Deiola: "Sono cresciuto nel Cagliari, volevo diventare un simbolo per questa maglia"
Candidato al Premio Puskás 2025, riconoscimento assegnato dalla FIFA al gol più bello dell'anno, il centrocampista del Cagliari Alessandro Deiola ha condiviso le proprie emozioni ai microfoni della Federazione internazionale. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni:
La rete contro il Venezia
"L’azione è partita tutta da un rilancio di Augello, io e Gaetano avevamo alzato le mani perché pensavamo che il pallone fosse uscito. Poi da lì è partito un gioco di interscambi, passaggi di prima, colpi di tacco, tunnel, e da lì si è acceso lo stadio. Quando ho ripassato la palla a Gaetano sono andato a occupare lo spazio pensando come potesse arrivarmi la palla. Dopo che l’ho controllata avevo già in mente di calciare. Non pensavo potesse uscire un gol del genere, dal campo non lo realizzi, ma, quando ho impattato la palla, ho sentito l’istinto di esultare e mi sono detto ‘se prendo la porta è gol’. Sono quei tiri perfetti che entrano. Il merito è un 50% a testa tra me e la squadra. La parte del gioco è del collettivo, mentre la finalizzazione è del singolo: sono in un contesto di fiducia nei compagni, nella loro serietà, che mi mette nelle condizioni di star sereno in campo e arrivare a concludere nel miglior modo possibile. Quando è uscita la candidatura abbiamo riguardato il gol e abbiamo pensato: ‘Addirittura candidati al Puskás? Vuol dire che ci hanno visto proprio qualcosa di bello".
Una dedica speciale
“Quando ho saputo della candidatura ero con mia moglie e le mie figlie: mi sono un attimo assentato e ho sentito internamente una sensazione che non so nemmeno spiegare. Un brivido per tutto il corpo, che continuo a sentire mentre faccio quest’intervista. Ho fatto vedere il gol alle mie due figlie, mi hanno chiesto ‘papà lo hai fatto tu’? ‘Sì amore’, ho risposto, ‘adesso papà è in lista per vincere un premio (il Premio Puskás FIFA 2025, ndr.)’. Mi hanno chiesto di portarglielo se lo vincerò, speriamo. Sono contento perché premi come questo sono obiettivi che un giocatore si pone sempre: la candidatura porta felicità e sono contento per la visibilità che dà a me, alla società, oltre che alla nostra terra, la Sardegna”.
Credere sempre nel lavoro
“Cosa direi adesso al piccolo Alessandro che ha iniziato a giocare nel Cagliari da bambino e che sarà nominato per il FIFA Puskás Award? Gli direi di rifare tutto quello che ha fatto. Non rimpiango nulla, neanche gli errori, né i prestiti che inizialmente mi hanno potuto dare fastidio. Andare via da Cagliari (per giocare in prestito, ndr.) è stata un’esperienza che mi ha formato e mi ha aiutato a crescere e diventare un calciatore e un uomo migliore. Al me bambino darei tutti i consigli che io ho ricevuto durante la mia carriera, gli direi di affrontare tutte le difficoltà che ha avuto per arrivare a questo. Sono cresciuto in Sardegna, nel Cagliari, e ho appeso il mio primo cartellino di questa squadra nell’armadietto. Era il 2006 quando ho firmato per la prima volta con loro, volevo diventare un simbolo per questo Club e per questa maglia. Piano piano questo sogno lo sto realizzando, e adesso è arrivata la candidatura al Puskás Award. Poi, naturalmente un giocatore spera sempre di poter arrivare in nazionale. Se uno ci crede, nulla è impossibile”.
Antonio Di Natale, Alessandro Florenzi, Fabio Quagliarella e Federico Dimarco sono gli unici italiani insieme a lei a essere stati nominati per questo premio. Che significa trovarsi accanto a questi nomi?
“Mi fa sentire onorato. Di Natale è stato un campione italiano e sappiamo tutti quanto fosse forte, quanti gol clamorosi ha fatto… penso sia difficile sceglierne solo uno tra i suoi più belli. Lo stesso discorso vale per Quagliarella, è un grandissimo attaccante, ha tutto il mio rispetto. Il gol di Florenzi me lo ricordo perfettamente, lo avevo visto in diretta in televisione. Con Dimarco, invece, ho giocato insieme al Parma. Già si vedeva che calciava benissimo e lo sta continuando a dimostrare. Ha una capacità di finalizzazione semplice, una grande facilità di tiro, una pulizia nella coordinazione incredibile".