CAGLIARI, TUTTI IN VETRINA

CAGLIARI, TUTTI IN VETRINA
lunedì 28 giugno 2021, 00:05Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

Soldi, soldi e soldi, per un Cagliari affamato che dopo gli amori folli di inizio autunno predica l’austerità e non vede l’ora di potersi ristorare. Sarà anche per questo, a sentire le trombe del mercato, nessuno può sottrarsi all’etichetta con il prezzo giusto. Nella vetrina ci finiscono tutti. La parola incedibile sembra non esistere e come nel film la “proposta indecente” è solo una questione di prezzo. Sul banchetto vendite c’era più di tutti Alessio Cragno. Ma siccome i soldi nel mercato sono pochi, chi vuole un portiere non vuole spendere cifre folli. E allora perché non chiedere notizie di Vicario, efficacia garantita e prezzo decisamente più accettabile. L’importante è incassare senza rischiare di non vedere entrare liquidi. Il futuro è tutto da disegnare. I tasselli da scegliere. Ceppitelli dovrebbe firmare ma non l’ha ancora fatto. Carboni c’è, Walukievicz traballa. Ma anche per lui se non arrivano soldi si potrà sempre dire che erano solo chiacchiere giornalistiche. In una difesa tutta da fare dove Godin è il pomo della discordia finché non torna. Poi, una soluzione si troverà e il colpevole sarà il cronista che ha interpretato male la posizione della Società.

In vendita quindi non solo Nandez, ma se capita anche Lykogiannis, oppure Marin e soprattutto Deiola, sardo sotto stimato nei conti di casa ma da vendere con  ampio guadagno se deve andare via. Un po’ il discorso che vale anche per Tramoni e Gagliano, al centro di uno strano percorso Giulini/Cellino.

È un mercato aperto a qualsiasi soluzione. Simeone, Oliva, ma anche Gaston Pereiro. Venghino, signori venghino: il Cagliari ha bisogno di vendere, dopo aver raddoppiato in pochi anni la spesa ingaggi e reso insufficiente il cospicuo bottino delle entrate televisive che un tempo copriva abbondantemente le spese.

Se poi le logiche che giustificano le possibili partenze sono che i giocatori “meritano una big”, quasi ora stessero nel quarto mondo, e che il Cagliari d’altronde cosa può pretendere oltre la permanenza in Serie A, ecco che il quadro “distruggi stima” è completato. Dimenticando la storia e il carattere di una squadra, di un popolo e di una terra. Per soddisfare questi bisogni bastano le ripetute celebrazioni dello scudetto, un caso irripetibile, il ricordo al quale afferrarsi per potersi sentire adeguati in un mondo in cui la Superlega è fatta per prendere le distanze dalle altre “squadrette”:

E i sogni? Tutti i sogni che lo sport alimentano? Non è tempo di sognare a vedere quel che succede. Accontentatevi di ciò che passa il convento, qualche promessa che si dimentica facilmente e soprattutto una palestra per far crescere i calciatori degli altri. Non è tempo di bandiere, di false illusioni. È sempre più carestia e il Cagliari deve vendere, prima di tutto vendere. Basta chiedere e trovare il prezzo giusto. Tutto il resto viene dopo. Ma state certi di una cosa: chi rimarrà non era sul mercato, era incedibile, la società non ha mai pensato di venderlo. Solo chiacchiere, chiacchiere di cronisti e non confidenze ruffiane di chi suggerisce operazioni redditizie. Tanto si può sempre smentire.