Repice si commuove ricordando Gigi Riva: “Per noi non era un calciatore, era una divinità”
Nel corso del podcast My Turnover – Sentimenti in Radio, Francesco Repice ha raccontato uno dei passaggi più emozionanti della sua vita professionale e personale: il suo legame con Gigi Riva. Il celebre radiocronista, voce iconica del calcio italiano, ha spiegato come “Rombo di Tuono” rappresenti ancora oggi un simbolo che supera il campo e la storia sportiva.
Repice ha rievocato i Mondiali del Messico, le domeniche passate davanti alla televisione accanto al padre, le pastarelle, l’attesa, i sogni, l’Italia che prende forma attraverso i suoi miti. «Gigi Riva per noi non era un calciatore. Era una divinità. Non sapevamo nemmeno se fosse vero, se fosse esistito davvero», ha raccontato con voce piena di emozione.
Il momento più intenso arriva quando ricorda la prima volta in cui si trovò davanti a Riva da giornalista, alla vigilia del Mondiale del 1998. «Uscì dagli spogliatoi e io rimasi muto. Non mi usciva una parola. Perché lui è molto, molto di più: è la nostra vita, i nostri ricordi, le nostre emozioni.» Accanto a lui, Donatella Scarnati lo invitava a parlare, ma la grandezza del mito lo paralizzava.
Per Repice il calcio non è mai soltanto tattica, numeri o cronaca: è identità, appartenenza, memoria collettiva. E Gigi Riva ne è l’incarnazione. «Ci ha dato emozioni che probabilmente non vivremo più», aggiunge, rivendicando il valore sentimentale dello sport, quello che non si misura e non si spiega.
Nelle sue parole si intrecciano nostalgia, gratitudine e una dichiarazione d’amore verso il gioco e verso chi lo ha reso eterno. Repice lo dice senza filtri: il pallone è una questione emotiva. E ascoltandolo, si capisce perché