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UN MIRTO CON... SANDRO TOVALIERI: "La retrocessione col Cagliari è stata una delle mie più grandi delusioni sportive. Mi fa piacere che venga data a un giovane come Pisacane l'occasione di dimostrare le sue qualità in una piazza così importante"

UN MIRTO CON... SANDRO TOVALIERI: "La retrocessione col Cagliari è stata una delle mie più grandi delusioni sportive. Mi fa piacere che venga data a un giovane come Pisacane l'occasione di dimostrare le sue qualità in una piazza così importante"TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:01Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Nel campionato 1996-’97 il Cagliari di Carletto Mazzone (succeduto a inizio stagione sulla panchina rossoblù all’uruguaiano Gregorio Perez) si rese protagonista di un’entusiasmante rimonta salvezza, culminata in un girone di ritorno – quasi – da Coppa Uefa. Nonostante tutti gli sforzi e i tanti risultati di prestigio ottenuti soprattutto in casa, sotto la spinta di un pubblico infuocato e sempre più “gasato” partita dopo partita, il bel calcio espresso e la “cazzimma” messa in campo ogni domenica dai rossoblù non furono sufficienti per compiere l’impresa.

In tutti i tifosi cagliaritani l’atroce delusione post-spareggio del San Paolo contro il Piacenza – datato 15 giugno 1997 – è ancora ben viva: la ferita di quella retrocessione maturata in terra partenopea (peraltro la prima in carriera per Mazzone) non si è mai rimarginata. Ma non si è mai estinto neanche l’affetto viscerale del popolo isolano per il bomber principe Sandro Tovalieri, il “Cobra” velenoso che contribuì ad alimentare la dolce utopia della salvezza coi suoi gol a raffica segnati su tutti i campi d’Italia.

Oggi Tovalieri, a cui la Sardegna è rimasta scolpita nella mente e nel cuore (“la retrocessione del ‘97, assieme allo scudetto perso con la Roma, è stata forse la mia più grande delusione sportiva”), segue con grande trasporto le vicende della formazione rossoblù. Intervistato da Tuttocagliari.net, l’ex attaccante esprime la sua approvazione per la promozione di Fabio Pisacane sulla panchina della prima squadra e rivolge un caloroso saluto a tutto il popolo sardo.

Sandro, lei che ne pensa della decisione della società di affidare la panchina a un giovane emergente come Pisacane, che fino a oggi non ha mai avuto occasione di misurarsi – da allenatore – con la dura realtà della serie A?

“Lui è un ragazzo che ha fatto molto bene nel settore giovanile e che, per giunta, è già conosciuto e amato dalla tifoseria. Certo, la serie A è tutta un’altra cosa. Ma io trovo che sia bello e suggestivo che i club diano a questi giovani l’opportunità di esprimere appieno le proprie qualità, anche investendoli di responsabilità importanti. Alla fine, a prescindere da tutto, i fan rossoblù saranno contenti o scontenti a seconda dei risultati che otterrà Pisacane nel medio-lungo periodo.”

A proposito di risultati, l’anno scorso il Cagliari ha centrato la salvezza ma non ha certo conquistato i propri tifosi: gioco balbettante, gran quantità di sconfitte in casa e in trasferta, approcci rinunciatari anche alle partite contro le parigrado. Secondo lei come e dove potrà migliorare questa squadra l’anno prossimo?

“Tutto vero, ma va sottolineato che i sardi hanno comunque raggiunto il loro obiettivo. Certamente in casa non hanno fatto granché bene, e le compagini che devono salvarsi solitamente costruiscono il loro percorso proprio tra le mura amiche, ma in compenso sono stati bravi a centrare qualche buon risultato in trasferta. Alla fine io credo che tutto sommato abbiano disputato un buon campionato e fatto un discreto lavoro, lanciando anche qualche giovane di prospettiva. Tra l’altro so che sono stati appena riscattati alcuni elementi importanti, a partire da Caprile: personalmente ritengo Elia uno dei portieri più promettenti nel panorama calcistico nazionale. Poi c’è stata la conferma di Piccoli, che l’anno scorso è stato uno dei migliori. Insomma, l’ossatura di base della squadra è buona. Poi immagino che i tifosi si aspettino di fare un campionato un po’ diverso, meno sofferto e più gratificante rispetto agli ultimi vissuti in serie A. Però non dimentichiamoci che la cosa più importante è mantenere la categoria: una piazza come Cagliari deve militare stabilmente in massima serie.”

Non posso non chiederle un parere - da attaccante puro quale lei è stato - sull’impiego di Roberto Piccoli nel reparto offensivo cagliaritano. Nella stagione appena conclusa il bomber bergamasco ha segnato 10 gol reggendo quasi da solo il peso di tutto l’attacco. Lei crede che avrebbe bisogno di una seconda punta che lo assista e che gli apra degli spazi per esplodere definitivamente dal punto di vista realizzativo?

“Piccoli ha dimostrato di essere un buonissimo attaccante. Intanto diciamo che l’anno scorso Luvumbo ha fatto poche partite per via degli svariati infortuni che ha patito. Indubbiamente una seconda punta potrebbe aiutare Roberto e metterlo nelle condizioni di essere ancora più pericoloso. Ma attenzione: le cosiddette pericolanti raramente giocano con un numero elevato di attaccanti. Di solito preferiscono stare un po’ più chiuse nella speranza di colpire in contropiede. Molto dipenderà da quale sarà l’andamento del Cagliari in campionato: se gli uomini di Pisacane faranno un bel girone d’andata poi, magari, potranno sbizzarrirsi anche dal punto di vista tattico. Però in serie A se ti sbilanci troppo e non hai il giusto sostegno da parte del centrocampo poi diventa difficile per la difesa mantenere l’equilibrio e reggere l’urto degli attacchi avversari.”