SENZA GERARCHIE

di Vittorio Sanna
Sicuramente a tutti è capitato di affrontare un esame, un concorso o un colloquio di lavoro importante. Tutti sanno qual è il peso psicologico di giocarsi il futuro in poche ore. Non la condizione migliore per esprimere a pieno il proprio talento. Il ritiro precampionato non deve essere un esame per qualcuno e una formalità per altri. Deve essere per tutti la stessa cosa.
Cambiare mentalità. Il Cagliari deve partire da qui. Deve creare le migliori condizioni perché i suoi calciatori possano esprimersi. Tutti i calciatori. Non deve essere un marchio, l’età, l’esperienza, il blasone, il curriculum. Tutti devono avere la possibilità di lavorare sereni e di cogliere la grande opportunità di porre le basi per la prossima stagione. Fare riferimento alle logiche del passato, sarebbe un grande errore in una rosa dove troppi sono i giovani per non sentirsi ancora parte del progetto. Troppi sono anche gli aggregati per pensare di dover trascorrere giorni importanti solo ad aspettare altre sistemazioni. La gestione delle pressioni deve essere la prima grande conquista del nuovo Cagliari. Non ci può essere una fiducia a tappe. Nessuno deve sentirsi garantito. Tutti devono spendere il massimo per la causa rossoblu. Non ci devono essere considerazioni diverse tra Luperto e Pintus, tra Vinciguerra e Luvumbo, tra Liteta e Deiola, tra Trepye Pavoletti.
La mentalità di una squadra dove i giovani concorrono e non inseguono, in cui tutti crescono e nessuno è arrivato alla fine del percorso, in cui tutti sono coinvolti e non al margine, è fondamentale. Iniziare già con l’idea che ci sia chi ha il posto garantito, chi è sotto esame, chi ha la valigia dietro la porta sarebbe minare il progetto già nell’idea di partenza. Sembra un discorso filosofico ma se lo traduciamo in condizione psicologica e emotiva diventa una classificazione gerarchica, in un gruppo dove non ci sono fuoriclasse ma componenti con caratteristiche diverse. Alcuni in grado già di esprimere una buona dose del loro potenziale e altri che invece devono iniziare a farlo. Da questi ultimi soprattutto deriva la crescita, perché hanno molto più da imparare e quindi valore da aggiungere. Come hanno fatto sorprendentemente lo scorso campionato Piccoli, Zortea e Adopo. Dallo staff, allestito appositamente per valorizzare a pieno ogni singolo convocato, deriva questa crescita. Sono loro che devono accompagnarla, partendo proprio dai limiti, dal potenziale inespresso. Altrimenti, se si pensasse a conservare solo i valori di partenza, si rischierebbe grosso.
Se crescono gli ultimi ne traggono vantaggio anche i primi. In uno spirito che supera il concetto di gruppo ed entra nella vincente concezione di essere squadra. L’ambiente in cui i valori si moltiplicano e non si sommano.