Maglia, chitarra e destino: il legame tra Riva e De André
Domani, all’Unipol Domus, Cagliari e Genoa torneranno a guardarsi negli occhi. Una sfida che, sulla carta, vale tre punti, ma che nella memoria del calcio italiano custodisce qualcosa di più profondo. Perché tra queste due squadre scorre una storia antica, fatta di uomini, destini e simboli che hanno saputo parlare a un intero Paese.
Era il 14 settembre 1969 quando, in una casa di Genova, due leggende si incontravano per la prima volta: Fabrizio De André e Gigi Riva. Due silenzi diversi, due timidezze simili, due mondi lontani che il rispetto e un bicchiere di whiskey avvicinarono. Riva, attaccante del Cagliari destinato a fare la storia; De André, cantautore appena reduce dal successo di Volume 3, tifoso del Genoa e innamorato della Sardegna. Quella sera non nacque solo un’amicizia, ma un ponte: tra l’isola e la Superba, tra il poeta e il bomber, tra chi cantava la vita e chi la sfidava in campo. Alla fine dell’incontro, De André regalò una chitarra a Riva, e Riva gli consegnò la sua maglia numero 11. Un gesto che non aveva il sapore del folklore, ma quello del destino.
Oggi, più di cinquant’anni dopo, quell’immagine sembra tornare a respirare. Domani Cagliari e Genoa si ritroveranno di nuovo, non per riaprire un capitolo ma per continuarlo. Le due tifoserie, così diverse e così fiere, così legate da un filo che parte da molto lontano, sentiranno forse un brivido speciale nell’aria.
Perché questa non è una partita qualunque: è un pezzo di storia che torna sul prato, un’eco di amicizie improbabili, di incontri irripetibili, di maglie scambiate che diventano simboli eterni.
Cagliari-Genoa, domani, sarà anche questo: la memoria di ciò che siamo stati, e la bellezza di ciò che ancora il calcio sa raccontare.