ESCLUSIVA TC - MATTEO VILLA: "Stagione del Cagliari positiva: quando parti male poi è difficile raddrizzare la classifica. Ora serve un rinforzo per reparto. Il gioco speculativo? Per Ranieri era il modo più semplice per fare punti"
Arrivato a Cagliari da ragazzino, è ripartito ormai uomo. Forgiato da mille battaglie e da esperienze vissute sull’ottovolante: salvezze strappate per i capelli e retrocessioni brucianti; una straordinaria qualificazione in Coppa Uefa e un trionfo continentale sfiorato; brillanti campionati conclusi nella parte sinistra della classifica e soffertissime – e liberatorie – promozioni dalla serie B.
Matteo Villa da Vimercate – 10 anni spesi in rossoblù dal 1991 al 2001 – per tutti è stato e sarà sempre “il capitano”. Centrale difensivo abilissimo nella marcatura e dotato di una forte leadership, ha telecomandato la retroguardia isolana e, ogni tanto, ha anche trovato la via del gol coi suoi inserimenti aerei.
Matteo, la stagione appena conclusa dal Cagliari va considerata positiva o interlocutoria?
“Sicuramente positiva. C’è stato un momento in cui, oggettivamente, in pochi credevano alla salvezza, che invece poi è arrivata. Quindi non si può definire un’annata interlocutoria, ma una stagione coronata da un lieto fine.”
Quindi a suo avviso la squadra, tecnicamente, non era in grado di ottenere nulla più di una salvezza strappata alla penultima giornata? Non c’erano i presupposti per fare qualche punto in più?
“Beh, non dimentichiamoci che il Cagliari era una neopromossa. È vero che la piazza isolana è abituata alla serie A, ma dopo una retrocessione e una promozione spesso è necessario un anno di transizione. E poi voglio sottolineare che quando parti male, e inanelli una lunga serie di sconfitte nelle prime giornate di campionato, diventa complicato riprendere in mano la situazione e raddrizzare la classifica. Il Cagliari è stato bravo a invertire la tendenza nel girone di ritorno.”
Balza agli occhi l’eclatante differenza di rendimento tra partite interne e gare esterne. Lontano dall’Unipol Domus i rossoblù hanno raggranellato pochissimi punti, mentre in casa hanno forgiato la loro salvezza. Da cosa può dipendere questo cronico “mal di trasferta”?
“Non sottovaluterei il fattore-stadio. Mentre il vecchio Sant’Elia era molto bello ma parecchio dispersivo, l’Unipol Domus – coi tifosi così vicini ai giocatori in campo – ricrea un effetto-catino che garantisce alla squadra una spinta maggiore e trascinante. In più l’impianto è praticamente sempre pieno: per il Cagliari è un vero e proprio valore aggiunto, un ulteriore sprone per i giocatori a dare il centodieci per cento.”
Il Cagliari che verrà: non conosciamo ancora il nome del futuro allenatore, ma a livello di organico in quali reparti bisognerebbe intervenire per migliorare prestazioni e risultati?
“Se si vuole puntare a soffrire meno l’ideale sarebbe prendere un giocatore per reparto. Ma temo proprio che la cosa più difficile sia sostituire Claudio Ranieri, il vero ‘quid’ in più degli ultimi due anni. Servirà un tecnico tanto competente e preparato quanto empatico.”
Matteo, una riflessione sul gioco prodotto dal Cagliari nell’ultima stagione. Anche quando ha portato a casa punti spesso la squadra non ha convinto sul piano dell’espressione calcistica, talvolta approcciando le partite con – forse – fin troppa prudenza e remissività. In qualche caso Ranieri ha peccato di eccessivo attendismo o era realmente la tattica migliore per ottenere risultati da una rosa come quella rossoblù?
“Credo che il mister romano si sia adeguato alle caratteristiche e alle prerogative dei suoi giocatori. Secondo Ranieri giocare così era il modo più semplice e diretto per fare punti. Ci sono tanti calciatori che hanno delle caratteristiche marcatamente propositive, e altrettanti che sono più portati a distruggere che a costruire. È vero che lo scorso anno le partite non sono state entusiasmanti, ma alla fine l’obiettivo di mantenere in A il Cagliari al primo anno è stato raggiunto. Per una piazza come quella isolana giocare stabilmente ai massimi livelli è tanta roba.
Magari il tecnico che verrà avrà la possibilità di proporre un gioco un po’ più intraprendente, anche alla luce del fatto che tutti i componenti della rosa hanno un anno di esperienza in più in massima divisione.”