Un mirto con... Antonio Criniti: "Il Cagliari non ha una sua identità di gioco: Pisacane cambia formazione ogni settimana. Occorre avere un assetto base. E poi non possiamo sperare tutti gli anni di trovare tre squadre più scarse..."
L’ex attaccante del Cagliari Antonio Criniti, intervenuto ai microfoni di Tuttocagliari.net, esprime il suo parere non solo sull’ultima gara di campionato che ha visto i rossoblù isolani pareggiare in casa per 3-3 contro il Genoa, ma più in generale sulla caratura e sulle potenzialità tecniche della formazione allenata da Fabio Pisacane.
Antonio, come va considerato il pareggio di sabato scorso contro il Genoa? Si tratta di un punto guadagnato o di due punti persi?
“Credo si possa parlare tranquillamente di due punti persi, per via della papera compiuta da un portiere, come Caprile, che ci aveva abituato a interventi prodigiosi. Tutto sommato il Cagliari si era disimpegnato anche abbastanza bene, ma non è stato sufficiente per portare a casa il risultato pieno.”
La compagine di Pisacane non riesce quasi mai a mantenere continuità di gioco e di prestazione per tutti i novanta minuti: alterna frangenti di grande intensità a lunghi momenti di stanca in cui si limita ad attendere l’avversario e a lanciare il pallone in avanti alla ricerca del centravanti, puntualmente isolato in mezzo ai difensori avversari.
“E questo dipende dal fatto che non c’è un vero e proprio trequartista, un valido collante tra centrocampo e attacco. In quel ruolo mi aspettavo qualcosa di più da Folorunsho, che però finora ha offerto prestazioni altalenanti. Noi arriviamo in area sempre e solo attraverso i cross degli esterni. Ora, il Genoa di sabato scorso era battibilissimo: ad esempio il ‘mio’ Cagliari, quello di Matteoli e Oliveira, l’avrebbe massacrato. Tanto per capirci, i due gol di Borrelli erano chiaramente colpa dei difensori genoani. Ma purtroppo nel Cagliari attuale mancano le combinazioni centrali, le azioni in linea, gli uno-due. Segniamo esclusivamente tramite calci piazzati o sfruttando lunghi traversoni provenienti dalle fasce.”
Sabato prossimo si va in scena all’Allianz Stadium contro la Juventus. Che partita sarà?
“La Juve vive un momento di difficoltà, ma dispone di tanti uomini che possono risolvere il match in qualsiasi momento: da Cambiaso a Vlahovic a Conceicao. Tutti diranno che i bianconeri sono largamente favoriti contro Mina e compagni, ma la verità è che nel calcio di oggi non si capisce niente: ci sono in giro troppi stranieri, spesso impresentabili, di cui personalmente non conosco nemmeno il nome.
Resta tuttavia il fatto che il Cagliari non ha un’identità chiara di squadra: al contrario noi, ai miei tempi, ce l’avevamo eccome. Eravamo in undici più due, cioè io e Matteo Villa. Invece oggi Pisacane ogni domenica schiera una formazione diversa: non c’è un undici titolare fisso, non esiste proprio. Intendiamoci: le individualità di buon livello nel roster rossoblù ci sono, ma a mio giudizio la squadra non è assemblata bene. Manca proprio un assetto base: troppi cambi e troppi esperimenti. Occorre che Pisacane trovi una formazione titolare. Noi avevamo un faro come Matteoli, che fungeva al contempo sia da regista difensivo che da regista offensivo. E Carletto Mazzone, quando scendevamo in campo, non ci dava particolari indicazioni tattiche. Ci diceva semplicemente: ‘Andate e giocate!’. Poi sapevamo noi cosa fare.
Tornando all’attualità, noi del Cagliari in linea generale non dobbiamo e non possiamo limitarci a sperare di trovare ogni anno tre squadre più scarse: dobbiamo salvarci con le nostre forze e coi nostri valori. Senza contare che i calciatori che giocano per una squadra identitaria come il Cagliari devono sputare sangue ogni settimana dal primo all’ultimo minuto. Devono farsi rispettare da tutti: negli anni Novanta gli avversari avevano paura di noi. Sia i fuoriclasse come Cappioli, Fonseca e Matteoli che i giovani rampanti presenti in quel gruppo incutevano timore e mettevano in soggezione i calciatori delle altre squadre.”