De Siervo: "Tra gli utenti del pezzotto ci sono anche politici e notai: è un problema culturale trasversale"

L'amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo ha parlato nel corso della conferenza dedicata alla pirateria, organizzata in occasione del festival della Serie A. Queste le sue dichiarazioni riprese da TMW: “Se non riusciamo a sconfiggere questo fenomeno difficilmente riusciremo ad avere risorse per sostenere il nostro sistema, basato sia su ricavi da stadio sia su ricavi da Pay Tv”.
Qual è la situazione al momento?
“Noi siamo il Paese peggiore del mondo, per quanto riguarda l’accesso alla pirateria. Abbiamo questo triste primato, ma siamo anche il Paese che ha reagito meglio: siamo stati il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che ha fornito gli strumenti corretti alle autorità. Siamo passati anche allo step successivo: finalmente, la Guardia di Finanza è stata capace, grazie a una serie di inchieste, di cui la più importante a Lecce, di individuare un numero superiore alle 5mila persone, convocate in caserma. Alla seconda violazione, ed è bene ricordare che la traccia digitale resta indelebile, arriva un cartellino rosso e la multa sale a 5mila euro. Se poi la persona è così stupida da pensare di poter fare dei soldi, mettendosi a fare il reseller, compie un reato penale e verrà perseguito”.
Il profilo dei soggetti colpiti da quest’inchiesta?
“In questa operazione sono state coinvolte alcune centinaia di persone appartenenti alle istituzioni. Politici, notai, e via dicendo: dimostra che è un problema culturale e trasversale. Quante volte nelle nostre chat arrivano rassegne stampa? Questo viene fatto in danno anche ai giornalisti, che regalano a tutti i propri pezzi dimenticando che il pezzo è pagato dall’editore che li stipendia. Io l’anno scorso ho avuto un attacco personale sulla prima pagina de la Repubblica. È evidente che sia un problema globale, che non riguarda solo il calcio italiano: è un fenomeno che rischia di travolgere tutto e tutti. Il prossimo orizzonte è convincere le grandi big tech americane, che hanno in mano gli strumenti a cui accediamo a questi contenuti, che la festa è finita”.
Ha avuto aiuti dal settore mediatico?
“No, mi sarei aspettato maggior attenzione. Da chi da decenni subisce un progressivo decadimento delle copie vendute mi sarei aspettato tutt’altra impostazione. Quello che ho capito, lavorandoci, è che non hanno sviluppato un dipartimento che fa questo. Noi spendiamo milioni di euro all’anno per la battaglia contro la pirateria digitale: in gruppi come RCS o Mediaset non mi sono mai trovato a contatto con persone che avessero una sensibilità sul tema. Noi lanceremo una campagna mediatica innovativa per cercare di far scattare qualcosa in testa alle persone, però i presidenti di club iniziano finalmente a parlarne e a dare supporto, ma solo ora”.