UN MIRTO CON... ADRIANO REGINATO

UN MIRTO CON... ADRIANO REGINATO
venerdì 19 maggio 2023, 01:03Un mirto con...
di Matteo Bordiga

È il “dodicesimo” per antonomasia. Il numero 12 del Cagliari scudettato, entrato nell’immaginario collettivo come l’alter ego di Ricky Albertosi, la piovra di Pontremoli che parava anche le cannonate.

Non giocava perché davanti a sé aveva un mostro sacro, un totem del Dream Team Campione d’Italia e della Nazionale azzurra. Ma etichettarlo come un portiere di riserva, in realtà, sarebbe estremamente riduttivo e ingeneroso. Perché anche lui era un grande interprete del ruolo, un baluardo a tratti insuperabile, un vero numero uno.

Ha totalizzato quarantatré presenze in maglia rossoblù, disputato campionati da protagonista, stabilito record storici. E nello spogliatoio della corazzata capitanata da Gigi Riva aveva un ruolo fondamentale.

Adriano Reginato conta oggi ben 85 primavere, ma conserva lo spirito e l’entusiasmo di un ragazzino. Segue sempre il Cagliari con passione, e ogni fine settimana ne è il primo tifoso. Soffre, freme, esulta e si dispera per i colori di cui si è innamorato. Lui, figlio del profondo Nord, trapiantato dalla provincia trevigiana al sole abbagliante della sua madre putativa: la Sardegna.

Adriano, che gliene pare del Cagliari di quest’anno? Come sta vivendo la faticosa scalata dei rossoblù verso il sogno della promozione?

“In effetti quest’anno hanno iniziato malissimo. Poi, con l’arrivo di Ranieri, piano piano si sono assestati e hanno trovato i giusti equilibri. Claudio, con le sue grandi doti di allenatore e con il suo approccio filosofico, facendo ricorso anche a un po’ di psicologia, è riuscito a far rendere tutti i giocatori al cento per cento delle loro potenzialità. Infatti tutti, rispetto al girone d’andata, sono sensibilmente migliorati. Purtroppo è mancato a lungo Mancosu, che è decisivo nell’economia di questa squadra per le sue doti di rifinitore e di fantasista dietro le punte: sa toccare la palla, sa dove farla passare e come illuminare i compagni. Poi a me piace molto anche Kourfalidis, che pure sta un po’ dentro e un po’ fuori. Mi sembra il prototipo del centrocampista moderno, che sa non solo costruire ma anche interdire. Un giocatore di cui in campo c’è sempre bisogno. Forse il suo impiego part-time rientra nelle logiche delle rotazioni di Ranieri: il tecnico, del resto, ha il totale controllo della situazione. E ha fatto un gran lavoro ad arrivare ai playoff.”

Un giudizio, da portiere a portiere, su Radunovic, uno dei valori aggiunti del Cagliari targato Ranieri.

“Prima che arrivasse il nuovo tecnico aveva manifestato qualche piccola incertezza, peccando un po’ di discontinuità di rendimento. Poi, con Ranieri in panchina, si è disimpegnato come meglio non avrebbe potuto. Praticamente non ha sbagliato niente. Ora è un portiere completo, abile in tutti i fondamentali. In questa sua crescita il nuovo mister ha avuto un grande merito: esattamente come fece Scopigno con noi tanti anni fa, ha restituito all’ambiente quella serenità e quella consapevolezza che ha consentito a ciascun giocatore di esprimere il massimo del suo potenziale. Non c’è nulla di più importante che un allenatore possa fare. Ora mi auguro che il suo sforzo venga ripagato, magari con un risultato eclatante a sorpresa: non siamo i favoriti ai playoff, ma quelle percentuali di successo che abbiamo ce le giocheremo tutte.”

Quali sono gli elementi imprescindibili di questa squadra, quelli che costituiscono la classica spina dorsale del team?

“Le colonne portanti sono sicuramente Lapadula, Mancosu, Radunovic e Dossena. Ma poi ci metto dentro anche Kourfalidis e Deiola: quest’ultimo dopo essere rientrato tra i titolari sta facendo davvero un ottimo lavoro. Gli anni precedenti era afflitto da problemi alla caviglia: ora che li ha superati mi sembra che interpreti il suo ruolo di centrocampista alla grande. È tutto un altro Deiola.”

Veniamo ai playoff. Prima diceva che il Cagliari non può considerarsi la squadra favorita. Chi è allora in pole position per l’approdo in serie A?

“Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma azzarderei il Parma. Occhio anche alla mina vagante Südtirol: ha un gioco molto pratico e solido. Prima bada a non prenderle, poi quando può cerca di trovare la via della rete. Questo tipo di approccio ai playoff paga. Il buon Rocco diceva sempre: ‘Datemi un buon portiere e un centravanti forte e al resto ghe pensi mi’.

Al Cagliari potrei dare un quaranta-cinquanta per cento di possibilità, alla luce di quello che è stato capace di fare negli ultimi cinque mesi.”