Vittorio Sanna: "Dal Cagliari salviamo l’atteggiamento, sempre combattivo e volto a cercare risultato"

Vittorio Sanna: "Dal Cagliari salviamo l’atteggiamento, sempre combattivo e volto a cercare risultato"
Ieri alle 22:45News
di Giorgia Zuddas

Nel suo consueto "Commento a Caldo" per Galleria Progetti, il giornalista Vittorio Sanna ha analizzato la sconfitta del Cagliari contro l’Inter, soffermandosi sulle differenze tecniche e di ritmo che hanno caratterizzato la gara e sugli aspetti positivi da cui la squadra rossoblù può ripartire.

"L'Inter ha vinto meritatamente ed è difficile individuare i difetti del Cagliari rispetto a quella che è stata una delle migliori partite dei nerazzurri in questo avvio di torneo. L'Inter ha ritrovato il suo centrocampo motore, quello collaudato che già aveva Inzaghi, con Çalhanoğlu, Mkhitaryan e Barella: hanno diretto la manovra con una facilità incredibile, a una velocità supersonica e con tempi di precisione tecnica di altissimo livello. Quando il Cagliari si è trovato di fronte una squadra capace di esprimere il proprio gioco anche ad alto ritmo, è andato in difficoltà. I rossoblù puntano molto a incrementare la pressione per indurre l'avversario all'errore, ma in questo caso l'avversario, almeno per un'ora, ha sbagliato quasi niente nella circolazione di palla. L’Inter, inoltre, è stata abile lettrice delle linee di passaggio anche in fase difensiva: molte volte il Cagliari ha costruito fino al limite dell'area ma non è mai riuscito a concludere, perché i difensori hanno inibito lo sviluppo del gioco. Questa differenza si è notata in modo marcato per circa un’ora.

Qual è il pregio che possiamo riconoscere al Cagliari? Quello di aver saputo reggere e affrontare il momento difficile della partita senza subire il secondo gol. Ancora una volta però subire il primo gol, soprattutto contro una squadra come l’Inter, significa favorire la serenità dell’avversario e permettergli di giocare il suo miglior calcio senza paura di non ottenere il risultato. La rete di Lautaro nei primi dieci minuti è stata una concessione pesante: nel momento in cui si concretizza, permette alle grandi squadre di sentirsi ancora più forti. L’Inter ha avuto il merito di non rilassarsi, forse anche perché il Cagliari non ha mai dato la sensazione di poterlo fare. Ogni volta che i nerazzurri hanno tentato di abbassare il ritmo, i rossoblù hanno mantenuto un atteggiamento tale da costringerli a rimanere vigili. La situazione per il Cagliari è peggiorata perché, con meno riferimenti offensivi, è diventato ancora più difficile sviluppare un gioco rapido di fronte all’aggressività dell’Inter, bravissima a ridurre gli spazi.

Nel secondo tempo il momento migliore è arrivato con l'ingresso di Felici e Gaetano: anche il Cagliari ha avuto la possibilità di palleggiare in una fase in cui l'inter aveva leggermente alleggerito il carico. Tuttavia i nerazzurri avevano già creato due o tre occasioni, colpendo anche due pali, prima ancora di quello di Folorunsho, arrivato quando il punteggio era sull’1-0. Questo dimostra che, malgrado la difficoltà della partita e la qualità dell’avversario, i rossoblù sono rimasti dentro il match, sfiorando persino l’opportunità di rimetterla in discussione. Poi però è arrivato ancora una volta quell’intervento mancato di Luperto. Dopo Napoli non avevo voluto sottolineare il suo tirarsi indietro in occasione del passaggio, ma anche stavolta, sul cross arrivato da sinistra, ha esitato quasi per paura di colpire il pallone avendo davanti la porta. Un difensore, in certe situazioni, deve trovare la capacità di opporsi: lasciare passare il pallone equivale di fatto a servire l’avversario che segna. In questo tipo di cross Luperto, pur essendo molto bravo in altre circostanze, ha mostrato limiti e timori, probabilmente una sorta di psicosi verso i palloni bassi e veloci, tanto da non volerli colpire per paura dell'autogol (che peraltro aveva rischiato già contro il Lecce).

Cosa possiamo salvare da questa partita? L'atteggiamento: sempre combattivo, sempre volto a cercare il risultato. Prendiamo atto della forza dell’Inter, che ha un valore diverso dal nostro, ma continuiamo a lavorare per limare i difetti. Un esempio è Esposito: deve migliorare nel gioco senza palla. Spesso si muove soltanto quando il pallone sta arrivando, invece deve imparare a muoversi anche prima, prevedendo lo sviluppo dell’azione, sia in fase offensiva che in quella difensiva".