Cagliari, Luperto: "A Napoli mi allenavo spesso con la prima squadra. Quella esperienza mi ha formato"

Cagliari, Luperto: "A Napoli mi allenavo spesso con la prima squadra. Quella esperienza mi ha formato"TUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 17:30News
di Martina Musu

Sebastiano Luperto è stato protagonista della nuova puntata di PodCasteddu, il podcast ufficiale del Cagliari Calcio. Di seguito alcuni passaggi della sua intervista.

Poi ci sono stati quei tre prestiti, giusto? Hai avuto modo di fare esperienza altrove, dopo aver respirato l’aria di una squadra che ormai lottava stabilmente per i vertici. Il progetto del Napoli, infatti, era già molto avanti: si giocava in Europa e, secondo me, si iniziava già a pensare seriamente allo scudetto.
Siete andati vicinissimi, se non sbaglio, proprio nel tuo ultimo anno lì.

— In realtà quell’anno non c’ero, ero in prestito, l’anno dei 91 punti con Sarri.

Giusto, però comunque eri parte di quel progetto. A un certo punto vai in prestito, in Serie B o in squadre che lottavano per la salvezza: l’hai vissuto come un passo indietro oppure come una tappa naturale del tuo percorso?

— No, l’ho vissuto come una fase normalissima. Avevo bisogno di giocare e di fare esperienza, perché solo così si può davvero crescere. Mi è servito tantissimo, anche per capire le dinamiche di uno spogliatoio vero.
A Napoli, sì, mi allenavo spesso con la prima squadra, ma è diverso quando diventi parte integrante del gruppo, quando vivi la partita da protagonista e non solo da giovane aggregato. Quell’esperienza mi ha formato tanto.

Anche la parentesi di Crotone, che non è stata la mia stagione più felice, in realtà mi ha dato molto: lì ho imparato cosa non fare, cosa evitare di ripetere in futuro, e questo mi ha aiutato molto negli anni successivi.

C’è uno di quei prestiti che ricordi con più piacere, magari per la città o per le persone che hai conosciuto, qualcosa che ti porti ancora dentro?

— Sì, senza dubbio l’anno a Empoli, il primo, nel 2017, quando eravamo in Serie B. Avevamo una squadra incredibile per la categoria, eravamo davvero fortissimi. Quell’anno ho provato una sensazione che poi non ho più rivissuto: scendevamo in campo e sapevamo già che avremmo vinto. Era una cosa pazzesca, bellissima.
Non vedevi l’ora di giocare, perché sentivi che avresti dominato.