CAGLIARI IN CERCA DI IDENTITÁ

CAGLIARI IN CERCA DI IDENTITÁ
mercoledì 17 novembre 2021, 11:55Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

Come se avesse perso improvvisamente la memoria, non riconosca la Terra, il Popolo e non sappia essere Squadra. Nel calcio sono numerose le identità che concorrono al miglior rendimento di una rosa. Alla base c’è l’identità tecnica e tattica, sapersi riconoscere in campo e giocare di conseguenza, secondo modalità e situazioni che il singolo giocatore sente proprio le sue. In questo senso il Cagliari non  può permettersi di costruire in corsa  nuove identità. Ha cercato di farlo e ha visto i pessimi risultati ottenuti. Deve ripartire dalle certezze, dai “ricordi” di gioco, dalle posizioni in cui il calciatore si sente proprio lui, con la sua identità. Anche perché le peculiarità dei singoli non sempre sono adatte ai cambi tecnici e tattici. Giocatori istintivi come Nandez, ad esempio, non puoi frenarlo chiedendogli di fare cose diverse da quelle che fa abitualmente e che sono di valore proprio per il riflesso, la velocità di pensiero, l’animo che lo caratterizza. Il solo pensare cosa fare lo rende un pesce fuor d’acqua. Ci sono i “ragionatori” più adatti a questo tipo di  adattamento, ma quanti ne ha il Cagliari di quelli che in un batter d’occhio acquisiscono distanze e posizioni diverse? E per ogni calciatore che sposti ce ne devono essere almeno due o tre che devono riadattarsi.

L’identità è importante quindi per il lavoro più spiccio, quello che riguarda esclusivamente il fisico e il talento, il primo vero confronto con gli avversari. Perché poi c’è l’altro aspetto identitario che nel calcio moderno fa la differenza. Se non fosse così mai capiterebbe che una squadra come l’Irlanda del Nord possa imbrigliare l’Italia. Calciatori tecnicamente inferiori, tatticamente più sicuri della loro “identità” calcistica, strutturati con intese consolidate che riescono a compensare a differenze individuali notevoli. Anche per una questione di animo, di appartenenza, di attenzione e motivazione. Rappresentare una nazione, lingua, cultura, società di appartenenza è moltiplicare le qualità emotive, la struttura mentale, la forza dell’insieme. Degli undici che scendono in campo a Belfast ce ne sono undici che giocano per la gente d’Irlanda, per una TERRA e per un POPOLO. Non è solo uno slogan per catturare allocchi con la luce dell’emozione. È un principio, è un valore che  fa parte dell’educazione di cittadini di una stessa nazione. Principi che in Italia mancano per effetto di una costellazione di culture di origine che hanno stessa cittadinanza ma che non sono “gli italiani” che auspicava Massimo D’Azeglio una volta fatta l’Italia.  E il problema si pone anche nei singoli club, soprattutto in quelli che hanno le potenzialità e le ragioni per sentirsi “nazione”, anche con cittadinanze acquisite. Molti giustamente, forse, dicono che non ci potranno più essere i Riva o i Conti (io non ne sono convinto), ma ci potrebbero ancora essere i Matteoli, i Pusceddu, i Cossu, Agostini, Joao Pedro…Ops!... Eh sì, giocare per la società in cui si vive, dove crescono tuoi figli, ti costruisci l’habitat familiare, senza sentirti un pacco in transito che ad ogni pausa di campionato viene collocato e ipotizzato sul mercato. Il calcio è cultura e chi ignora (ignorante) gli aspetti emotivi dello sport, che creano attenzione, determinazione, gloria e onore, è trascurare il motore della vita. La differenza tra il calcio vegetativo e il calcio passionale e dinamico.

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VITTORIO SANNA  - Giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari. Autore del libro "La Terra dei Giganti", appena uscito nelle librerie. Un viaggio nella storia dello sport e della relativa statuaria sportiva, dalle prime civiltà ai giorni nostri. Una sezione con i profili degli 88 olimpionici e paralimpici sardi nelle Olimpiadi e Paralimpiadi moderne finora riportati alla luce attraverso un continuo lavoro di ricerca.