ESCLUSIVA TC - MARCO SANNA: "Giorgi un uomo straordinario, Mazzone era in anticipo sui tempi. Cagliari deludente col Bari, ma la vittoria al San Nicola non è una chimera"

ESCLUSIVA TC - MARCO SANNA: "Giorgi un uomo straordinario, Mazzone era in anticipo sui tempi. Cagliari deludente col Bari, ma la vittoria al San Nicola non è una chimera"TUTTOmercatoWEB.com
venerdì 9 giugno 2023, 16:00Primo piano
di Matteo Bordiga

Il cuore pulsante del centrocampo del Cagliari. Un motorino inesauribile e moto perpetuo che sapeva farsi trovare in qualunque zona del campo, quasi avesse il dono dell’ubiquità, e sradicava palloni su palloni agli avversari.

La sua marcatura a uomo su Roberto Baggio nel quarto di finale di Coppa Uefa contro la Juventus è rimasta scolpita nella memoria dei tifosi rossoblù, per la pulizia degli interventi e per la determinazione esemplare con la quale Marco Sanna, “tamburino sardo” dal 1992 al 1998, annullò letteralmente il numero dieci più forte della storia del calcio italiano.

Oggi girovaga da una panchina sarda all’altra, nella sua nuova carriera di allenatore, portando in dote il suo bagaglio di esperienza nazionale e internazionale sui campi d’Italia e d’Europa. E segue sempre con grande partecipazione le sorti del Cagliari, tanto da palesare un pizzico di delusione per la prestazione di ieri sera contro il Bari, “non all’altezza dell’ultimo Cagliari targato Ranieri”.

Marco, lei – originario di Sassari – ha vestito il rossoblù cagliaritano per sei lunghi anni. Quale stagione le ha lasciato i ricordi migliori?  

“Ho ricordi meravigliosi della mia permanenza a Cagliari. Se proprio devo scegliere un’annata dico quella della Coppa Uefa, il ’93-’94 sotto la guida di Bruno Giorgi. Eravamo un’ottima squadra, composta da giocatori e uomini straordinari. Sul secondo gradino del podio metto l’anno precedente, quello in cui Mazzone ci ha traghettato al sesto posto che ci ha spalancato le porte dell’Europa. Medaglia di bronzo per la promozione in serie A, con Ventura al timone, del ’97-’98, la mia ultima stagione in maglia rossoblù.”

Lei ha avuto tanti grandi allenatori: Mazzone, Giorgi, Tabarez, Trapattoni, Ventura. A quale di questi è rimasto più legato?

“Beh, Mazzone mi ha fatto esordire in serie A, quindi è naturale che di lui io conservi un ricordo speciale. Era un personaggio unico e un allenatore di carattere, molto carismatico. Inoltre era parecchio avanti rispetto ai tempi in cui allenava: faceva già vedere ed esaminare con attenzione le partite delle squadre avversarie. La famosa ‘match analysis’ la faceva lui, con grande competenza e preparazione. Sapeva sempre chi avrebbe giocato la partita successiva, e te lo descriveva nei minimi particolari. Altri tecnici che io ho avuto negli anni seguenti non avevano questa caratteristica distintiva.

Poi non posso dimenticare Bruno Giorgi: una persona fantastica, certamente all’antica ma un grande uomo e un grande allenatore. Creava empatia con i giocatori, e sapeva costruire un gruppo vincente. Ho avuto anche Tabarez, nel ’94-’95, un mister che ti dava del ‘lei’ ed era preparatissimo e splendido anche sotto il profilo umano.

Ultima menzione per Ventura: il suo famoso 3-5-2 era innovativo e spregiudicato, e prima di utilizzarlo da noi l’aveva sdoganato già a Lecce. Tatticamente era molto meticoloso, e voleva sempre due giocatori per ruolo. La profondità della rosa per lui era importantissima.”

Veniamo ai giorni nostri. Avrà sicuramente visto la finale playoff d’andata contro il Bari: che sensazioni le ha lasciato? Il Cagliari non è apparso brillante come in altre occasioni.

“Innanzitutto voglio dire che Liverani, nella sua gestione, probabilmente ha avuto dei problemi con qualche giocatore. Anche per questo la squadra non è mai decollata. Ranieri ha creato empatia con i giocatori, ma soprattutto con l’ambiente. Lui ha grande ascendente non solo sui cagliaritani, ma direi su tutti i sardi, che lo amano e lo stimano incondizionatamente. Ha ricreato l’atmosfera ideale attorno alla squadra, riaccendendo l’entusiasmo che negli ultimi anni, complici i risultati negativi, si era un po’ sopito.

Quanto alla gestione dei calciatori, il mister è riuscito a tirare fuori da ognuno di loro il centodieci per cento, cosa che forse Liverani non era stato capace di fare. E la rosa del Cagliari, secondo il mio parere, è molto competitiva e completa in tutti i ruoli.

Riguardo la partita di ieri, devo essere sincero: non li ho visti benissimo. Mi erano sembrati più brillanti nelle precedenti due sfide contro il Parma. Col Bari è mancato qualcosina. Anche i cambi forzati hanno inciso: quando è uscito Mancosu mi sembra che si sia spenta un po’ la luce. E poi diversi elementi non sono stati all’altezza delle loro prestazioni abituali. Luvumbo, ad esempio, non era quello visto contro il Parma. Ha fatto bene i primi quindici minuti e poi è sensibilmente calato alla distanza. E anche Lapadula, gol a parte, secondo me non è andato benissimo.

Poi va detto che il Cagliari ha affrontato un avversario molto valido e organizzato. Il Bari ha rischiato di pareggiare molto prima del novantesimo, e ha portato via un risultato prezioso in vista del ritorno meritandolo appieno. Tuttavia, la prestazione deludente di ieri non significa che adesso la strada per la promozione sia terribilmente impervia. Il Cagliari può senz’altro vincere a Bari: perché no? Anche se i pugliesi sono un’ottima compagine, formata da giocatori importanti per la categoria.”

Quindi lei ritiene che non ci si debba scoraggiare per l’1-1 di ieri e che i giochi promozione, in vista del ritorno al San Nicola, siano più che mai aperti?

“Ogni partita fa storia a sé. E poi magari non il Cagliari visto ieri, ma certamente quello che ha disputato le ultime quattordici-quindici partite è in grado di battere qualsiasi avversario. Dovranno lottare con tutte le forze che avranno in corpo per raggiungere l’obiettivo: a questa squadra, considerati i valori tecnici e morali di cui dispone, nulla è precluso. I giocatori devono dimenticarsi della gara di ieri, che va archiviata in fretta, e concentrarsi sul prossimo appuntamento.

Poi diciamo la verità: se anche non si dovesse centrare il ritorno in serie A resterebbe comunque l’impresa di una squadra che ha compiuto una scalata incredibile, impronosticabile fino a pochi mesi fa.”

Male che vada, potrebbero essere state poste le basi per una prossima stagione da protagonisti assoluti in cadetteria.

“Certamente. Anche se dominare un campionato come la serie B è molto difficile. Lo dico per esperienza. Tra infortuni, partite a distanza ravvicinata e mille altre variabili il torneo cadetto è estremamente lungo e logorante. Però perché non tentare di vincere a Bari? Perché non giocarsi il tutto per tutto? Io sono sicuro che Ranieri e i giocatori faranno l’impossibile per tornare in massima divisione già quest’anno. Ci proveranno fino alla fine, poi quel che sarà sarà.”