Criniti: "Cagliari, una squadra che si deve salvare dev'essere più coraggiosa. Quattro punti nelle ultime nove gare sono pochi"
Intervenuto nel corso della trasmissione "Rossoblù 100", condotta da Bruno Corda, Antonio Criniti ha analizzato il ko per 2-1 del Cagliari contro la Juventus, giunto ieri pomeriggio all'Allianz Stadium. Le parole dell'ex attaccante rossoblù, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "La squadra non mi è neanche dispiaciuta. Il problema è che noi rinunciamo a giocare: ci difendiamo in dieci, in nove, di nuovo in dieci… È una squadra che si deve salvare e, prima o poi, il gol della Juve lo prendi. Per esperienza dico che queste partite le devi affrontare con più sfrontatezza, invece ho visto che tante volte lui rinuncia proprio a giocare. Anche se il primo tempo non mi è dispiaciuto, poi alla fine, quando cala un po’ Palestra a destra e cala un po’ Adopo – che ha dovuto correre per tutti – la squadra si abbassa. E con la Juve, che ha giocatori di qualità, prima o poi il gol lo prendi. Secondo me è un atteggiamento proprio di Pisacane: una squadra che si deve salvare deve essere più coraggiosa, altrimenti non ce la fai. Con queste squadre fai fatica. Noi, il Cagliari di quegli anni là, avevamo un’identità molto precisa: andavamo noi ad attaccare loro. Poi vincevamo o non vincevamo, c’era qualità o meno, quello è un altro discorso. Non è paragonabile al Cagliari di adesso, però sicuramente avevamo un atteggiamento diverso, quello che deve avere una squadra che si deve salvare. Quattro pareggi e quattro sconfitte: su 27 punti a disposizione, quattro punti sono sempre pochi. Anche tre o quattro sono pochi, però la dimensione del Cagliari è quella, l’abbiamo detto. Purtroppo è una squadra costruita, secondo me, male. Ripeto: io non sono molto critico e non voglio giudicare l’operato del presidente o del direttore sportivo, che ho avuto in tre squadre diverse, Angelozzi, che conosco bene. Non voglio entrare in queste sottigliezze.
Se non ci fosse stato Belotti non avrebbero neanche quei tre punti di Lecce, quindi sarebbe andata ancora peggio. Il problema del Cagliari è questo. E ti do la mia risposta: io una situazione così non l’ho mai vissuta nella mia carriera. Ho fatto la Serie A per cinque anni, la Serie B per otto, ho cambiato tante squadre, ma una cosa così mai. In questi casi i giocatori sono lì, e dev’essere bravo l’allenatore — il collante — a tenerli uniti, come fece Ranieri negli anni ’90 con la prima Serie A del Cagliari. È fondamentale la figura dell’allenatore: se l’allenatore vacilla, allora i giocatori pensano ai fatti propri, perché nel calcio l’amicizia non esiste quando si tratta di giocare o di lasciare il posto a un altro. Ognuno deve ritagliarsi il suo spazio, molti sono in competizione. Quindi è molto sullo staff, ma soprattutto sull’allenatore. E credo che Pisacane, da questo punto di vista, stia facendo molto bene, perché altrimenti una squadra andrebbe in depressione, con questi risultati e questo arrancare. Per quanto riguarda il mio parere personale, forse in questo momento siamo un po’ meglio di altre. La metto su questo binario: può darsi che la classifica ci sorrida perché ci sono altre squadre che arrancano. Forse la leggo così. Però non è giustificabile che il Cagliari, pur giocando a tratti anche abbastanza bene, con un’espressione di gioco piacevole e bella da vedere, poi si infranga sempre sul fatto che non tira quasi mai in porta.