UN MIRTO CON... GIGI CAGNI

UN MIRTO CON... GIGI CAGNITUTTOmercatoWEB.com
martedì 30 gennaio 2024, 00:00Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Da calciatore debuttò in serie A con la maglia del Brescia, nel gennaio del 1970, proprio contro il Cagliari di Gigi Riva. Sì, quella squadra leggendaria che di lì a qualche mese avrebbe issato la Sardegna sul tetto d’Italia, compiendo una delle imprese più memorabili nella storia del massimo campionato italiano.

La sua carriera di allenatore toccò forse il punto più alto sulla panchina del Piacenza, che lui trasformò nella quintessenza della combattività e del pragmatismo senza tuttavia rinunciare a giocare un calcio aggressivo e, soprattutto in casa, a tratti arrembante. Una squadra iconica, grazie alla guida sicura e gagliarda di Luigi “Gigi” Cagni, che frequentò con discrete fortune la serie A stellare nella prima metà degli anni Novanta e che costringeva tutti gli avversari, anche i più blasonati, a sputare sangue fino all’ultimo secondo se volevano portarsi a casa l’intera posta. Ricalcando lo spirito arcigno e indomito del proprio allenatore, che tuttora segue la A e la B con vivido interesse e con un particolare occhio di riguardo per la bagarre in zona retrocessione, che tante volte l’ha visto protagonista nella sua lunga avventura in giro per le panchine di mezza Italia.

Gigi, ha seguito il cammino fin qui compiuto dal neopromosso Cagliari in questo campionato?

“Certamente. Il Cagliari è una squadra che, aldilà della fiducia personale che ripongo nel suo allenatore Claudio Ranieri - lo conosco bene: è un tecnico molto esperto e preparato e non credo possa esserci miglior guida per la formazione rossoblù - ha dei pregi e dei difetti. Come del resto tutte le formazioni invischiate nella lotta per evitare la retrocessione. Dico che l’esperienza di Claudio, tuttavia, sarà determinante per condurre la nave in porto.”

Ultimamente proprio Ranieri è stato “accusato” di schierare una squadra troppo chiusa e remissiva, sia tatticamente che psicologicamente, sperando poi di vincere o pareggiare la partita con l’ingresso della seconda e della terza punta negli ultimi quindici minuti della ripresa. Operazione che, ovviamente, non sempre riesce. A suo avviso la tattica iniziale “difesa e ripartenza”, stanti gli uomini a disposizione del mister romano, alla lunga comunque paga o sarebbe necessario provare a giocare di più il pallone, alzando il baricentro e mostrando più intraprendenza?

“Difficile esprimere un giudizio, dall’esterno, sulla tattica adottata dall’allenatore. Bisognerebbe conoscere approfonditamente le risorse tecniche - e non solo - di cui dispone. Personalmente non credo ci sia qualcuno che, più di Ranieri, abbia gli strumenti per decidere cosa fare prima e durante la partita. E poi, per esperienza personale, posso dire che i campionati si vincono e si perdono nelle ultime sei-sette gare. Quindi è fondamentale arrivare al rush finale in una condizione fisica e mentale ottimale. Ritorno a dire che nessuno più dell’allenatore conosce le prerogative, lo stato emotivo e la condizione atletica dei suoi giocatori.”

Gigi, lei dall’esterno come lo vede il Cagliari? Le sembra una compagine in grado di salvarsi in anticipo o una squadra destinata a soffrire, come spesso vaticinato da Ranieri, fino all’ultimo istante dell’ultima giornata?

“Per come stanno le cose adesso credo che i rossoblù dovranno lottare fino all’ultimo respiro. Però mi sembrano qualitativamente attrezzati per raggiungere il loro obiettivo, anche nei propri singoli.”