Jeda: "Cagliari nel mio cuore, avrei voluto chiudere la carriera lì. Allegri ci fece rendere al massimo"

Ospite del podcast Mentality, Jeda ha ripercorso la sua carriera, tornando sull'importanza della sua esperienza con la maglia del Cagliari. Di seguito le parole dell'ex attaccante rossoblù, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Cagliari è nel mio cuore, lo dico sempre quando mi chiedono che squadra tifo. È una piazza dove sono stato quasi tre anni, ma ci sarei rimasto anche di più, volentieri. Mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera lì: quello era il mio sogno quando sono arrivato. Perché lì c’era un gruppo vero, fortissimo, e nei momenti di difficoltà bastava guardarci in faccia per capire cosa fare. Non serviva parlare tanto. Ci aiutavamo, sapevamo reagire insieme. Il primo anno c’era Ballardini, poi è arrivato Allegri. Ricordo bene: cinque sconfitte di fila all’inizio e tutti a chiedersi cosa stesse succedendo. Ma noi giocavamo bene, il problema erano solo i risultati che non arrivavano. Ricordo che anche il presidente ci chiedeva: “Ma che succede?” E noi, da spogliatoio unito, gli dicevamo: “Presidente, stia tranquillo, ne usciamo noi da questa situazione”. E infatti ne siamo usciti. A un certo punto eravamo quarti in classifica, in zona Champions. Io scherzando dissi: ‘Se andiamo in Champions succede la fine del mondo!’. Ma eravamo davvero forti.
Allegri? Un grande allenatore. Altro che calcio difensivo: gli piace il bel gioco, eccome. Lo dicono in pochi, ma era uno tecnico anche da calciatore. Sapeva adattarsi, certo, ma non ci metteva mai dietro ad aspettare. Noi avevamo qualità: c’erano Cossu, Matri, Nenè, Lazzari, Fini, Conti... Gente con i piedi buoni. Il modulo che ci esaltava era il 4-3-1-2, con Cossu trequartista e io che facevo l’attaccante ma anche da raccordo. Era un calcio pensato, mai improvvisato. Allegri ti preparava al meglio, ti faceva arrivare in campo pronto. Il suo merito più grande era proprio quello: farti rendere al massimo. E per me, che l’ho vissuto, non è una sorpresa se è arrivato dove è arrivato. Quelle cose non gliele ha regalate nessuno. Se l’è guadagnate con il lavoro".