UN MIRTO CON... PEPE HERRERA

UN MIRTO CON... PEPE HERRERA
giovedì 25 gennaio 2024, 01:56Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Assieme a Enzo Francescoli e a Daniel Fonseca tenne a battesimo la colonia uruguaiana in Sardegna, inaugurando un asse di ferro – quello tra Cagliari e Montevideo – che tante soddisfazioni avrebbe regalato negli anni successivi sia ai calciatori sudamericani che ai tifosi rossoblù.

Pepe Herrera era quel mediano del quale non potresti mai fare a meno. Quel maratoneta dai sette polmoni che, quasi possedesse il dono dell’ubiquità, compare e scompare in tutte le zone del campo, tappa tutti i buchi, rintuzza tutti i palloni, cuce il gioco e frange i flutti. Con in più due piedi educati ed esplosivi e un invidiabile tempismo negli inserimenti, che gli consentivano spesso di battere a rete dalla distanza o di concludere l’azione raccogliendo le imbeccate dei compagni.

Uomo di quantità e di qualità, si rivelò imprescindibile per il Cagliari formato europeo forgiato da Carletto Mazzone e da Bruno Giorgi, che seminò il panico sui campi di mezzo continente prima di inciampare nella famigerata, fatale semifinale Uefa di San Siro contro l’Inter.

Anche il buon Pepe, nel corso della sua lunga parentesi isolana, ebbe modo di scoprire la leggenda di Gigi Riva, conoscendo personalmente il grande campione e serbando poi nel cuore il ricordo di quel magico incontro. E anche il buon Pepe, dal lontanissimo Uruguay, è rimasto colpito dalle immagini della Basilica di Bonaria e dell’attigua piazza dei Centomila letteralmente prese d’assalto dal popolo cagliaritano per accompagnare l'eroe senza macchia e senza paura nel suo grande viaggio verso il cielo. Per salutare Gigi Riva un’ultima volta prima che si facesse, per davvero, Rombo di Tuono.

Pepe, che ricordi la legano a Riva? Lei rimase a Cagliari per ben cinque anni, dal 1990  al 1995.

“Ho avuto il piacere e la fortuna di conoscerlo tanti anni fa. Ho fatto la foto con lui assieme a mio figlio, l’ho fatta ingrandire e me la sono fatta autografare. Poi, un anno fa, mi ha scritto anche la dedica. Con me è sempre stato molto gentile e disponibile: conservo un bellissimo ricordo della sua persona. Calcisticamente poi che dire? Per quello che ha fatto per il Cagliari e per la Sardegna credo che sarà impossibile eguagliarlo: è di gran lunga il calciatore più importante della storia rossoblù. Nessuno può nemmeno avvicinarlo. Come noi uruguaiani, lui non era di origini sarde. Eppure questa terra l’ha adottato e lui si è identificato in essa. Si è creata una simbiosi totale tra Riva e questa magnifica regione. Alla fine dei conti, credo di poter dire che lui era sardo perfino più di molti sardi. I suoi corregionali acquisiti lo sapevano, ed è per questo che oggi tutta l’Isola – assieme a tutta l’Italia – piange per la sua morte.”

Ieri a Cagliari, alla Basilica di Bonaria, c’erano oltre trentamila persone ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio terreno.  

“Ho visto le foto su internet. Mi è venuta la pelle d’oca nel vedere tutta quella gente assiepata attorno alla Basilica. Lui meritava questo addio grandioso. Anche noi, che siamo dall’altra parte del mondo, avremmo voluto partecipare alla cerimonia e salutarlo per l’ultima volta. Veramente emozionante quell’immagine della folla oceanica che si è stretta attorno a lui. Che ha voluto essergli vicino fino all’ultimo momento. Era molto, molto amato.”

Lei ha mai ricevuto consigli da Riva? Ha mai parlato di calcio con lui?

“In realtà no. Il ricordo dell’incontro con lui è legato a quella volta che giocammo un’amichevole in notturna, molti anni fa. Lo salutai e feci la famosa foto assieme a lui. Ma non credo di aver mai parlato di calcio con Gigi. Ad ogni modo, conoscerlo fu un’esperienza molto emozionante. Posso dire di aver stretto la mano al più grande giocatore italiano.

Ora che non c’è più, la sua storia diventerà leggenda. Il suo mito si alimenterà di racconti, ricordi, celebrazioni. E la sua memoria, questo è certo, non morirà mai. Vivrà per sempre nel cuore di tutti i sardi e di tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di indossare la maglia rossoblù. Poi sono sicuro che Cagliari vorrà omaggiarlo dedicandogli una via, una piazza o lo stadio. So che qualcosa si sta già muovendo. E questo lo renderà ancora più immortale.”