Rastelli: "Contento per Pisacane. Deiola mi aveva colpito subito per le sue qualità"
Massimo Rastelli, ex tecnico del Cagliari, è intervenuto ai microfoni di Radiolina per parlare dell'attualità rossoblù. Di seguito le sue parole riprese da TuttoCagliari: "Pisacane? Sono contento per lui, è un ragazzo che si è sempre fatto strada da solo, sempre dimostrato di essere un grande professionista. Gli è stata data una grandissima opportunità e cercherà in tutti i modi di sfruttarla al meglio. Quando l'ho conosciuto ad Avellino, piano piano ha iniziato a farmi vedere delle grandi doti: è un ragazzo intelligente che in campo ti dava una mano, soprattutto all'interno dello spogliatoio. Quando c'è stata la possibilità di venire a Cagliari e il Cagliari mi ha detto che potevo portarmi un ragazzo dietro, Fabio è stato uno di quelli che sapevo che potevano darmi una mano sotto tutti i punti di vista e così così è stato. C'è sempre la l'idea che quando un allenatore si porta dietro dei giocatori quei giocatori sono l'occhio e l'orecchio dell'allenatore all'interno dello spogliatoio e io conoscendo queste dinamiche ho sempre fatto in modo che queste cose non accadessero. Fabio sapeva benissimo come la pensavo, cosa volevo e come volevo si comportassero i giocatori, quindi da questo punto di vista era solo un tramite per trasmettere determinati valori".
Su Deiola: "E' un ragazzo che mi aveva subito colpito. Mi colpì molto per la sua attenzione, recepiva benissimo: mi piacevano la sua fisicità e i suoi inserimenti senza palla, poi aveva un bellissimo tiro dalla distanza e quindi raccoglieva in sé tutte queste qualità che per quel centrocampo, soprattutto per il campionato che dovevamo fare, erano importanti. Feci capire a Stefano Capozucca che era un giocatore che poteva tranquillamente rimanere con noi e infatti poi inizialmente ha giocato da titolare".
Il campionato in B: "In Serie B devi vincere devi andare in serie A, quindi il percorso non è facile. Ho lavorato tantissimo sulla testa dei ragazzi, facendo capire che ogni gara era una battaglia perché ci avrebbero affrontato come se fossimo la Juve. I giocatori ci mettevano la loro qualità per vincere le partite perché alla fine l'allenatore ti può portare ti può dare una mentalità, ma poi in campo sono i calciatori che mettono in pratica quello che prepara durante la settimana".