UN MIRTO CON... ANTONIO CRINITI

UN MIRTO CON... ANTONIO CRINITITUTTOmercatoWEB.com
© foto di Gilberto Poggi/TuttoLegaPro.com
giovedì 30 novembre 2023, 01:05Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Tra il 1991 e il 1994 ha giocato nel Cagliari più solido, spumeggiante ed entusiasmante dell’epoca post-scudetto. Sfiorando, anche grazie a un suo gol liberatorio nella semifinale d’andata con l’Inter, uno strabiliante trionfo in Coppa Uefa, sfumato solo per colpa di una prestazione scialba e inconsistente della squadra nel return-match di San Siro.

Antonio Criniti, classe 1970 (un anno che per il club rossoblù vuol dire tanto), era il guastatore che entrava dalla panchina e, con le sue giocate e i suoi gol, talvolta riusciva a sparigliare le carte della partita. Una variabile impazzita alla quale sia Carletto Mazzone che Bruno Giorgi facevano ricorso quando c’era da dare la “scossa” agli altri dieci giocatori.

Il funambolo di Pinerolo (ma di origini calabresi) si è tolto le sue brave soddisfazioni nel corso della lunga carriera che ha vissuto a cavallo tra serie A, B e C. Ma la piazza di Cagliari conserva un posto speciale nei suoi ricordi e nei suoi sentimenti, tanto che ancora oggi segue con estrema attenzione le gesta dei rossoblù isolani e continua a fare un tifo sfegatato per loro.

Antonio, secondo lei il pareggio col Monza come può essere inquadrato? Si tratta di un punto guadagnato o di due punti persi?

“Direi che sono stati due punti persi. Premetto che il Monza è una squadra ostica e difficile da superare, anche perché nel suo organico annovera diversi elementi di indubbio valore. Detto questo, certe volte bisogna accontentarsi: quando non si è riesce a vincere è importante quantomeno non perdere.”

Nel secondo tempo il Cagliari è calato nettamente alla distanza: merito del Monza o, magari, i rossoblù hanno ceduto dal punto di vista fisico?

“Secondo me dipende tutto dal tipo di preparazione fisica che ha svolto la squadra. I risultati poi si vedono in campo: ad esempio, le formazioni allenate da Zeman partono sempre a mille e poi si sgonfiano tra novembre e dicembre, o comunque dopo le prime dieci-dodici partite. Un calo evidente del Cagliari c’è stato, inutile negarlo, e il Monza ne ha approfittato. Nella ripresa i brianzoli avevano più benzina. Tra l’altro queste sono le classiche gare che vanno chiuse al momento giusto, altrimenti poi finisci per perderle. Da questo punto di vista il nostro Cagliari, quello in cui ho giocato io, era maestro: sapevamo leggere alla perfezione lo sviluppo della partita e, quando ce n’era la possibilità, la chiudevamo senza indugi. E senza lasciare all’avversario la possibilità di rientrare nel match. Infatti in quegli anni abbiamo vinto spessissimo proprio grazie all’abilità, tipica di tecnici come Mazzone o Giorgi, nel gestire l’andamento delle gare.”

Proiettiamoci sul prossimo appuntamento di campionato, che vedrà i rossoblù contrapposti alla Lazio di Maurizio Sarri: una squadra rigenerata dalla vittoria in Champions League, ma cronicamente malaticcia in serie A e molto indietro in classifica rispetto alle battistrada.

“Io dico che in questo momento non poteva capitare avversario peggiore al Cagliari. La Lazio è una delle compagini più attrezzate del campionato, per cui non ho sensazioni troppo positive per i rossoblù. Spero di sbagliarmi, naturalmente. I biancocelesti a Salerno hanno giocato male, ma sono maturi e in casa sanno farsi valere. Però la palla è rotonda, e tutto può capitare. Personalmente affronterei i capitolini andandoli a prendere alti, anche perché se il Cagliari dovesse schiacciarsi nella propria area di rigore sarebbe molto dura resistere: la Lazio ha tanta qualità dalla cintola in su. Del resto Ranieri, al contrario di quello che si sente dire in giro, è tutt’altro che un difensivista. Ricordo la nostra vittoria all’Olimpico, nel 1993, contro la squadra allora allenata da Dino Zoff: loro andarono in vantaggio, ma poi ribaltammo tutto con Cappioli e Firicano, con la complicità di Winter. Era una super Lazio, ma davanti a sé trovò un super Cagliari.”