero spregiudicato che aveva forgiato un Cagliari d’assalto, dal gioco spumeggiante e arioso?

“La filosofia e l’approccio tattico di un allenatore dipendono anche dagli uomini che ha a disposizione. Con questo non voglio dire che io fossi meglio di Vlahovic, intendiamoci… Semplicemente il serbo sta vivendo un periodo complicato, e soprattutto sta soffrendo il fatto di non riuscire a segnare tanti gol: buttare la palla in rete è ciò che si richiede a un attaccante, e quando non ti riesce non la prendi benissimo. Va poi detto che Allegri ha vissuto una stagione davvero anomala, sia in campo che – specialmente – fuori dal campo, per via delle tante interferenze esterne che ne hanno condizionato il lavoro. Credo che il mister abbia dovuto fare di necessità virtù.

Certo, è vero che il Cagliari di Allegri era una squadra aggressiva ed estremamente propositiva, ma eravamo anche liberi mentalmente, sbarazzini e, soprattutto, molto giovani. Abbiamo un po’ tutti, mister compreso, cavalcato l’onda di un entusiasmo che si toccava con mano e ci faceva volare. Cosa che non si può certo dire sia accaduta negli ultimi anni alla Juventus. Quel che è certo è che si vive di momenti e bisogna saperli leggere; e Allegri, personalmente, lo considero il numero uno nella lettura delle situazioni e nella gestione degli uomini.”   

Veniamo ai giorni nostri. Che gliene pare del Cagliari di Ranieri? Ha seguito le mirabolanti imprese di una squadra partita da una posizione di classifica quasi deprimente e incredibilmente tornata nell’Olimpo del calcio al termine di un playoff folle e palpitante?

“Quello che posso dire dall’esterno è che il gruppo negli ultimi mesi sembrava più consapevole della propria forza e più libero a livello mentale. Tanto che ha trovato quella continuità che, purtroppo, con Liverani non aveva avuto.

Ha contribuito molto anche l’ambiente, decisamente più carico di ottimismo e di entusiasmo rispetto al recente passato, che ha un po’ guidato la squadra verso il raggiungimento di questo traguardo storico. E, mi viene da dire, ha contribuito tantissimo anche chi non ha giocato o è sceso poco in campo: penso a Viola, a Rog, a Pavoletti… cui il destino ha riservato il ruolo di salvatore della patria nella finale col Bari. Si tratta di giocatori importanti, per diverse ragioni ultimamente impiegati poco da Ranieri ma fondamentali negli equilibri dello spogliatoio e in quei ritagli di partita in cui sono stati chiamati in causa.”

Robert, che Cagliari vede per il futuro? Una squadra rivoluzionata rispetto all’attuale organico per affrontare le sfide della serie A o, al contrario, un gruppo puntellato solo da qualche rinforzo mirato e strutturalmente simile a quello della promozione?   

“Questa è una bella domanda. Solo il campo saprà dare una risposta. Credo però che i giovani ci siano e siano promettenti. Tutti aspettiamo di vedere Radunovic, Dossena, Makoumbou, Di Pardo, Luvumbo in serie A, dove possono senz’altro confermarsi e ben figurare. Dovranno fare il salto di qualità, perché sono giocatori talentuosi e ambizioni.  Poi ci saranno i veterani che faranno da chiocce – penso a Pavoletti, a Lapadula, a Goldaniga, difensore con enorme esperienza in massima divisione. Sicuramente la rosa andrà rafforzata, di concerto tra società e tecnico. Ma i profili interessanti sui quali puntare ci sono.”

Una domanda tecnica: confronto tra bomber Lapadula-Acquafresca. Ci sono dei punti di contatto, delle analogie tra di voi? Non le sembra che il bomber italoperuviano stia compiendo una parabola simile alla sua in maglia rossoblù?

“Devo dire che Gianluca ha fatto un campionato impressionante. Adesso dovrà volare sulle ali dell’euforia della piazza, come abbiamo fatto noi tanti anni fa, e lasciarsi trascinare assieme a tutti i suoi compagni da un ambiente che lo conosce, lo stima e gli vuole bene. Gli auguro di bissare questa meravigliosa annata, ricca di soddisfazioni, in serie A. Ci saranno momenti difficili in cui il gruppo si dovrà compattare, perché il calcio è fatto di alti e bassi. Ma restando uniti le criticità si superano, e alla fine si raggiungono gli obiettivi che ci si era prefissati.”