Kılıçsoy, Pastorello: "A Cagliari ha trovato un ambiente familiare. Ha il DNA del campione, fa gol e non guarda al resto"

Kılıçsoy, Pastorello: "A Cagliari ha trovato un ambiente familiare. Ha il DNA del campione, fa gol e non guarda al resto"
Oggi alle 11:15Primo piano
di Giorgia Zuddas

I gol messi a segno da Semih Kılıçsoy contro Pisa e Torino hanno riportato l'attenzione sull'attaccante del Cagliari, capace di incidere con giocate di qualità e personalità. A ricostruire il percorso che lo ha condotto in rossoblù è Federico Pastorello, agente del giocatore, intervenuto ai microfoni di Gianluca Di Marzio. Di seguito le sue parole.

Il percorso di crescita: "Due anni fa in Turchia aveva segnato 12 gol a soli diciott’anni. Lo chiamavano il nuovo Arda Guler perché sembrava il prossimo destinato a un club come il Real Madrid. Ha dovuto affrontare con forza il peso delle aspettative già in giovane età. Il Beşiktas gli ha preferito giocatori esperti e lo scorso anno ha segnato poco".

La nuova dimensione a Cagliari: "Ha intorno a sé un ambiente tranquillo e familiare, fatto di persone pronte ad aiutarlo. Ancora non è stato fatto nulla, ma è stato bravo ad aspettare e sfruttare al meglio le opportunità. Ha il DNA del campione, fa gol e non guarda al resto, si fa scivolare molto le cose addosso. In Serie A segnare non è facile: l’auspicio è che viva ogni partita al meglio. Day by day. Poi tireremo le somme".

L'inserimento nel calcio italiano:"Semih è un ragazzo riservato, timido. Vive per il calcio e sta imparando l’inglese. L’abbraccio dei compagni è stato molto bello perché hanno capito la delicatezza del momento che sta attraversando. È arrivato al Cagliari in ritardo di condizione: al Beşiktas aveva un po’ mollato. Entrare in un sistema di gioco come quello di Pisacane ha richiesto tempo, ma anche dall’abbraccio si vede che gli vogliono bene".

Il retroscena dell'operazione: "Il Cagliari con Semih ha chiuso una bella operazione. L’idea di proporlo all’estero in estate nasce dalle pressioni che subiva in Turchia: lì è considerato una star nascente, ma aveva bisogno di tranquillità. Per questo all’inizio pensavamo a due piste: il campionato olandese o il Cagliari. Mi piaceva questa possibilità: il mare come a Istanbul, la gente socievole, una piazza calda ma familiare, un allenatore abituato a lavorare con i giovani e la voglia del presidente Giulini di provare colpi ambiziosi. Il Beşiktas era riluttante a cederlo in prestito con diritto: temeva il giudizio dei tifosi. È stata una trattativa complessa, ma il diritto di riscatto è stato fissato a una cifra importante: 12 milioni".