Il Cagliari dalle tante risorse e l'inattesa carenza offensiva: la verità sta nel mezzo. Da Bari, Reggina e Ternana un forte segnale: per arrivare in fondo servirà un rendimento superiore alla media

di Sergio Demuru
Un punto per amico. Giusto per tamponare l’emorragia dopo due turni casalinghi devastanti. A Genova con un fardello pesante, il Cagliari ha comunque puntualizzato di essere sul pezzo, anche se il suo atteggiamento in campo lasciava facilmente intendere che vi era un velo di sudditanza psicologica nei confronti degli avversari. I rossoblù riconoscevano, senza dichiararlo, di aver timore di una squadra che probabilmente lotterà assieme a loro sino alla fine per tornare nella massima serie. Miglioramenti nella fase difensiva, qualche spunto in profondità seppure raro e tanta abnegazione, questi gli ingredienti che il tecnico dovrà salvaguardare e migliorare senza distogliere l’attenzione da quelle che sono le priorità legate alla carenza offensiva.
Liverani ha mostrato di tenere in pugno il complesso. Ha schierato una squadra equilibrata, con due punte dallo scatto breve (Lapadula-Luvumbo), che si intersecavano all’atto della proposta offensiva. Mancosu ha agito da trequartista, senza però particolari acuti. Soluzioni tattiche che verranno utili in futuro. Per ora l’importante era proseguire a far punti e dar respiro ad una classifica che fin d’ora vede il Cagliari all’inseguimento. Siamo quasi ad un quarto di campionato e quello che però balza agli occhi è la sterilità di un attacco che si annunciava essere performante ed invece zoppica vistosamente, nonostante una batteria di risorse di buon livello.
È un Cagliari che deve crescere dal punto di vista della costruzione dell’azione, connessa proprio alla finalizzazione. Lo sviluppo delle trame deve partire da lontano, addirittura dal basso, con la partecipazione di tutti. Per transitare poi nella zona nevralgica, quel centrocampo che ha comunque giocatori dai piedi buoni. Se anche un granello di sabbia entra in questo contesto di sottile ingranaggio, ecco che saltano gli equilibri. In mezzo al campo non si dovrà subire come è accaduto a Genova per lunghi tratti, ma sarà necessario avere una personalità più appropriata. È anche vero che con il trascorrere delle giornate non vi saranno avversari del medesimo spessore del Grifone, ma la serie B ha messo in evidenza che vi sono squadre apparentemente di secondo piano che ti possono mettere in difficoltà sul piano della corsa e dell’applicazione. Il quadro generale attualmente è fedele al rendimento.
Sono trascorse otto giornate dall’inizio del torneo e guardare ora la classifica non è stimolante. Il Cagliari si trova in una posizione ibrida, alle spalle di formazioni partite non certo con le sue stesse ambizioni. La Reggina è certamente la maggior sorpresa con il suo tasso tecnico non certo di prim’ordine, ma supportato da un gioco spumeggiante e fatto di tante componenti agonistiche. Che probabilmente ben si sposa con la realtà della cadetteria. Il primo posto dei calabresi in comproprietà con il Bari è un segnale forte in un campionato che vede anche la Ternana primeggiare. Potrebbero essere solo degli episodi isolati, poi alla lunga i veri valori delle singole formazioni dovranno per forza di cosa venir fuori. Restano le strabilianti prestazioni iniziali di queste due società partite a fari spenti, senza proclami e con entusiasmo da vendere. La Reggina attualmente allenata da Pippo Inzaghi nella scorsa stagione si salvò con abbondante anticipo nonostante due punti di penalizzazione, mentre la Ternana di Cristiano Lucarelli è una veterana della cadetteria. Per arrivare sino in fondo ci vorrà rendimento superiore alla media a lungo termine. Che il Cagliari potrebbe proporre, anche per l’ampiezza della rosa.