UN MIRTO CON... MICHELE CANINI

UN MIRTO CON... MICHELE CANINITUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
martedì 8 agosto 2023, 00:19Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Quasi 200 presenze con la casacca rossoblù (185, per la precisione, in tutte le competizioni). E una certezza assoluta: che con lui in marcatura gli attaccanti avversari avrebbero avuto vita difficile.

Michele Canini è rimasto in Sardegna dal 2005 al 2012. Ha vissuto annate pericolose e pericolanti, salvezze impossibili raggiunte grazie a rincorse strabilianti, stagioni sbarazzine e spettinate coronate da imprese memorabili contro le cosiddette “big” e da piazzamenti di prestigio, illusioni di gloria arenatesi contro il duro scoglio della realtà proprio all’acme del sogno.

Ha attraversato l’estate e l’inverno, Michele Canini, in maglia cagliaritana. Ma è sempre stato un baluardo imprescindibile della retroguardia, garantendo solidità e affidabilità.

Michele, ha seguito le gare di playoff del Cagliari? Secondo lei la promozione in serie A, maturata proprio in zona Cesarini al San Nicola, è da ritenersi meritata?

“I playoff sono un terno al lotto: può succedere qualsiasi cosa. In lizza c’erano squadre che praticamente si equivalevano: Bari, Parma e Cagliari. La vincitrice avrebbe comunque in ogni caso meritato la serie A. Sicuramente il Cagliari è stato bravissimo a crederci fino in fondo: questa è sempre stata una prerogativa della formazione sarda, fin dai tempi in cui ci giocavo io. Non a caso abbiamo vinto o pareggiato tante partite proprio negli ultimi minuti. Mai mollare, qualsiasi cosa accada: i rossoblù hanno messo in pratica questa regola aurea ed è andata bene.

Per quanto riguarda nello specifico le due partite col Bari, in casa il Cagliari probabilmente si è aperto e sbilanciato un po’ di più e ha finito per subire il gioco dei pugliesi, soffrendo soprattutto sui calci piazzati. Al ritorno, invece, ha giocato con più decisione e autorevolezza, consapevole di avere un solo risultato per centrare il suo obiettivo. Ma devo ripetermi: erano due squadre di ottimo livello, e chi avesse vinto avrebbe comunque meritato. Sono contento che sia toccato al Cagliari, una piazza molto importante che sta facendo anche investimenti di un certo tipo.”

Parlando proprio di investimenti, che giudizio dà al mercato del Cagliari? Sono arrivati rinforzi importanti a centrocampo, alcuni d’esperienza e altri di prospettiva; davanti è stato ingaggiato Shomurodov, attaccante in cerca di riscatto, mentre in difesa Ranieri ha chiesto un elemento navigato, possibilmente già conoscitore della serie A, per dare più solidità al reparto.

“Direi che la società si sta muovendo bene, anche se sappiamo che in Italia il calciomercato dopo Ferragosto diventa infuocato e vengono chiusi la maggior parte degli affari. Sono stati presi giocatori promettenti; naturalmente per affrontare la massima serie occorrerà aggiungere almeno due o tre profili d’esperienza, e mi riferisco a un difensore affidabile e dal rendimento sicuro e a un attaccante di categoria, capace di segnare dai 12 ai 15 gol.

Shomurodov è più un attaccante esterno o una seconda punta: ha bisogno di campo, perché ha un ottimo allungo, e sa giocare molto bene coi compagni. Non è però un bomber dal killer instinct. Ecco perché a mio avviso al Cagliari serve una prima punta di peso, in grado di trascinare la squadra alla salvezza, non in sostituzione di Lapadula ma da affiancare a Lapadula, quando l’italoperuviano tornerà arruolabile. Gianluca è sgusciante, gioca sul filo del fuorigioco, specula sull’errore del difensore. Con lui si integrerebbe benissimo un centravanti fisico, in grado di battagliare coi difensori e di trovare il modo di far gol. Un profilo alla Pavoletti, per intenderci: la punta livornese infatti è piuttosto avanti con gli anni, e per svariate ragioni magari non potrà sempre iniziare le gare dal primo minuto.”

Che ambizioni può e deve avere la squadra rossoblù? Tutti dicono che debba puntare solo alla salvezza, ma in un campionato a venti squadre retrocedere è, paradossalmente, piuttosto “difficile”. A suo avviso non c’è davvero margine per sperare in qualcosa di più di un semplice diciassettesimo posto?

“Prima di tutto il Cagliari deve ritrovare continuità in serie A. Deve consolidarsi e rafforzarsi nella categoria regina, rimanendovi per qualche anno di fila, per poi provare magari a fare il passo successivo. Spesso si costruisce una squadra puntando subito a obiettivi più nobili e si finisce scornati, retrocedendo o rischiando di retrocedere.

Il traguardo che i rossoblù devono avere in testa è quello di una salvezza tranquilla, propedeutica alla creazione di uno zoccolo duro che impari a conoscere e ad affrontare la serie A. In questo modo si porranno le basi per ambire, dopo due o tre anni, ad alzare l’asticella. Del resto è quello che abbiamo fatto noi tanti anni fa: per qualche stagione ci siamo salvati – tra l’altro sempre con meno fatica – e poi abbiamo subodorato piazzamenti più prestigiosi, arrivando noni nel 2009 e disputando un girone d'andata da incorniciare nell’annata successiva.”