Cagliari, Viola: "Cagliari in molte cose mi ricorda Reggio Calabria. Al primo incontro mi sentivo già a casa"

Cagliari, Viola: "Cagliari in molte cose mi ricorda Reggio Calabria. Al primo incontro mi sentivo già a casa"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
sabato 31 maggio 2025, 14:00Primo piano
di Paola Pascalis

Nicolas Viola ha parlato nella nuova puntata del podcast del Cagliari Calcio PodCasteddu. Di seguito quanto sintetizzato da TuttoCagliari: "Io nasco a Oppido, ma cresco a Taurianova. Quindi anche calcisticamente i primi calci li ho dati lì. Avevo mio padre che tirava anche lui qualche calcio nelle serie un po’ più basse, però eravamo innamorati con mio fratello di sport, e quindi siamo cresciuti con questa fissa del calcio. E ci accomuna tantissimo, devo dire la verità. Tra Calabria e Sardegna, quando sono arrivato per la prima volta qua, ho visto tantissime cose che mi ricordavano il posto dove ero nato. Cagliari in molte cose mi ricorda Reggio Calabria, anche se molto diverse in alcuni aspetti. Però mi sono trovato subito a mio agio. Questa è stata la prima sensazione che ho avuto. Ricordo il primo incontro con Cagliari come se fossi qui da tantissimi anni. Mi sentivo già a casa".

Inizi immagino da piccolissimo, 4-5 anni, forse anche prima?

Ho iniziato a quell’età, sì. Ho avuto la fortuna di avere mio fratello, ci passiamo soltanto un anno. Anche se molto diversi: avevamo diverse compagnie, diversi amici, forse ci siamo ritrovati più da adulti che da bambini. Ma allo stesso modo, in casa già da piccoli la passione per il calcio rappresentava tutto. Insieme a lui siamo cresciuti con questa voglia, con questa passione, che era quella del gioco e di arrivare in Serie A. Era il nostro obiettivo.

Già da piccoli si alimentava questo sogno tra fratelli?

Sì, assolutamente sì. Un po’ di competizione? Beh, sì, assolutamente sì. Penso che la competizione tra fratelli nasca da subito. Per quanto tu possa voler bene a tuo fratello, comunque c’è una sorta di rivalità. Però è una rivalità positiva, che motiva entrambi e fa crescere tutti e due allo stesso modo. Con caratteristiche diverse, assolutamente, però sicuramente l’influenza di mio fratello mi ha aiutato tantissimo, sotto tutti i punti di vista.

Mi hai fatto pensare a quella dinamica che si verifica fra i piccoli felini, i leoni, le tigri, che quando sono cuccioli lottano fra di loro, in realtà per imparare a lottare nella vita, no?

Sì, diciamo che le prime emozioni, almeno per chi ha fratelli o sorelle, le tiri fuori da piccolissimo. C’è chi lo fa a scuola, chi lo fa a casa, e subentrano le prime emozioni che devi imparare a gestire. Quindi, chi meglio di un fratello della tua stessa età, che vive le stesse cose e gli stessi hobby? Per me è stato leggermente più facile. Anche se ho dovuto fare tutto un percorso per poi capire veramente le emozioni che stavo esprimendo.

Sei a Taurianova: quando il calcio comincia a diventare qualcosa di un po’ più serio? Nel senso: arriva a un certo punto la Reggina, che devo dire — ho guardato le date — si accorge di te tardi. A quanto pare arrivi a 16-17 anni?

Sono arrivato un po’ prima, però diciamo che quell’età è stata l’età dove forse si sono accorti che avevo qualcosa in più degli altri. Quell’età era arrivata la prima convocazione in nazionale giovanile, quindi mi ero affacciato in prima squadra. Forse 18-19 anni erano i primi campionati in Serie B.

E poi arriva anche abbastanza in fretta la Serie A, sempre con la Reggina. Un anno che, se non mi sbaglio, è un anno di retrocessione, ma comunque tu hai potuto assaggiare quel mondo. L’impatto con questo mondo dei grandi, arrivando dalle giovanili. Tu sei stato anche capitano della Primavera, insomma la maglia della Reggina è stata una maglia importante per te. Cosa succede lì?

Ho vissuto 13 anni della mia vita lì, e ho vissuto tantissimo. Mi sono trovato benissimo, ho dei ricordi meravigliosi. La Reggina mi ha fatto crescere sicuramente come persona e come uomo. Ho avuto un esordio in Serie A bellissimo, perché mi ricordo che avevo giocato titolare e mio fratello è subentrato a me. Quindi abbiamo avuto lo stesso momento. Ricordo questa esperienza con tantissima gioia. Anche se lì per lì avevo un po’ rosicato, penso che fosse superiore…avrei voluto giocare insieme a lui. Lui era un attaccante, io un centrocampista. Adesso io sono diventato attaccante, lui non gioca più. Avevamo ruoli diversi, lui giocava un po’ più avanti. È un ricordo che all’inizio ho vissuto con un po’ di rammarico, ma è un ricordo bellissimo che mi porto dietro.