L’ANTOLOGIA DI TOM RIVER

L’ANTOLOGIA DI TOM RIVER
lunedì 20 dicembre 2021, 00:05Il punto
di Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari

Li senti piangere dalle sponde del mare, dietro i palazzoni di Sant’Elia, fino a raggiungere l’entroterra, da dove arriva quel popolo che si colora di rossoblù e si è sparso per il mondo sospinto dal vento della crisi. Sono i tifosi del Cagliari, mai così umiliati e comunque sempre dietro ad una passione che rappresenta in un sadico gioco, il sogno di una realtà migliore, la consapevolezza di una identità. Li senti lamentarsi in quella collina di materiali, alluminio e legno, che è stata eretta sul parcheggio di un cimitero, il vecchio stadio, dove i gloriosi fantasmi non sono mai arrivati del tutto,confinati nel “Casermone”, l’Amsicora, traboccante di ricordi nostalgici. Piangono e sostengono una squadra che non c’è, che non si ritrova, che ci si è scordati sia mai esistita. Così poche vittorie in tante partite non trovano peggio in cento anni di storia, nemmeno in quelli di bombe e povertà.

La squadra è una sorta di “reula”, di anime dannate costrette ad uscire per espiare le loro colpe. Uomini che sono crollati alla morte lenta e violenta, ammucchiati senza un senso, ammassati in un insieme dove i ruoli per sostenersi sono venuti a mancare. Sempre di più, un po’ per tutti. C’è chi ha resistito a lungo, dimenandosi e ribellandosi al destino. E chi, più fragile, ha ceduto alla paura, lasciandosi andare alle fughe di coscienza, cedendo ad una realtà che non riconosceva. Sconforto che si traduce in incapacità generale. Anche se ciascuno di loro ha una storia da raccontare. Molti di loro un passato luminoso del quale però non è rimasta traccia.

L’ultimo a cedere è stato il Capitano. Dalla collina ora si è alzato anche il suo grido. Ha cercato di portare con sé gli uomini più forti, di farsi aiutare a trovare la cura, la strada per uscire dalle sabbie mobili sempre più profonde. Ha segnato tanti gol, ha parlato con saggezza, ma poi, di fronte alla disperazione generale anche lui urla e si dimena. Senza avere nessuna colpa è finito per subire il destino che non  è stato certo lui a determinare.

Sono lassù, in cima alla collina che domina Tom River che ci sono le croci più alte, le macerie che cadendo a valle hanno travolto tutto. L’allenatore, un finto chimico che pensava di poter risolvere tutto con le ricette dei praticoni. Utilizzando gli ingredienti alla rinfusa, senza avere le medicine del passato glorioso. E di fronte al male che cresceva, il veleno distribuiva, scaricandolo su chi aveva bisogno di trovare un senso, una traccia, una linea, forse solo anche un poco di condivisione e comprensione. Ha mantenuto il suo angolo pulito, ma ha inquinato buona parte della collina.

Con lui, chi ha creduto che potesse risolvere ogni male, il Capo di nome, direttore di mestiere. Chi doveva dirigere il mercato e fornire le risorse per non cadere così in basso. Una scelta scellerata che nasconde cercando fantasmi, pitturando mostri, tra le vittime di un sistema che non poteva certo crescere, ma che è imploso miseramente. Ora che potrebbe dare conforto alle anime per costruire un nuovo purgatorio, preferisce costruire l’inferno, dove i dannati si inseguono alla ricerca del colpevole, di pochi colpevoli, che non possono essere ragione di tale disastro.

Tom non parla. Dall’alto della sua collina suona un violino stonato che ben si adatta all’ambiente della sua società, un requiem gracchiante. Non parla e aspetta che accada qualcosa, che si trovi una ragione, una scusa, un  pretesto per poter uscire dalla condanna. Sperando sia momentanea. Suona il suo violino ma pochi sono rimasti a danzare. Solo gli elementi più fedeli del teatrino che ha bisogno di riprendere vita. E quando dalla collina dell’Unipol Domus risplenderà nuovamente il sole, allora il buio fetido che accompagna questi tempi diventerà un ricordo sbiadito. Non più giorni di sofferenze austere, di sguardi chini, di urla e pianti che somigliano agli antichi attitus delle donne sarde. Oggi, solo mani scarne, protese verso il cielo, che dal fango chiedono un gesto di umiltà. Un mea culpa da cantare insieme, per ripulire le sponde di un’Isola una volta felice e orgogliosa.

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VITTORIO SANNA  - Giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari. Autore del libro "La Terra dei Giganti", appena uscito nelle librerie. Un viaggio nella storia dello sport e della relativa statuaria sportiva, dalle prime civiltà ai giorni nostri. Una sezione con i profili degli 88 olimpionici e paralimpici sardi nelle Olimpiadi e Paralimpiadi moderne finora riportati alla luce attraverso un continuo lavoro di ricerca.