14 formazioni diverse, mancanze croniche e disorganizzazione: Cagliari in stasi di gioco. L'analisi dei problemi reparto per reparto. Ora serve uno scossone per tornare in linea di galleggiamento

14 formazioni diverse, mancanze croniche e disorganizzazione: Cagliari in stasi di gioco. L'analisi dei problemi reparto per reparto. Ora serve uno scossone per tornare in linea di galleggiamento
venerdì 4 novembre 2022, 00:45Il punto
di Sergio Demuru
Sergio Demuru - Corrispondente da Cagliari di Tuttosport dal 2007, al seguito del Cagliari Calcio dal 1997 avendo collaborato con altre testate quali Il Giornale di Sardegna e Sardegna 24.

di Sergio Demuru

Passano le giornate e la classifica comincia ad esser sbirciata con preoccupazione. Cagliari in stasi di gioco, non scocca ancora quella scintilla che dovrebbe innalzare il livello della prestazione e far sbocciare quel salto di qualità atteso invano dall’inizio di stagione. Liverani, nell’ultima uscita contro la Reggina, ha messo in campo la quattordicesima formazione diversa in quattordici giornate ufficiali, Coppa Italia compresa. Mostrando di non essere ancora padrone della situazione. A livello emotivo ha mostrato una positiva capacità di adattare la squadra a quello che era l’avversario di turno, senza mai trovare però quello che potesse essere il canovaccio giusto e cucire il vestito su misura per una rosa corposa e con giocatori che non sfigurerebbero nella massima serie. Questa ricerca continua dell’undici ideale non ha prodotto frutti, vedi risultati.

Tanta buona volontà, ma poco costrutto. Di nuovo il centro di gravità permanente è Lapadula, che contro la Reggina è tornato a quella che deve e dovrà essere la sua principale prerogativa, cioè la realizzazione. Al cospetto della compagine allenata da Pippo Inzaghi, con Mancosu e Pavoletti fuori per problemi fisici, si è visto un tridente “tascabile”, con velocisti in grado di puntare al bersaglio grosso. Al momento però solo sulla carta. Millico ha consegnato l’assist proprio a Lapadula per la rete che ha sbloccato il confronto dopo soli due minuti, per il resto ha fatto poco altro perdendosi in un marasma figlio della totale disorganizzazione. Luvumbo si è spesso incaponito nel cercare di affondare laddove spesso veniva raddoppiato e le sue iniziative bloccate sul nascere.

Manca una reale identità tattica che possa permettere agli avanti di trovare razionalità nelle giocate, con Nandez che, pur caricandosi sulle spalle la responsabilità di svariare sull’intero fronte bruciando calorie, poi non riesce a finalizzare con l’ultimo passaggio la mole di gioco che sviluppa. Si è sempre in attesa di quella rivoluzione tecnica che possa finalmente dare alla squadra quelle prerogative che ha effettivamente nelle proprie corde. Contro la Reggina ancora una volta il pareggio avversario è nato da palla inattiva, con il difensore granata Gagliolo andato a staccare fra Makoumbou ed Altare. Un concorso di colpa per entrambi, ma che va visto in ottica generale considerato che già in altre occasioni si è verificato un episodio del genere. Tanto per non andare tanto lontano basti pensare alla rete di Pohjanpalo del Venezia, realizzata nella stessa porta nella quale Gagliolo ha segnato per la Reggina, che diede il via alla disfatta contro la compagine veneta. A prescindere dagli attori protagonisti resta un concetto di fondo che al momento non si può disconoscere: certe mancanze appaiono croniche.

Troppo lassismo nei casi specifici di palla inattiva e non è neppure corretto affermare che non esistono soluzioni. Basta rivedere i semplici fondamentali di un gioco come il calcio, non particolarmente complicato. Quando si subisce un calcio d’angolo oppure una punizione sulle catene esterne non si deve mai perdere di vista l’uomo, altrimenti si rischia di mettere in crisi l’intero comparto difensivo, portiere compreso. Vanno scansionati i movimenti senza palla e gli errori ci stanno, basta non commetterli in serie perchè poi rischiano di diventare una cronicità negativa.

A centrocampo pare invece che la linea delle ultime settimane sia quella da spalmare in prospettiva e seguire una linea di condotta precisa. Makoumbou ha mostrato di essere colui il quale avrà il compito della regia anche in futuro. Dal punto di vista qualitativo è quello con maggior tasso tecnico e visione di gioco. Viola ha lo stesso passo, ma con meno personalità anche se il secondo si fa preferire per maggiori propensioni balistiche in caso di calci piazzati. È naufragata miseramente l’esperienza di consegnare a Deiola la bacchetta del regista visto che non ha la rapidità di pensiero tale da poterlo fare e che il ruolo impone, pur possedendo altre qualità quali lo spirito di squadra e la carica agonistica. Su questa falsariga si potrà continuare per il futuro.

In attesa di uno scossone che serva a riportare il Cagliari in linea di galleggiamento. Fin dalle prossime due partite prima della seconda sosta in stagione. Il Sud Tirol dell’ex-Pierpaolo Bisoli ha addirittura una classifica migliore del Cagliari, mentre la successiva gara casalinga con il Pisa nasconde le solite insidie di un confronto contro una formazione di bassa classifica che come si è potuto notare in serie B ha poco valore. Anche quelle squadre che sembrano arrendevoli e di livello tecnico non eccelso possono mettere il difficoltà le più blasonate grazie all’agonismo ed alla corsa. Per il Cagliari è già accaduto contro il Venezia, che le diede una lezione di calcio proprio alla “Unipol Domus”.