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Mario Brugnera: "Il Cagliari gioca in modo troppo passivo e rinunciatario. Cerchiamo anche noi di mettere paura agli avversari, schierando una punta, una mezzapunta e due esterni in grado di crossare... possibilmente fin dal primo minuto!"

Mario Brugnera: "Il Cagliari gioca in modo troppo passivo e rinunciatario. Cerchiamo anche noi di mettere paura agli avversari, schierando una punta, una mezzapunta e due esterni in grado di crossare... possibilmente fin dal primo minuto!"
Oggi alle 14:30Primo piano
di Matteo Bordiga

Mario Brugnera, indimenticabile bandiera del Cagliari e Campione d’Italia con la maglia rossoblù nel 1970, ai microfoni di Tuttocagliari.net esamina il rendimento - a dir poco altalenante - dei ragazzi allenati da Fabio Pisacane, sottolineando pregi e criticità di una squadra che ultimamente ha raccolto solo due punti in sei gare.

Mario, segue sempre le partite del Cagliari?

“Certamente. Tra una lezione e l’altra - insegno calcio ai ragazzi dell’Atletico Cagliari: quella per il pallone è una passione immortale - osservo l’undici di Pisacane tutte le domeniche. Diciamo che contro la Lazio ha perso per via di due eurogol: Caprile non poteva fare assolutamente nulla sulle reti, di ottima fattura, segnate da Isaksen e da Zaccagni. Però noi, dal canto nostro, dobbiamo cercare di impensierire un po’ di più questi avversari: giochiamo sempre in modo rinunciatario, con passaggi all’indietro che non ci portano da nessuna parte. Eppure abbiamo sei o sette elementi validi nel nostro reparto offensivo. Spesso ci schieriamo in campo senza uno o due esterni che sappiano crossare per le punte, lasciate in balia della retroguardia avversaria. Insomma, siamo troppo timorosi. Anche perché ora il calendario si farà difficile: a Como, tanto per cominciare, ci aspetta una partita davvero tosta. Per fortuna le dirette concorrenti per la salvezza non vanno troppo forte, anche se il Genoa due giorni fa ha vinto in casa del Sassuolo e la Fiorentina, che ha appena cambiato allenatore, certamente si riprenderà e non va considerata come una pericolante. In compenso la Cremonese, nonostante l’exploit iniziale, secondo me tornerà presto a lottare per evitare la retrocessione. Noi purtroppo anche quest’anno battaglieremo con sei o sette squadre per mantenere la categoria. Questa è la nostra dimensione.”

A suo avviso cosa manca al Cagliari per poter vivere un campionato tranquillo e, magari, impreziosito da qualche vittoria di prestigio?

“A noi serve avere una rosa di venti calciatori - anziché ventinove o trenta elementi - da impiegare con continuità, per permettergli di conoscersi bene e di amalgamarsi tra di loro. Non dico di tornare ai nostri tempi, quando eravamo in tutto in sedici e, di conseguenza, in campo ci capivamo a occhi chiusi. Però oggi come oggi, se devo essere sincero, di giocatori veramente buoni non ne vedo tanti. E non parlo solo del Cagliari: in serie A non vedo un campione, un fuoriclasse in grado di sparigliare le carte. Proprio per questo motivo punterei, se fossi in Pisacane, su un undici di base più o meno fisso. Una volta che trovi una formula che sembra funzionare, beh insisti su quella. E fregatene di fare turnover, cambiando cinque o sei giocatori ogni domenica. Del resto il Cagliari non ha il sovraccarico di partite che possono avere i top club, impegnati in Europa oltre che in campionato. Noi dobbiamo fare il nostro tranquillo campionato che prevede un impegno alla settimana. Insomma, una volta individuato un undici titolare di riferimento il nostro mister dovrebbe riproporlo con una certa regolarità. Anche per abituare i calciatori a fare squadra, creando così un collettivo rodato e affiatato.  

Che cosa stiamo facendo in questo momento? Stiamo rilanciando le formazioni che attraversano un periodo critico, come abbiamo fatto col Sassuolo e con la stessa Lazio. Dobbiamo acquisire coraggio e consapevolezza di essere il Cagliari: una compagine che deve farsi rispettare da qualunque avversario. Io scenderei in campo con una punta, una mezzapunta e due esterni - ad esempio Luvumbo e Felici - che sappiano accendere e ispirare gli attaccanti. Cerchiamo anche noi di mettere paura alle squadre che affrontiamo, e possibilmente fin dal primo minuto!”