UN MIRTO CON... NEDO SONETTI

UN MIRTO CON... NEDO SONETTITUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
giovedì 29 giugno 2023, 00:51Un mirto con...
di Matteo Bordiga

In una parola sola: capitan Nedo.

Il porto sicuro quando il mare si faceva tempestoso, il comandante in grado di raddrizzare e riassestare la barca sferzata dal vento e strapazzata dalle onde. Quando interveniva lui le nuvole si diradavano, le acque si acquietavano e tornava il languore placido della bonaccia.

Ancora di salvezza per il disperato Cagliari in più di un’occasione, Nedo Sonetti è, assieme a Carlo Mazzone, il vero decano di quel calcio italiano ruspante di provincia fatto di maglie strappate, di denti digrignati, di tackle feroci ma onesti, di gioco verticale e di sonore strigliate negli spogliatoi. Un calcio pane e salame che preferisce la filosofia della semplicità alle alchimie cervellotiche dei moduli contorti e ripiegati su sé stessi… alle stregonerie dei David Copperfield della panchina che estraggono dal cilindro formule magiche mirabolanti e farraginose.

Con questo approccio “tradizionalista” Sonetti fece riemergere dalle sabbie mobili il disgraziato Cagliari del girone d’andata 2001-2002, che pareva ormai destinato a sprofondare addirittura in serie C.

Oggi gioisce per la promozione in serie A dei rossoblù, perché “quando gioca il Cagliari io non mi perdo una partita”. Parola di comandante. Anzi, di capitano.

Sonetti, come analizza le sfide di playoff contro Parma e Bari, che hanno traghettato la squadra isolana nel gotha del calcio italiano?

“Quando si disputano le gare decisive da dentro o fuori è sempre difficile dare una chiave di lettura oggettiva: sono partite particolari. Ad ogni modo bisogna fare grandi complimenti a Ranieri soprattutto perché è stato bravissimo a condurre questa squadra nelle migliori condizioni psico-fisiche possibili all’appuntamento più importante della stagione. In sfide delicate come le finali playoff non serve solo la forza fisica o la lungimiranza della tattica, ma anche la forza mentale. E lui è riuscito a trasmetterla magistralmente ai rossoblù.”

Forse la consapevolezza di poter solo vincere a Bari, nel match di ritorno, ha paradossalmente “liberato” la mente ai giocatori del Cagliari e li ha aiutati a disputare una partita di alto spessore tecnico, a differenza di quanto avevano fatto all’andata. Lei è d’accordo?

“Sono d’accordo. Ma sono d’accordo soprattutto sul fatto che il Cagliari è tornato in serie A: questa è la cosa più importante. Al netto di tutte le chiacchiere e le speculazioni che si possono fare. Anche se al San Nicola la squadra avesse disputato una partita così così, l’importante era vincere: la priorità assoluta nel calcio e nello sport. Il Cagliari ha vinto e io sono felice.”

Lei ora come opererebbe sul mercato in vista del campionato di serie A? Smantellerebbe la squadra e la ricostruirebbe o aggiusterebbe semplicemente il tiro con qualche innesto “chirurgico”?

“Beh, per fare una valutazione bisognerebbe essere sempre a stretto contatto coi giocatori, giorno per giorno. Ranieri saprà sicuramente come muoversi. Quello che posso dire io dall’esterno è che, per quanto visto in campo, il Cagliari ha già una buona squadra, e deve mantenere intatta la sua ossatura. Basterà puntellare la rosa con due o tre giocatori di livello, magari uno per ciascun ruolo, e i rossoblù saranno pronti per disputare una buona serie A.”