ESCLUSIVA TC - PIERPAOLO MARINO: "In zona salvezza la vera sorpresa è stata il Verona, non il Cagliari: i sardi erano potenzialmente da dodicesimo posto in classifica. Nicola è la scelta migliore per sostituire Ranieri: ha il carattere dei sardi"
Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani e “architetto” di tante squadre spettacolari e brillanti, commenta l’entusiasmante lotta salvezza che, nello scorso campionato, ha decretato la retrocessione di Salernitana, Sassuolo e Frosinone e ha premiato Cagliari e Verona, nonostante le grandi difficoltà incontrate dai sardi e dagli scaligeri nel corso della stagione.
Pierpaolo, che conclusioni – e che insegnamenti – si possono trarre dall’appassionante bagarre che, in zona salvezza, ha coinvolto un gran numero di compagini prima che arrivassero i verdetti definitivi?
“Direi che la vera sorpresa in positivo è stata il Verona, che a gennaio dava l’idea di essere in una situazione di smobilitazione generale: la società, in quel frangente, ha pensato più che altro a vendere. Invece il Cagliari, ad esempio, mi ha sempre dato la sensazione di essere una squadra viva. Anche nei momenti di maggiore affanno. Quella capacità, mostrata in più circostanze, di ribaltare la partita negli ultimi minuti testimoniava in modo eloquente la volontà ferrea del gruppo di non arrendersi mai. E lo spirito combattivo e resiliente è la qualità più importante per una squadra che lotta per conservare la categoria.”
Possiamo invece indicare nel Frosinone la sorpresa in negativo del girone di ritorno? I ciociari, al giro di boa del campionato, sembravano in grado di conquistare una comoda salvezza. Poi invece…
“Al Frosinone è successo ciò che diverse volte, in passato, era capitato proprio al Cagliari. Penso alla squadra di Maran, che nel girone d’andata aveva stupito tutti e poi aveva accusato un brusco calo nella seconda metà della stagione. Quando si esaurisce nei giocatori quella voglia di sorprendere che a volte porta a performare al di sopra delle proprie possibilità, beh si spezza l’incantesimo. E se, in quel momento, la squadra non ha ancora accumulato tutti i punti necessari a salvarsi, alla fine la paga cara. Questo è un refrain che riguarda soprattutto le formazioni neopromosse, meno esperte e poco pratiche della categoria.”
Le faccio una domanda molto diretta: i media – soprattutto in Sardegna – hanno descritto la salvezza del Cagliari come un vero e proprio miracolo. Non si tratta di una visione un po’ distorta? Lei non ha la sensazione che il pur apprezzabile risultato ottenuto dalla banda Ranieri sia stato, in realtà, un po’ sovrastimato? L’organico rossoblù, a ben vedere, non era esattamente da terzultimo posto…
“Parliamoci chiaro: se guardiamo al Cagliari della scorsa annata vediamo una squadra da dodicesimo-tredicesimo posto in classifica. Questo era il valore reale della rosa isolana. Tuttavia le distanze rispetto alle ultime tre posizioni sono così sottili e risicate che, a volte, la lungodegenza di un giocatore importante o altri imprevisti che capitano nel corso di un campionato possono determinare situazioni d’emergenza difficili da fronteggiare. La differenza nel Cagliari l’hanno fatta alcune individualità e le tante varianti presenti in attacco. Nella lotta per la sopravvivenza è fondamentale avere un parco attaccanti prolifico e numeroso: magari, come successo a Pavoletti e compagni, ogni singola punta segna pochi gol, che però sommati tra di loro risultano determinanti in ottica salvezza. E poi naturalmente decisivo è stato l’apporto, in termini di esperienza e di carisma, di Claudio Ranieri: nei momenti critici il tecnico di Testaccio ha saputo adottare anche quegli atteggiamenti istrionici che hanno aiutato il gruppo a non sprofondare nel baratro.”
Capitolo nuovo allenatore: al novantanove per cento Davide Nicola verrà annunciato nei prossimi giorni come erede di Claudio Ranieri. Il mister piemontese ha tutti i crismi per raccogliere degnamente il testimone?
“Migliore scelta per sostituire Claudio il presidente Giulini e il DS Bonato non potevano fare. Nicola incarna proprio l’indole e la mentalità dei sardi: è battagliero, tenace, caparbio. In più il suo curriculum, per una squadra che deve salvarsi, è a dir poco eccellente.”