UN MIRTO CON... LUCIANO DE PAOLA

UN MIRTO CON... LUCIANO DE PAOLATUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 29 novembre 2023, 00:08Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Una macchina recupera-palloni. Mastino implacabile e inesauribile del centrocampo, è stato una delle colonne portanti del Cagliari protagonista del doppio salto dalla C alla A tra il 1988 e il 1990.

Elemento imprescindibile per un giovanissimo Claudio Ranieri, che lo schierava sempre in campo per salvaguardare gli equilibri del reparto nevralgico – del quale era il vero e proprio ago della bilancia – Luciano De Paola, una volta smessi i panni di calciatore, ha intrapreso una lunga e raminga carriera da allenatore, girovagando per lo più per la provincia del Nord Italia. Ma non ha mai smesso di seguire il Cagliari, al quale è rimasto legato da un rapporto profondo e duraturo: due promozioni consecutive e l’affetto travolgente della gente sarda, del resto, non si dimenticano così facilmente.

Luciano, come analizza il match casalingo dei rossoblù col Monza? Un pari da accogliere con soddisfazione o che lascia un pizzico di amaro in bocca?

“Il Cagliari ha fatto un ottimo primo tempo, poi nella ripresa è andato un po’ in ambasce perché è venuto fuori il Monza, che ha alzato molto il baricentro. Facendo un bilancio tra primo e secondo tempo credo che il pareggio sia stato il risultato più giusto.”

A suo avviso il Cagliari aveva speso troppe energie nel primo tempo, cercando insistentemente il raddoppio e imponendo al match ritmi forsennati, o il calo degli isolani nella ripresa è stato frutto di un diverso atteggiamento dei brianzoli?

“Palladino, in un’intervista, ha detto che la sua squadra nella prima frazione praticamente non è scesa in campo. Certamente anche per via dell’ottima pressione esercitata dal Cagliari, questo va sottolineato. Ma nei secondi quarantacinque minuti il Monza si è risvegliato e ha creato parecchi problemi. Ad ogni modo, un punto può andare bene alla squadra di Ranieri: quando lotti per salvarti anche un pareggio, peraltro ottenuto contro un avversario di spessore, può fare tutta la differenza del mondo.”

In generale cosa pensa dell’attuale periodo dell’undici rossoblù, che sembra molto più centrato, convinto e propositivo rispetto alle prime giornate di campionato?

“Io credo che Ranieri sia un assegno circolare. Anche perché è un tecnico che conosce sia gli affanni della battaglia per evitare la retrocessione sia i brividi della lotta per conquistare titoli prestigiosi. Detto questo, ovviamente la differenza la fanno i giocatori. Se Lapadula sta bene e fa quello che sa fare, assieme a Pavoletti e a Luvumbo può togliere spesso e volentieri le castagne dal fuoco ai rossoblù. Quello su cui bisogna concentrarsi è l’attenzione in fase difensiva, che qualche volta durante le partite viene a mancare.”

Proprio a questo proposito, lei ritiene che - dal momento che buona parte dei gol incassati dal Cagliari sono frutto di sbandate individuali dei singoli difensori - potrebbe essere raccomandabile, in alcune situazioni come ad esempio i calci da fermo, ripristinare la marcatura a uomo? In questo modo i difensori starebbero più “incollati” agli attaccanti avversari e, magari, si assottiglierebbe il margine di errore.

“Nel calcio tutto è possibile. Io dico che il presupposto imprescindibile è l’attenzione dei difensori, aspetto oggigiorno tutt’altro che scontato. Oggi la fase difensiva, rispetto a vent’anni fa, è cambiata radicalmente. Prima i centrali e i terzini erano abilissimi a marcare: noi avevamo gente come Firicano e Valentini che francobollava gli avversari e non gli faceva toccare palla. Adesso gli allenatori vogliono che i difensori giochino a calcio, e questo rende centrale e basilare il problema dell’attenzione in marcatura. Secondo me il sistema di gioco lo fanno i giocatori: se disponi di elementi validi puoi scendere in campo con qualsiasi modulo e approccio, mentre se hai difensori che non leggono le giocate e che – soprattutto – non sanno marcare, beh allora diventa tutto più difficile.

Uno come Ranieri, scafato e navigato, su avversari come ad esempio Lukaku e Dybala imposterà una marcatura a uomo. Io ricordo che, ai nostri tempi, gente come Matthaus la marcavamo rigorosamente a uomo. Questo tipo di marcatura ha il vantaggio che ti dà un preciso punto di riferimento e ti consente di concentrarti solo su quello. L’impostazione a zona richiede enorme attenzione, perché puoi trovarti di fronte l’attaccante o, magari, il centrocampista o addirittura il difensore avversario. Devi guardarti attorno a destra e a sinistra ed essere in grado di intervenire tempestivamente qualunque cosa succeda. Ci sono giocatori che possono marcare a zona perché hanno intelligenza tattica e sanno leggere le giocate in anticipo, e ce ne sono altri cui è meglio affidare un uomo da seguire a strettissimo contatto, perché hanno bisogno di avere un punto di riferimento. La querelle marcatura a zona-marcatura a uomo fa e farà sempre discutere. Il dibattito resta aperto.”

Luciano, il prossimo appuntamento è con la Lazio all’Olimpico. I biancocelesti, in serie A, sono in crisi di risultati e di identità, mentre il Cagliari sembra godere di migliore salute. In ogni caso, sarà una partita delicata e importantissima per entrambe le squadre.

“Devo dire che io non ho mai visto Sarri in difficoltà. Lo dimostrano le sue interviste, ma anche quello che si vede settimanalmente in campo. La realtà è che molti elementi chiave della rosa biancoceleste in questo periodo paiono irriconoscibili. Aggiungiamoci la partenza di Milinkovic-Savic, che era un raccordo fondamentale tra centrocampo e attacco. A mio parere se il Cagliari disputerà una partita attenta e accorta potrebbe anche fare il colpaccio all’Olimpico. Bisognerà ribattere colpo su colpo, anche perché la difesa capitolina è vulnerabile. Confido in Ranieri, che avrà studiato la sfida alla perfezione: sotto questo aspetto lui è un mago.”