VIETATO SOGNARE

di Vittorio Sanna
Il personaggio che mi viene in mente è Furio, uno dei tanti interpretati da Carlo Verdone. Pignolo, metodico, scontato, mai una trasgressione o una concessione al sogno e alla fantasia. Mi è tornato in mente dopo Napoli-Cagliari. Niente spazio al sogno. L’unica possibilità? Le stesse di sempre, guai spostare una virgola. Il Cagliari metodico e scontato è andato incontro alla sua condanna nell’ultimo pur suggestivo appuntamento, senza piangere ma anche senza pensare di poter sorridere. Sguardo dritto, scelte solite, risultato preventivato. Nessuna licenza alla fantasia, nessuno spazio neanche al romanticismo.
Ci si chiede il senso di novanta minuti trascorsi a guardare l’orologio prima di tornare a casa con il compitino finito già domenica scorsa. Ci si chiede il perché di un atteggiamento ostativo nei confronti di concessioni per i più scontate che avrebbero dato un senso, un orizzonte, una gioia a chi sta sognando e per il suo sogno si sta spendendo, sacrificando, vincendo giorno per giorno i propri limiti.
Limite invalicabile quello che porta alla prima squadra. Se non ha mai giocato Jankto figuratevi se ci può essere spazio per i ragazzini, per quanto capaci di vincere nella loro categoria. A quanto pare è già una grande concessione convocarli e portarli in panchina.
Non è questo il Cagliari per i Sardi tifosi veri rossoblu. Per chi ha sangue blu da tifoso, oltre che rosso da uomo, il Cagliari non conosce limiti. Deve dare spazio ai suoi sogni. Deve cercare di vincere anche quando tutti lo danno per perdente. Deve alimentare la speranza di un destino migliore. Chi pensa come Furio che tutto debba rimanere nell’ordine stretto dello scambio alla pari, compito richiesto, esecuzione essenziale, non si sposa con la nostra generosità, con la voglia di sorprendere, di capovolgere i valori, di salire sempre più in alto. Almeno nel calcio.
Se avessimo perso 2-0 con Ciocci titolare, con l’esordio di Cogoni, Iliev e Vinciguerra, l’umore sarebbe diverso, le speranze sarebbero diverse, le prospettive sarebbero altre, la considerazione sarebbe di tenore differente. Invece abbiamo perso 2-0 come tutti si aspettavano, come desideravano i Napoletani, come valore oggettivo della squadra, con coloro che hanno il pass per il convento, con i soliti noti che garantiscono l’equilibrio interno al gruppo. Abbiamo, secondo copione, fatto la nostra parte, perdendo. Un ruolo senza speranze, della squadra rassegnata alla solita routine, di un simbolo che abbatte qualsiasi entusiasmo. Ci è stato trasmesso l’accontentiamoci, teniamo i piedi per terra, accettiamo di essere mediocri e inferiori. La negazione dei sogni che il gioco, lo sport, fa volare come aquiloni fin dalla tenera età. Una prospettiva funerea anche per le prossime stagioni. Se non si cambia. Se non si accresce l’autostima e la motivazione. Altrimenti, meglio seguire il consiglio e segnarsi la frase di Savonarola: “Ricordati che devi morire!”.